Festival al confine di Gorizia, arte e tecnologia sul palco di Invisible Cities

Festival al confine di Gorizia, arte e tecnologia sul palco di Invisible Cities

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Festival al confine di Gorizia, arte e tecnologia sul palco di Invisible Cities

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 20 Ago 2024
Copertina per Festival al confine di Gorizia, arte e tecnologia sul palco di Invisible Cities

Gli organizzatori porteranno in regione alcuni degli artisti e delle compagnie più interessanti, a livello nazionale e internazionale. Si parte da Gorizia e Nova Gorica.

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Performance audioguidate, spettacoli itineranti e multimediali, danza urbana, nuove tecnologie, drammaturgia e gioco di ruolo animeranno le giornate del Festival Invisible cities tra Gorizia, Nova Gorica e Gradisca che, anche nel 2024, promette un’edizione scoppiettante, offrendo al pubblico esperienze nuove e sorprendenti, con tredici prime regionali e tre nazionali. Gli organizzatori porteranno infatti in regione alcuni degli artisti e delle compagnie più interessanti, a livello nazionale e internazionale, nell’ambito della ricerca sui linguaggi espressivi (è il caso di Agrupación Señor Serrano, Madalena reversa, Trickster-p, Babilonia Teatri).

La programmazione, ancora una volta, sarà attenta a coniugare sperimentazione e fruibilità da parte di un pubblico ampio e variegato, comprese le persone con disabilità. Novità particolarmente significativa è che quest’anno il programma sarà disponibile integralmente anche in lingua slovena. Confermati invece i percorsi che definiranno le molte aree tematiche del festival. Immancabile "Ars. arti relazioni scienze" con cui si sonderanno nuovi modi per fare divulgazione scientifica attraverso il teatro, la poesia, la danza e la musica. Ci sarà ancora “Zero gradi di separazione” dedicato all’inclusione in ambito culturale di persone con disabilità.

Anche quest’anno uno spazio speciale sarà dato alle “Nuove generazioni”, alla “Danza” e, ovviamente, alle “Performance multimediali” e a quelle “Urbane e partecipative”. Quella in calendario a partire dal 28 al 31 agosto a Gorizia, il primo settembre a Nova Gorica e dal 4 all’8 settembre a Gradisca d’Isonzo sarà un’edizione capace di fondere performance e divulgazione, teatro e multimedialità, ricerca site specific e dialogo con il territorio e chi lo vive. Il programma dettagliato è stato raccontato in una conferenza stampa ospitata dalla sala consigliare del Comune di Gradisca d’Isonzo, alla presenza di Alessandro Cattunar, Miriam Paschini e Gioele Peressini, direttori artistici di Invisible cities.

Presenti anche Alessandro Pagotto, sindaco di Gradisca d’Isonzo; Marco Zanolla, assessore alla Cultura; Alberto Bergamin, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. Come detto, si tratta dell’edizione del decennale che, per Alessandro Cattunar, presidente di Quarantasettezeroquattro, è «l’occasione per fare il punto sulla situazione. Gli obiettivi posti nel decennale li abbiamo raggiunti. Vogliamo offrire una programmazione di qualità e una sperimentazione andando a intercettare un pubblico ampio senza chiudersi in una nicchia. Un lavoro difficile e lungo perché i vari pubblici vanno catturati e invogliati a partecipare».

«Siamo contenti di esserci radicati a Gradisca d’Isonzo e di proseguire il lavoro tra Gorizia e Nova Gorica, ci sono possibilità stimolanti vicino al confine. Vogliamo che gli spazi urbani e quelli naturali siano i protagonisti, parte della performance, del percorso artistico. Il nostro è un territorio talmente ricco di stimoli che gli spazi faranno trasparire. Pensiamo che lavorare nei luoghi per restituire ai luoghi le performance sia la strada giusta. Abbiamo trovato nel comune di Gradisca un ente locale che ci segue e che crede in noi».

«Il festival rappresenta un punto di incontro tra il locale e il globale, un’occasione per connettere il nostro territorio con alcune tra le più interessanti realtà di performance contemporanea a livello nazionale e internazionale», ha aggiunto Gioele Peressini. «Avremo molti ospiti invitati a discutere di spazi pubblici, di coinvolgimento delle comunità, di cosa significa fare cultura, e teatro, nelle zone di confine. Siamo fermamente convinti che la condivisione e la cooperazione siano oggi più che mai necessarie. Il nostro obiettivo è creare, sempre più, un dialogo vivo tra il territorio e il mondo, tra artisti, comunità locali e pubblico; trasformare gli spazi vuoti in spazi di possibilità, facendo diventare l’isontino un luogo dove le artiste e gli artisti ospiti possono sentirsi a casa e promuovere la loro creatività».

«Quella di Invisible Cities è una proposta artistica volutamente ampia perché vuole abbracciare la sua comunità, il pubblico tutto», ha ricordato Miriam Paschini. «Attraverso la nostra presenza e la nostra programmazione vogliamo offrire al nostro territorio un luogo di possibilità. L'edizione 2024 presenta con una serie di appuntamenti coinvolgenti e di senso, dove i linguaggi artistici si intrecciano, dove si vuole far riflettere attraverso la performance artistica il pubblico adulto come quello bambino, dove si propone una nuova rappresentazione estetica del corpo in scena, dove si attuano nuove possibilità di accoglienza del pubblico, un'edizione, insomma, dove ricchezza di modelli artistici ed estetici diventano emblema della bellezza e della potenza della diversità».

