APERTURA DI STAGIONE
Fabio Canino e la 'Fiesta' che lo porterà al Nuovo Teatro Comunale di Gradisca d'Isonzo
Lo spettacolo, in programma mercoledi' 6 novembre, si presenta come un omaggio a Raffaella Carrà, non privo di spunti sul bullismo e sulla società che siamo.
Un inizio stagione spumeggiante. Dopo il sold out registrato da “El nostro angelo”, spettacolo fuori abbonamento con la sempre brillante Ariella Reggio, l'apertura ufficiale del cartellone 2024-2025 del Nuovo Teatro Comunale di Gradisca d'Isonzo è affidata a “Fiesta” che, mercoledì 6 novembre alle 21, porterà sul palco Fabio Canino circondato da quelli che, data l'occasione, potrebbero essere considerati i “carramba-boy” Mariano Gallo, Sandro Stefanini, Simone Veltroni e Samuele Picchi. Come svela il titolo, lo spettacolo è infatti un omaggio a Raffaella Carrà, festeggiata ogni 18 giugno (giorno del suo compleanno) da un terzetto di amici a cui si aggiungono due new entry che, fra battute e balletti, solleciteranno alla riflessione sui pregiudizi che la società di oggi nutre nei confronti della comunità lgbtq.
“Fiesta” non è però un tributo alla Raffa nazionale nato dopo la sua scomparsa: lo spettacolo, diretto da Piero Di Blasio, con le coreografie di Cristina Arrò a seguire quelle originali di Gino Landi, è stato scritto vent'anni fa da Roberto Biondi, Paolo Lanfredini e dallo stesso Canino. Ed è proprio a lui che abbiamo rivolto qualche domanda prima della replica gradiscana, intercettandolo telefonicamente fra la trasmissione radiofonica “I miracolati” che conduce su Radio Capital con Lalaura, le prove di memoria in teatro proprio per “Fiesta” e il ruolo di giudice in “Ballando con le stelle”.
Lo spettacolo è nato vent'anni fa, adesso sarebbe potuto essere un omaggio alla memoria e all'icona che è stata Raffaella, ma allora qual è stato lo spirito che ha portato alla sua scrittura?
È nato dall'idea di uno degli autori, Lanfredini, che ora è scomparso. Ricordo bene che eravamo a New York e mi ha detto “Tu devi fare uno spettacolo su Raffaella perchè è un tuo grande amore, un amore sincero”. Io non ero convinto, pensavo : “Ma chi vuoi che venga a vederlo?”. Però ci siamo messi a ipotizzare una storia e quando dovevamo debuttare ricordo di aver detto “Andiamo a prenderci i pomodori”. Invece è stato un successo. È un modo per festeggiare tutti noi tramite Raffaella, che avendo attraversato 40 anni della nostra storia è parte della vita di ognuno.
Cosa è cambiato nella versione di oggi rispetto a quella originale?
Lo spettacolo in realtà cambia ogni sera perchè ci voglio aggiungere cose di cultura, di cronaca, battute sui politici. E poi il finale lo sceglie il pubblico fra tre opzioni diverse quindi è sempre una scoperta. Ciò che resta è la parte in cui spiego il mio amore per Raffaella: è la parte più emozionante, un vero omaggio a lei e al passato.
E quindi, come è nata questa sua passione per la Carrà?
Quando ero piccolo, il massimo divertimento era rimanere svegli dopo Carosello il sabato sera e vedere questo spettacolo pieno di luci, costumi, danza...era magico, dicevo che avrei voluto farlo anche io. Raffaella per me era un'eroina, capace di cambiare il mio umore, e nella mia mente bambina lei stava facendo tutto quello spettacolo solo per me. Poi, crescendo, a queste fantasie si è sommata una grande stima nei suoi confronti.
Ma Raffaella ha poi avuto modo di conoscerla? Ha visto lo spettacolo?
Sì: ci ha fatto una carrambata portando le telecamere di Rai Uno a una delle repliche. Poi lei è venuta a vedere lo spettacolo e ha comprato tutti i biglietti perchè pensava non fosse giusto che rimanessero dei posti vuoti. Così ha riempito il teatro con i suoi amici: Boncompagni, Arbore, la Laurito... Essendo amico di Barbara Boncompagni ho poi partecipato a diverse cene in cui c'era anche lei ed era nata un'amicizia basata su una grande stima.
A proposito di carrambate, ho letto che nella tappa di Bologna ci sarà un finale dedicato che le persone possono “prenotare” tramite “Il Resto del Carlino”: come mai quest'idea? E l'avete già sperimentata prima?
Le carrambate vengono introdotte dal mio monologo di mezz'oretta con il pubblico, le hanno già chieste a Firenze e Roma. La cosa più divertente è che uso le stesse frasi che pronunciava Raffaella per cui il pubblico crede che stia scherzando. Quando poi dico cose tipo “Tuo fratello, dall'Argentina, è qui!” rimangono tutti sconvolti.
Al d là del tono spumeggiante suggerito anche dal titolo, qual è il vero significato di “Fiesta”?
“Fiesta” nasce per distruggere stereotipi e luoghi comuni, in particolare quelli che ruotano attorno alla comunità lgbtq. In realtà si rivolge a tutti quelli che hanno subito bullismo: nello spettacolo prendiamo in giro chi si comporta da prepotente e facciamo vedere l'assurdità di tutto questo.
Sente che è cambiata l'accoglienza rispetto a vent'anni fa?
Certo, perchè cambia di volta in volta rispetto a ciò che succede nella società: nella serata propongo degli spunti appoggiandomi a notizie di cronaca e così il pubblico ha modo di riflettere.
Qual è stato il più grande regalo che Raffaella ha fatto al mondo dello spettacolo?
È un regalo che ha fatto a tutti: lei è stata femminista ante litteram. Era considerata un soubrette ma in realtà certi gesti come mostrare l'ombelico o ballare il “Tuca tuca” sono stati espressione di ribellione a favore delle donne. Poi è stata anche la prima conduttrice donna a non affiancare un uomo, fino a un attimo prima la presenza femminile era decorativa rispetto alla centralità del conduttore.
Un'ultima doverosa domanda: qual è la carrambata che vorrebbe ricevere?
(ride) Una sorpresa, sennò non sarebbe una vera carrambata.
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