Un faro su Gerusalemme dal cuore di Aquileia, Pizzaballa spiega il futuro della Città santa

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Un faro su Gerusalemme dal cuore di Aquileia, Pizzaballa spiega il futuro della Città santa

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 13 Lug 2021
Copertina per Un faro su Gerusalemme dal cuore di Aquileia, Pizzaballa spiega il futuro della Città santa

Lectio magistralis del Patriarca di Gerusalemme sull'annoso conflitto arabo-israeliano: «Bisogna dividere politica e fede».

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Geograficamente, le due città si trovano a oltre tremila chilometri di distanza. C’è però un filo rosso che collega Aquileia e Betlemme, città simbolo della cristianità. Un legame che passa inevitabilmente per Gerusalemme, città santa e martoriata dal conflitto infinito tra israeliani e palestinesi. Proprio per parlare di questo, ieri sera piazza del Capitolo ha ospitato la lectio magistralis di monsignor Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, presente anche per l'inaugurazione di una mostra dedicata. Il suo discorso ha analizzato l’attuale situazione socio-politica locale, oggi più che mai accesa anche a seguito dei recenti scontri nella Striscia di Gaza.

“I luoghi di Gerusalemme non sono solo religiosi ma rappresentano l’identità e un monumento nazionale - ha spiegato - nonché la storia dei diversi popoli”. Guarda con amarezza l’attuale scenario, caratterizzato dal fatto che “la propria visione diventa negazione dell’altro. Israele vuole avere la propria sovranità sulla città, ma ciò è visto dai musulmani come un attacco”. Ha quindi posto l’accento sulle zone che sono importanti per le confessioni qui presenti, tra cui la spianata delle moschee che un tempo ospitava il tempio di re Salomone: “Nello stesso luogo ci sono narrazioni diverse”. In tutto questo, la politica fa sempre più fatica a scindersi dalla fede.

Pizzaballa ha quindi evidenziato che “non esiste una rivendicazione cristiana sulla città. È vero in parte che la comunità è schiacciata tra Islam ed ebrei, ma non c’è un vero e proprio popolo cristiano ma ci sono fedeli in entrambi i popoli”. Viceversa, ciò non significa che non esista una visione cristiana sulla città: “La posizione della Chiesa è che Gerusalemme sia città aperta, con garanzie internazionali”. Per il patriarca, infatti, bisogna garantire anche la “geografia della salvezza”, che si unisce alla storia. Ma ogni buon proposito si scontra con l’attuale condizionamento politico della fede: “In passato la politica la teneva, ma non si può escluderla a priori”.

Quale futuro quindi per Israele e la Palestina? “L’unica soluzione possibile è Gerusalemme capitale condivisa. Non si può dire a 4 milioni di palestinesi che sono ospiti a casa loro. Bisogna seguire la via dei due popoli e due stati”. Ad aggravare la situazione è stata anche la promulgazione della nuova Legge basica, di valenza costituzionale, che non menziona la comunità araba, nonostante sia circa il 20% del totale. “Per avere grandi cambiamenti, servono strumenti culturali che permettono di realizzare tutto ciò”. Il risultato di questa tensione si vede soprattutto nella debolezza istituzionale, con un governo attuale frutto di una grossa coalizione.

Pizzaballa indica delle vie nei movimenti sociali legati al territorio e “che fanno da anticorpo, come il Jerusalem Interculturale center, che unisce ebrei, cristiani e musulmani. Non sono incontri che cambiano la storia, ma creano relazioni: le narrative non sono parallele, a volte si scontrano. Noi dovremo essere pronti a portare nostre proposte che nasceranno da queste realtà, sono piccole ma crescono come funghi”. I primi effetti ci sono, come il rigetto alla violenza sempre più forte da parte delle giovani generazioni: “Cercano un orientamento, una leadership”. Da qui, l’invito a recarsi in pellegrinaggio nella Città santa una volta che sarà terminata la pandemia.

Alla serata hanno partecipato anche diverse autorità regionali e non solo. "I santi Ermacora e Fortunato - ha commentato l'ssessor regionale al Patrimonio, Sebastiano Callari - sono rappresentativi dell'unità della regione. La venuta del Patriarca di Gerusalemme ad Aquileia nella ricorrenza dei patroni non è solo un momento di grande spiritualità ma anche di forte identità culturale". Gli ha fato eco il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin: "Esiste una grande divisione tra politica e fede perché, ormai troppe volte, la politica ha perso di vista le ragioni della fede".

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