LE REAZIONI
Fine Ramadan a Monfalcone, il sindaco non ci sta: «Superata la sostenibilità sociale»
Cisint attacca l'uso degli spazi per la preghiera di oggi e ricorda le ordinanze, Morsolin e Saullo: «C’è una parte della città che è stufa dell’aggressività».
«È stata superata la sostenibilità sociale». Questo il commento secco che il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, ha divulgato tramite i suoi canali dopo le celebrazioni mattutine per la fine del Ramadan. Per Cisint, le comunità islamiche «non hanno dimostrato di voler rispettare le regole». «Il piazzale dell’ex Hardi è un’area commerciale – ribadisce la prima cittadina – non è un luogo di culto». Nella diretta social, si riferisce che tante sono state le segnalazioni arrivate in Comune per «aver vissuto il disagio urbano». «Per queste associazioni private, la legge italiana vale solo quando non si contraddice alla legge coranica».
Se per il vertice dell’amministrazione comunale le città «non possono essere usate come tappeti per la preghiera», viene pure ribadito che verbali e fotografie di quanto avvenuto «saranno trasmessi all’autorità giudiziaria». «Ricordo che le nostre ordinanze sono esecutive – ammonisce Cisint – chi arretra e concede violazioni di leggi palesi fa il gioco di chi ha intenzione di fare operazioni sbagliate. Assicureremo il rispetto della legge con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per farlo». Inoltre, in un comunicato divulgato da Piazza della Repubblica, viene sottolineato che «dovrebbe essere chiaro che la libertà di culto, quando diventa un esercizio collettivo, deve essere praticata nel rispetto della legge e dell’ordine pubblico».
«Affermare che esiste la libertà di culto collettivo non può significare che i Comuni siano obbligati a predisporre e fornire degli spazi pubblici non previsti nel piano regolatore comunale - continua la nota - o di sfrattare bambini dalle scuole e dalle palestre di fronte alle pretese musulmane. Il Ramadan si è trasformato nell’ennesima dimostrazione di una volontà di imporre pratiche di islamizzazione del territorio che dobbiamo contrastare perché minacciano di compromettere i valori occidentali fondamentali su cui si basa il nostro convivere civile».
«Se il mancato rispetto delle ordinanze rappresenta una grave violazione della legalità, è preoccupante quello che sta avvenendo in Italia di fronte al proliferare di richieste di spazi pubblici quando le amministrazioni comunali vengono costrette da pronunciamenti giurisdizionali o altro a dover accettare queste imposizioni o quando si chiudono le scuole e si prega nelle piazze per sottostare a una cultura incompatibile con i valori che regolano la nostra società e con le leggi del nostro Paese» così in chiusura Cisint.
Alle posizioni di quest’ultima, si aggiungono le risposte dei consiglieri di minoranza Cristiana Morsolin e Alessandro Saullo de La Sinistra per Monfalcone. «Da anni facciamo opposizione a Cisint ed alla destra che la sostiene – dichiarano - lo abbiamo fatto sempre utilizzando il linguaggio della politica, senza insulti, ma con chiarezza, cercando di mostrare quello che non va nel governo della Lega».
«A Cisint – continuano gli esponenti dell’opposizione - questo non piace e non è la prima volta che prova a sminuirci ricorrendo ad un linguaggio grave sui social, anziché rispondere nel merito alle critiche. Questa volta la sindaca ha tradotto la sua furia in un post in cui esponeva, i volti nostri e di altre persone, (una nemmeno coinvolta nelle attività politiche) sulla sua pagina, accusandoci di volerla "far fuori" e “odiare l’Italia”. Un tritacarne mediatico in cui la nostra colpa, ci sembra evidente, è quella di non tacere davanti a lei».
Per Morsolin e Saullo «occorre mostrare che c’è una parte della città che è stufa dell’aggressività. Dell’ideologia e del potere mediatico esercitato come arma politica». «Da parte nostra noi non staremo zitti – concludono i consiglieri – non ci faremo intimidire da post o dirette, difenderemo le nostre ragioni ed i nostri valori ovunque sia necessario».
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