La famiglia Rabatta e quel potere su Gorizia, una stirpe nei secoli della città

La famiglia Rabatta e quel potere su Gorizia, una stirpe nei secoli della città

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La famiglia Rabatta e quel potere su Gorizia, una stirpe nei secoli della città

Di Vanni Feresin • Pubblicato il 12 Set 2021
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Ben 227 anni fa si estingueva la storica famiglia Rabatta, una delle più antiche della Contea. Le conseguenze.

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Era il 12 settembre 1794 quando il conte Michele Rabatta morì nella sua casa dominicale in Contrada del Carso numero 16. Con lui si estinse una delle famiglie più antiche della Contea di Gorizia. Famiglia di stirpe feudale a servizio prima dei Conti di Gorizia e poi dal 1500 degli Asburgo. Michele rogò un testamento il 10 settembre e nominò erede universale del suo patrimonio la sorella Antonia, vedova di Antonio conte Coronini Cronberg, la quale passò immediatamente tutta l’eredità al figlio Giovanni Carlo. Il testamento non venne accettato dai parenti Colloredo ed essi intentarono una causa che si protrasse fino al 1815 con un accomodamento di trentamila fiorini a favore dei Colloredo da parte dei Coronini.

Michele ebbe un illustre capostipite la cui investitura feudale avvenne a Buia, e fu concessa a Michele Rabatta, diplomatico goriziano (notizie tra 1360 ca. e 1411 ca.), dal patriarca il 21 novembre 1385 che lo definisce natus viri nobilis Antonii de Rabbata, natione patria Florentinus, sua vero origine Goricensis. Egli era giudicato savio et molto customado, homo optimamente literado e ben savea la lingua schiava et la alemanna, et il qual, benché nassudo fosse nela Guricia, di padre era toscano e nobile assai.

In tal modo, Michele in quanto goriziano pluriglotta si può dire che aprì la serie, numericamente notevole e significativa, di personalità della Contea che furono per secoli scelte nei vari campi all’interno dell’Impero per compiti e in luoghi in cui era indispensabile non soltanto una padronanza linguistica ma un’esperienza molteplice tra mondi e interessi su più versanti. I toscani Rabatta, giunti a Udine sull’inizio del Trecento, appaiono attivi a Gorizia con quell’Antonius tuscus, noto nel 1341 e poi anche nel 1363 quale proprietario di un ospizio in mercato Goricie; egli si sarebbe risposato a Gorizia dove nacquero almeno tre figli: Giovanni, che fu capitano di Gorizia tra il 1399 e 1405, Pietro, noto a Padova e a Ferrara, e appunto Michele.

Questi fu anzitutto ambasciatore dei Carraresi a Pavia, ma ben presto Francesco da Carrara si servì di lui e della sua abilità diplomatica in missioni molto delicate, dapprima in Ungheria (1372), per sollecitare un intervento ungherese contro Venezia che mirava ad abbattere la signoria dei Carraresi e a riconquistare la Dalmazia. Le ostilità furono aperte da Venezia e truppe ungheresi giunsero in Friuli. Qui tra il 1377 e il 1378 si inserirono gli interessi e i progetti del patriarca Marquardo di Randeck, il quale non contrastò l’azione del re d’Ungheria.

Seguirono molte altre missioni che videro più volte Michele Rabatta a Vienna e in Ungheria. Un’altra missione diplomatica lo vide sempre in qualità di ambasciatore di fiducia del Carrarese, impegnato ad assicurare rapporti di collaborazione di Genova con il patriarca di Aquileia contro Venezia (1378). Nel 1385 fu al fianco del patriarca Filippo d’Alençon riparato a Padova per una sollevazione di Udine e di Cividale, nel novembre di quello stesso anno il patriarca lo premiò con l’investitura del castello di Buia. Ricomparve a Padova quale testimonio in una contesa tra Venezia e Bologna con Firenze.

Michele riprese allora la sua incessante azione diplomatica per il Carrarese, anzitutto presso il duca d’Austria (1388) ma anche a fianco di Novello da Carrara quando costui venne cacciato in esilio. Si era inserito nel gioco il Visconti. Michele ricomparve di lì a poco a Gorizia che rimase il suo punto sicuro di riferimento, assicurando la sua azione a favore dei giovani conti di Gorizia, Enrico IV e Mainardo VII. La fedeltà a Novello per riacquistare Padova gli procurò il titolo di cavaliere. Negli anni seguenti (1391-1393) continuò la sua azione diplomatica e politica nell’interesse del signore padovano.

Alla morte del patriarca Giovanni di Moravia (ottobre 1394) il capitolo di Aquileia lo elesse vicedomino e nella vacanza del patriarcato (di lì a poco sarebbe stato eletto Antonio Caetani), si impegnò in più direzioni: in Istria, a Pordenone, ancora a Gorizia, sempre per far valere la sua autorità in una terra, quella friulana, quanto mai divisa. Nel 1395 egli era nuovamente a Padova e poi a Milano, a Ferrara, a Firenze (1398). Nel 1384 aveva sposato Maria Bella di Castelpagano: il relativo castello, distrutto dagli Udinesi, venne da lui ricostruito nel 1398 e nello stesso anno ottenne i permessi per la costruzione della Cappella del Santo Spirito nella città alta di Gorizia (nella foto).

Michele si ritirò con ogni probabilità a Gorizia ma svolse ancora la sua azione ad esempio a Udine (1410). Non è certa la data della sua morte che è certamente anteriore al 1428.

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