La comunità ringrazia i donatori, tre volontari con il distintivo d'oro a Ronchi

La comunità ringrazia i donatori, tre volontari con il distintivo d'oro a Ronchi

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La comunità ringrazia i donatori, tre volontari con il distintivo d'oro a Ronchi

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 23 Giu 2024
Copertina per La comunità ringrazia i donatori, tre volontari con il distintivo d'oro a Ronchi

Una realtà, quella della Fidas Isontina, che si è ritrovata unita accanto ai labari bianchi e alla comunità dei donatori ronchesi, già nella chiesa parrocchiale di Maria Madre della Chiesa.

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In festa i donatori di sangue di Ronchi dei Legionari che hanno voluto dare lustro alla giornata con una mattinata di ritrovo e convivialità. «Donare sangue – è stato il fondamentale appello del presidente, Enzo Zuin – è un dovere civico e tutti dovrebbero farlo», riferendosi alla necessità di trovare sempre maggiori donatori e sempre nuove forze sia per il sodalizio di Ronchi dei Legionari che dell’intero territorio provinciale.

Una realtà, quella della Fidas Isontina, che si è ritrovata unita accanto ai labari bianchi e alla comunità dei donatori ronchesi, già nella chiesa parrocchiale di Maria Madre della Chiesa dove il parroco, don Umberto Bottacin, ha officiato la santa messa anche ricordando un sessantesimo di matrimonio. «Il dono è fondamentale – così il sacerdote – per gli altri ma soprattutto per se stessi. Nell’iconografia cristiana Gesù è spesso raffigurato come un pellicano che, nella tradizione medievale, toglieva la propria carne e il proprio sangue per darlo ai figli. Anche voi vi private di qualcosa di vostro per dare salute, speranza e vita al prossimo».

In un clima di festa, dunque, dopo la celebrazione, accompagnata dal coro Sacri Cantores Theresiani, il corteo si è mosso verso la Baita degli Alpini per la consegna delle benemerenze accompagnato dalla banda della Società Filarmonica Giuseppe Verdi di Ronchi dei Legionari. «Ronchi deve essere l’esempio perché ha mantenuto costante il numero di donatori in questi anni, anche se la vera difficoltà non è avvicinare i giovani ma far capire loro che è la costanza che ci aiuta e aiuta gli altri», così Tiziano Zollia, vicepresidente vicario di Fidas Isontina.

A ricevere il diploma di benemerenza, con minimo otto donazioni per le donne e dieci per gli uomini, sono stati Donatella Ampola, Gabriele Degrassi, Giada Garguso, Marta Lonza, Walter Mininel, Patrizia Pallaro, Monica Pipan, Monica Sponò, Mauro Storni. La medaglia di bronzo, con quindici donazioni per le donne e venti per gli uomini, è andata a Maurizio Allegra, Rossella Berdusco, Roberto Boscarol, David Cusimano, Arianna Devit, Veronika Jazbec, Anna Martinelli, Michele Piatto, Rosario Lo Cascio.

La medaglia di bronzo con fronte per venticinque donazioni per le donne e trentacinque per gli uomini è andata a Donato Acampora, Mauro Benvenuto, Vincenzo Cali, Marisa Da Ros, Federico Di Matteo, Dario Driussi, Luca Drozina, Gianluca Germech, David Mokole, Michele Sassanelli. A Grizonic Andrea e Nicole Scaldavilla la medaglia d’argento con 35 donazioni per le donne e 50 per gli uomini. Tre distintivi d'oro con fronde – per 80 donazioni per le donne e 100 per gli uomini – a Renato Chittaro, Davide Del Bianco e Lauro Romano Favero.

«Voi, donatori, siete gli eroi silenziosi delle nostre comunità. Senza clamore, senza aspettarvi nulla in cambio, vi presentate ai centri di raccolta, offrite il vostro sangue e, con esso, la speranza. La vostra generosità salva vite dà conforto alle famiglie e contribuisce a costruire una società più forte e più solidale», ha sottolineato il sindaco, Mauro Benvenuto.

«Oggi vogliamo ringraziarvi per il vostro altruismo e per il vostro impegno costante. Vogliamo anche ricordare che il bisogno di sangue è continuo e che ogni singola donazione è preziosa. Vi incoraggiamo a continuare su questa strada, e invitiamo chi ancora non ha avuto la possibilità di donare a considerare questo gesto nobile», così ancora il primo cittadino. «Insieme, continuiamo a costruire una comunità dove l'atto di donare è visto non solo come un dovere civile, ma come un segno distintivo di umanità e amore per il prossimo», ha concluso Benvenuto.

Foto Emanuele Franco

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