Legambiente, dubbi sulla nuova linea ferroviaria a Pieris

Legambiente, dubbi sulla nuova linea ferroviaria a Pieris

Le osservazioni

Legambiente, dubbi sulla nuova linea ferroviaria a Pieris

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 28 Feb 2022
Copertina per Legambiente, dubbi sulla nuova linea ferroviaria a Pieris

Il sodalizio monfalconese si dice ancora contrario alla Galleria del Carso ma per l'intervento sull'Isonzo sono necessarie più attenzioni.

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Il Circolo “Ignazio Zanutto” APS di Legambiente ha presentato nei giorni scorsi al MiTE le osservazioni alla VIA del progetto di RFI per la velocizzazione della tratta ferroviaria Mestre – Ronchi Aeroporto, in particolare relativamente alla realizzazione del nuovo ponte sul fiume Isonzo.

“Il risparmio di tempo per l’attraversamento del tratto è poco consistente ma la realizzazione del ponte si rende necessaria per uniformare la rete alle normative europee in merito all’ammodernamento e alla sicurezza: per la loro stabilità i ponti ferroviari vengono rifatti circa ogni 100 anni (i due esistenti sono del 1935) e devono superare di due metri il colmo degli argini fluviali, allo scopo di scongiurare un grave rischio idrico nella previsione che il fiume raggiunga il livello di massima piena. La documentazione a corredo della richiesta di VIA non prevede però alcun intervento sulle pile e sulle spalle dei due ponti ferroviari, successivamente alla demolizione delle travate metalliche e dei relativi impalcati, così come nessun intervento è previsto per i rilevati del corpo stradale all’interno dell’area golenale. Il loro mantenimento, o il loro utilizzo per eventuali altre opere viarie, potrebbe impedire il libero deflusso delle acque, considerata la grande quantità di materiale trasportato da una piena come quella ipotizzata dal progetto”, sottolinea Legambiente.

Per questo motivo, la soluzione più opportuna sembra essere la demolizione delle strutture di sostegno - spalle e pile - dei ponti dismessi, compreso l’asporto dei materiali costituenti i rilevati del corpo stradale ricadenti nell’area golenale ed il successivo ripristino ambientale, tenendo anche conto del danno paesaggistico che tre ponti uno di seguito all’altro avrebbero sulla percezione del luogo.

Nella cantierizzazione sono previste arginature provvisorie per “realizzare all’asciutto le parti d’opera di fondazione e di elevazione in due distinte fasi corrispondenti macroscopicamente alla sinistra e alla destra idraulica”: non si considera il fatto che si interviene in un ecosistema fluviale che sostiene una ricca ittiofauna, per la cui tutela deve essere garantita, in ogni fase attuativa del progetto, la continuità fluviale. Pertanto Legambiente richiede l’osservanza di determinate regole, come quelle imposte dal Servizio Autorizzazioni Ambientali della Regione FVG ad interventi di Riqualificazione fluviale del fiume Isonzo: sospensione tra marzo e luglio inclusi e preavviso formale dell’Ente Tutela Patrimonio Ittico ETPI “nel caso di asciutte artificiali, di lavori in alveo (compresa la deviazione del corso d’acqua), di manovre idrauliche che riducono in modo anomalo la portata, il livello o l’estensione dei corpi idrici”.

Anche nel monitoraggio ambientale, previsto per analizzare e mitigare gli impatti sulla natura, emerge la poca attenzione all’ecologia fluviale: pur riconoscendo che il nuovo ponte attraverserà una parte della riserva Naturale Regionale Foce Isonzo, e zone sottoposte a vincoli ambientali dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, nello studio della matrice Biodiversità “non vengono presi in considerazione i pesci, ma solo gli uccelli, i mammiferi e gli anfibi, ed anche le stazioni di osservazione sono “all’asciutto”, in golena, non nei filoni d’acqua. L’ittiofauna è ricca e di fondamentale importanza per la Riserva Naturale Foce Isonzo, a loro tutela e conservazione, Legambiente richiede un approfondimento dell’analisi faunistica, inclusi i popolamenti ittici, e la realizzazione di opportuni corridoi per il mantenimento della continuità fluviale, che sola può permettere il raggiungimento dei siti riproduttivi di alcune specie, e in generale la loro sopravvivenza”, prosegue il sodalizio.

Legambiente ribadisce fin da ora, come già nel febbraio 2011, la propria “contrarietà alla galleria ferroviaria del Carso, attualmente in fase di progetto, per la devastazione ambientale che questa comporterebbe, l’altissima probabilità di determinare danni irreversibili al complesso sistema carsico del sottosuolo, con rischio di inquinamento delle acque sotterranee e di interferenza con il suo delicato equilibrio idrodinamico; la grave sottovalutazione dei rischi per la fauna protetta, in particolare per il Proteo, all’interno di aree sottoposte a tutela da parte della Comunità Europea, e sta valutando future iniziative nel merito di tale ipotesi progettuale, ma anche sulla prevista soppressione dei Passaggi a livello nel territorio dei comuni di Monfalcone e Ronchi, alla luce della proposta presentata dagli stessi comuni”, conclude il circolo “Ignazio Zanutto”. 

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