Il sindaco di Nova Gorica condanna il flash mob di Casa Pound, critiche alla X Mas

Il flash mob di Casa Pound sul confine di Gorizia, Ziberna: «Non opportuno»

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Il flash mob di Casa Pound sul confine di Gorizia, Ziberna: «Non opportuno»

Di T.D. • Pubblicato il 22 Gen 2024
Copertina per Il flash mob di Casa Pound sul confine di Gorizia, Ziberna: «Non opportuno»

Il sindaco critica la manifestazione in Transalpina, condanna dall'omologo di Nova Gorica Turel. Prosegue anche la querelle sulla X Mas.

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Fa discutere il flash mob di Casa Pound di quest'ultimo wekend, tenutosi in piazza Transalpina a Gorizia. I militanti di estrema destra hanno strotolato lo striscione con sopra scritto "1916-2025 Gorizia capitale di italianità", sventolando anche bandiere tricolori con alle spalle la stazione dei treni di Nova Gorica. Una scena che arriva in concomitanza con la visita della X Mas in municipio, a sua volta portatrice di numerose polemiche anche quest'anno. Su quanto accaduto sul confine, il sindaco Rodolfo Ziberna l'ha definita «manifestazione assolutamente non opportuna».

Dal centrosinistra, è la consigliera comunale e regionale Laura Fasiolo (Pd) a condannare quando accaduto: «Accendere fumogeni sullo sfondo della piazza Transalpina-Europa in sincronia con lo srotolare di uno striscione con la scritta "1916-2025 Gorizia capitale di italianità", associando la data del '25 alla “presa di Gorizia” è un messaggio che richiama a simbolismi di lacerazione, non a uno spirito gioioso, come si conviene a un festeggiamento nell'imminente 2025» commenta la dem in una nota.

«Questo è avvenuto in piazza Transalpina - prosegue -. Un flash mob di manifestanti di estrema destra, perlopiù di fuori Gorizia, che non hanno dato nel virgolettato comparso sulla stampa la minima voce al ruolo di Nova Gorica, capitale della cultura. Le azioni riportano con particolare sottolineatura a un passato di sofferenza e di morte, sentimenti che dovrebbero lasciare il posto a momenti di coesione e gioiosa condivisione, non per negare il passato ma per guardare con spirito propositivo e costruttivo al futuro. Lo scoppio dei fumogeni richiama ad altre preoccupanti logiche».

La posizione di Nova Gorica
Arriva anche il commento del sindaco di Nova Gorica, Samo Turel, sia sulla commemorazione in municipio che su quanto accaduto in puazza Transalpina. Nel contesto di GO! 2025, rileva che «abbiamo compiuto già molti passi verso la collaborazione, la convivenza e l'amicizia. Pertanto, ci rattrista molto il fatto che alcune organizzazioni, considerate anacroniste, siano ufficialmente accettate dalle autorità locali. Questa volta si tratta di un'organizzazione specifica che ha causato molte sofferenze nella nostra regione e ha la responsabilità di numerosi atti atroci». Analoga presa di posizione era arrivata anche un anno fa dallo stesso Turel.

«Non neghiamo a nessuno il diritto di rendere omaggio ai defunti - rimarca il primo cittadino - ma la presenza delle autorità locali in una cerimonia del genere equivale a riconoscere un'ideologia che non ha posto nella libera e democratica Europa. E questo in un periodo in cui proprio lo scorso fine settimana si sono tenute le proteste più massicce contro il fascismo e il populismo degli ultimi decenni in 100 località in Germania, comprese le grandi città».

«Inoltre, i rappresentanti delle stesse ideologie oscure hanno sfruttato la Piazza dell'Europa (Transalpina, ndr), simbolo dell'unione delle due Gorizie, per scopi completamente contrari alla sua simbologia e significato. Anche a causa di individui che cercano di diffondere odio e celebrare il fascismo per creare tensioni tra la popolazione transfrontaliera, la Capitale europea della Cultura è un'opportunità per dimostrare che in questo spazio non c'è spazio per ideologie estreme e pensiero fascista e che desideriamo continuare nella convivenza, nell'amicizia e nello sviluppo comune. Sono convinto che questa opinione sia condivisa dalla maggioranza della popolazione transfrontaliera».

La polemica sulla X Mas
Sulle polemiche della visita della Decima, invece, interviene ancora il presidente della Lega Nazionale di Gorizia, Luca Urizio: «Comprendo che coloro che rappresentano i partigiani che hanno giustiziato i nostri martiri, civili innocenti, anche a guerra finita continuino nella loro falsificazione storica ma una rete pubblica non può cadere in un simile equivoco. Sconvolgente sentire su una rete pubblica parlare di esercito di liberazione jugoslavo. Oramai lo sanno anche i sassi che l’esercito jugoslavo entrò a Gorizia con il solo intento di occupare la città e che l’obiettivo del maresciallo Tito era quello di annettere le nostre terre fino al Tagliamento alla settima federativa jugoslava».

«Nessuna pietà nei confronti di civili anche donne e bambini trucidati dai partigiani filo Jugoslavia pur di raggiungere lo scopo, altro che liberazione! E se l’occupazione non avvenne già a gennaio invece che a maggio del '45, evitando quindi che i deportati dal goriziano siano ben più di 950 (tanti saranno i nomi che al termine delle ricerche tuttora in corsa verranno ricordati sui due lapidari), Gorizia lo deve proprio a quei giovani della Decima che rallentarono l’esercito jugoslavo nella selva di Tarnova combattendo, resistendo ed immolandosi eroicamente per tre giorni e tre notti in un rapporto di forze di uno a dieci», citando anche documenti della Farnesina.

«Per quanto concerne la partecipazione della Lega Nazionale con la Decima al ricordo dei dipendenti comunali deportati nel maggio del ’45, sottolineo ancora una volta che noi difenderemo e ricorderemo sempre la memoria di chi ha onorato e lottato per la nostra Patria». Riferendosi quindi alla contromanifestazione dell'Anpi, «ricordo poi a Di Gianantonio e Pironi che il clima di collaborazione tra Gorizia e Nova Gorica in funzione della capitale europea della cultura non può portare ad una falsificazione storica, altrimenti di che cultura staremmo cianciando».

«Ricordo inoltre a questi signori che, se Gorizia ricorda circa mille vittime uccise dai partigiani comunisti filo-Jugoslavia, la Slovenia ne piange qualche decina di migliaia per cui questa tragedia ci accomuna non divide, come invece accade con la scritta Tito sul Sabotino che rappresenta un insulto a tutte le nostre comunità. Comunismo e nazismo sono stati equiparati ma i resistenti giapponesi di noialtri fingono di non saperlo e continuano a credere che la guerra sia in corso vedendo fascisti in ogni angolo. La storia quando riesce ad essere “reale racconto dei fatti”, diventa solo storia e non ritorna più con i suoi fantasmi a disturbare il presente» conclude Urizio.

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