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Extracomunitari, scontro nella politica tra risorsa economica e servizi a Monfalcone
Gli assessori Cisint e Fasan ribadiscono: «Non incidono su piccola e media impresa». Morsolin replica: «Servizi e sostegno a chi ne ha bisogno».
«La presenza degli immigrati non rappresenta un valore economico aggiunto per Monfalcone, come dimostrano i dati del Pil regionale - che ha visto un abbassamento della collocazione in classifica della nostra città - e quelli relativi ai cospicui contributi erogati dal welfare comunale». Ad affermarlo è Anna Maria Cisint, europarlamentare e assessore alle Priorità strategiche per lo sviluppo economico e sociale, assieme al collega al commercio Luca Fasan. E aggiungono: «Ma soprattutto, a differenza di quanto sostenuto da alcune analisi inappropriate, gli extracomunitari non costituiscono un’opportunità o un’attrazione nei confronti del nostro sistema commerciale e artigianale e della rete dei servizi, toccati soltanto molto marginalmente dai loro consumi».
I due assessori hanno così dato conto del periodico monitoraggio dei dati locali che sono in linea a quelli forniti al Comune dagli operatori di categoria. Sostengono inoltre che «gli extracomunitari sono un costo rilevante senza una concreta ricaduta sul sistema commerciale e dei servizi locali».
«Ci piacerebbe – sottolinea Cisint - che gli stranieri fossero una risorsa per l’economia del nostro territorio, mentre invece rappresentano la parte più importante, in alcuni casi esclusiva, degli aiuti assegnati dal bilancio comunale, in virtù proprio delle loro condizioni reddituali. Lo scorso anno gli extracomunitari, solo per contributi affitti, hanno beneficiato di oltre un milione e 300 mila euro, frutto di un Isee molto basso. Lo stesso vale per gli altri sostegni sociali o familiari. Facendo una semplice somma algebrica, per rendere veritieri i dati riportati, le famiglie straniere dovrebbero di fatto avere un reddito mensile elevato».
Le cifre
«Considerando infatti che una famiglia media di cinque persone, spendendo, come riportato da alcuni media, 8 euro pro capite al giorno per i consumi, arriverebbe a pagare circa 1.200 euro al mese e, tenendo conto di altre spese come affitto, bollette e condominio, che ammontano a circa 800 euro, i costi relativi ai consumi salirebbero a circa 2mila euro mensili di consumi e servizi» così Cisint. «Inoltre, viene rilevato che ogni anno quasi 35 milioni di euro vengono inviati all'estero da circa 10mila stranieri, una cifra che, in media, evidenzierebbe che vengono spediti in patria circa 1.400 euro al mese, sempre per lo stesso nucleo familiare preso ad esempio. Questa spesa, sommata a quella per i consumi, darebbe un reddito di circa 3.400 euro al mese per famiglia».
«Chi rappresenta quindi gli stranieri residenti come un fattore di prosperità per il territorio non fa i conti con questa realtà, né con il fatto che si tratta perlopiù di famiglie numerose monoreddito e con stipendi modesti – affermano Cisint e Fasan - si deve poi tener conto che l’Ires ha stimato in 35 milioni all’anno i trasferimenti degli stranieri nei propri Paesi e ciò rende ancor più incompatibile una significativa possibilità di spesa. Viceversa, gran parte dei beneficiari stranieri residenti a Monfalcone non dovrebbero avere diritto al welfare, anche se va fatta una distinzione tra la comunità straniera bengalese e quelle di altre provenienze che, invece, partecipano attivamente alla vita cittadina».
«In realtà, i costi per la comunità derivanti da questa forte presenza straniera sono molto alti se si considerano le infrastrutture scolastiche e i servizi sanitari, a fronte, invece, di un progressivo deprezzamento immobiliare. Si deve, quindi, distinguere la realtà socio economica cittadina dalla propaganda, che talvolta alimenta una disponibilità verso quei comportamenti che non rispettano il nostro ordinamento, le nostre leggi, l’igiene, la sicurezza e le nostre tradizioni e portano a peggiorare le condizioni di convivenza locale».
«Va fatta chiarezza sui requisiti di accesso ai benefici pubblici da parte degli extracomunitari che devono basarsi sulla possibilità concreta di accertamento delle condizioni familiari e reddituali, che non possono più essere affidati a semplici autodichiarazioni non documentabili» così gli assessori leghisti in chiusura.
La replica
A commentare i dati forniti e ad esprimersi sulla povertà in città in risposta a Cisint e Fasan, sono i consiglieri di minoranza Cristiana Morsolin e Alessandro Saullo de La Sinistra per Monfalcone. «La Lega colpevolmente, continua a fare confusione, perché fa pensare alle persone che i servizi sociali vadano a supportare le persone straniere, in quanto straniere – dichiarano Morsolin e Saullo - ma non è così, semplicemente i servizi e i sostegni sociali vanno a coloro che ne hanno bisogno, rispettando dei regolamenti che il Comune stesso si è dato. È il Comune stesso a decidere quali sono i limiti di accesso ai contributi e ai servizi sociali, per cui è paradossale che poi venga a sbandierare il numero di quel tipo facendo finta di essere vittima di chissà quale potere».
Per i consiglieri di opposizione quindi, il concetto è esattamente l'opposto a quanto descritto da Cisint e Fasan: «i cittadini stranieri, proprio sulla base della Costituzione, non possono essere esclusi dai servizi di protezione sociale, e quindi quando rispettano i criteri che il Comune stesso si è dato, possono accedere a quei servizi». «La Lega lo sa perché ha già perso in tutti i tribunali su questo tema – aggiungono - dovrebbe rassegnarsi e non rigirare la frittata. Quello che mostrano invece le parole di Cisint, a cui chiediamo di pubblicare le tabelle con i dati a cui fa riferimento, per poterle consultare e verificare, è che Monfalcone è una città piena di diseguaglianze e che una buona amministrazione avrebbe molto lavoro da fare».
È un aspetto che secondo Morsolin e Saullo, per esempio sul tema del fondo affitti, «questo emerge chiaramente e dimostra come siano prevalentemente gli stranieri a sostenere il mercato immobiliare a Monfalcone con i loro redditi da lavoro prevalentemente in Fincantieri. Questo dato è lampante perché dice due cose. La prima che il mercato degli affitti è molto alto e pesa per oltre il 60% sui redditi familiari e non c'è stata nessuna politica per la casa pubblica a calmierare questo fenomeno a Monfalcone che anzi ha visto ridurre di molto il patrimonio pubblico.
La seconda è che quei fondi sostengono, eccome, l'economia cittadina perché sono contributi su soldi già pagati dagli inquilini ai proprietari delle case che spesso con gli affitti integrano i propri redditi non sempre alti». «Purtroppo la realtà cittadina è che le diseguaglianze sociali in questi anni sono cresciute sotto questa amministrazione, più attenta al colore della pelle di chi prega che a creare condizioni di "ascensore sociale" per donne e uomini di qualsiasi cultura e provenienza. Le parole di Cisint sono il segno di un fallimento. Il loro» così in chiusura La Sinistra.
Foto Daniele Tibaldi
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