Pagotto ha ribadito di ritenerlo «un festival di alta qualità, qui da noi ha trovato la giusta dimensione e a noi fa piacere. Questo festival culturalmente ci aiuta a rilanciare il nostro ruolo di città mandamento oltre a usufruire di alcuni spazi, dal Centro storico alle mura quattrocentesche, che meritano la valorizzazione. È importante - ha concluso Pagotto - che il festival si apra ai giovani e a tutta la società. Intenzione di aprire un dialogo col tessuto commerciale della città».

«Questo festival non smette di arricchirsi con uno guardo sempre più internazionale. Siamo un territorio piccolo ma stiamo dimostrando grande capacità di captare le nuove necessità e i nuovi bisogni. Cultura deve poter produrre effetti sociali, questo è il valore intrinseco di questa progettualità. Non è un’arte di massa ma sceglie bisogni sentiti», così Bergamin.

Tra gli appuntamenti segnalati “Brucia, prigione, brucia”, il 31 agosto alle 18, nato ed elaborato all’interno del Parco Basaglia e che unirà musica, coreografie e ricerche storiche e d’archivio per raccontare la riforma dei manicomi. Per Marcello Gori si è trattato di «mettere assieme il racconto di Basaglia con la coreografia e la musica, cercando l’innesco tra quanto è stato trovato di interessante, dai regolamenti dell’ospedale psichiatrico alle regole che basaglia inizia a scardinare, e come questo può essere trasportato nei corpi per arrivare ai primi tentativi di rivoluzione del Basaglia. Grande lavoro di ricerca d’archivio».

Il primo settembre, poi, vi sarà una giornata interamente dedicata a Nova Gorica con due spettacoli totalmente diversi: “Dear Laila” sarà un’esperienza immersiva nella stanza di una persona che ha dovuto lasciare la Palestrina prima del 7 ottobre, “Balletto civile”, invece, proporrà un percorso disseminato di situazioni e di personaggi al limite della realtà, facendo entrare il pubblico in contatto con gli attori.

Entrando maggiormente nel dettaglio dei percorsi tematici, il Festival assicura alle nuove generazioni esperienze affascinanti e coinvolgenti, che coniugano il piacere della partecipazione e la curiosità verso nuovi linguaggi con tematiche di grande attualità e format innovativi, grazie alla collaborazione con Cta-Centro Teatro Animazione e Figure di Gorizia. Ne fanno parte, oltre ai già citati “Olympus Kids-Demetra” e “The game”; anche “Il cielo in due. Storie di coraggio sui muri” (28 agosto), risultato dei laboratori di narrazione con quattrocento ragazzi e ragazze delle scuole superiori di Udine e Gorizia.

E ancora “C’era una svolta” (28 agosto) con cui gli artisti del Teatro dell’Argine cercheranno di portare i più giovani a capire l’importanza di coltivare i sogni e rompere gli schemi; o “Dear Chatbot” (6 settembre), progetto selezionato dai giovani che hanno partecipato al progetto "Visioni Future". Infine, il 7 settembre, a Gradisca, sarà la volta di “Arcipelago”: un’installazione teatrale agita e resa viva dai bambini stessi nella magnifica cornice del cortile interno del Castello di Gradisca.

Altro irrinunciabile tassello sono le performance urbane e partecipative, passeggiate in cuffia, performance collettive e per singolo spettatore che ancora una volta faranno scoprire storie e luoghi, del passato e del presente, emozionando e stimolando la riflessione. Da citare “Gorizia Cold Case”, “Genoma scenico”, “The game”, “Di pratica e di evanescenza” (tutte prime); “Audiobus” (30 e 31 agosto), un viaggio straordinario su un autobus urbano, in bilico tra reale e surreale promosso da Zeroidee; e “Gente” (primo settembre) di Balletto civile, un progetto di danza itinerante che accompagnerà il pubblico tra le strade di Nova Gorica in una realtà che si incrina e in cui le cose sono volutamente fuori-tempo.

Per questa decima edizione si conferma anche il percorso “Zero gradi di separazione”, intrapreso nel 2023, e che mira all’inclusione delle persone con disabilità nella progettazione culturale. La rassegna presenta al pubblico spettacoli creati e portati in scena da artisti con disabilità e propone performance teatrali e di danza accessibili. In queste occasioni (come sperimentato positivamente l’anno passato) tutto il pubblico può provare strumenti come l’audio descrizione poetica e riflettere su questi temi.

Gli appuntamenti, possibili anche grazie all’8 per mille alla Chiesa valdese, rappresentano un'occasione di accoglienza e possibilità, di sperimentazione, (tutto il pubblico è invitato a provare strumenti come l’audio descrizione poetica) di riflessione e sensibilizzazione su questi temi.

Fra gli spettacoli in programma: “Audiobus”, un format creativo di Zeroidee che si sviluppa sugli autobus urbani, un viaggio che racconta la relazione tra persone e città, tra mobilità e disabilità; “Between me and P.” di Filipo Ceredi, spettacolo multimediale che integra i linguaggi dell’accessibilità nella partitura dello spettacolo; “Trasduzioni” (dal 4 all’8 settembre), un’installazione artistica di Altrememorie che nasce dalla relazione con persone sorde e dal desiderio di condividere insieme una nuova forma di dialogo; ma anche “Ladies Body Show” (7 settembre), una performance di danza che porta l’attenzione sul corpo delle donne reso accessibile al pubblico cieco e ipovedente; e “Foresto” (8 settembre), in cui un attore, un performer Lis e un musicista danno vita a una creazione ibrida dove le differenze convivono.

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