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Europee in Slovenia, ecco chi ha vinto: quattro sì ai referendum del governo Golob
Con il 99,93% delle schede scrutinate, il partito dell’ex premier nazional-conservatore Janša ottiene il blocco di voti più consistente. Exploit degli ambientalisti. I risultati dei referendum.
Con il 30,65% e quattro eurodeputati eletti (Romana Tomc, Milan Zver, Branko Grims e Zala Tomašič), il partito dell’ex premier nazional-conservatore Janez Janša, la Slovenska demokratska stranka (Sds), è riuscito a ottenere il blocco di voti più consistente, confermando così i sondaggi che lo vedevano in testa dallo scorso ottobre. Due seggi in più all’Europarlamento rispetto alle precedenti elezioni, quindi, per la formazione iscritta al Partito popolare europeo (Ppe) tra le più vicine alle posizioni dell’ungherese Viktor Orbán.
Con una differenza di poco più di 40mila voti e il 22,15%, il partito di centrosinistra dell’attuale primo ministro Robert Golob, Gibanje svoboda (Gs), è arrivato secondo, facendo eleggere due propri rappresentanti (Irena Joveva e l’ex premier Marjan Šarec) tra le file del gruppo europeo liberale Renew Europe. Non è bastato neanche intestarsi il riconoscimento dello Stato palestinese, quindi, per insidiare il vantaggio di Janša. Ma la vera sorpresa è stato l’exploit di Vesna, il nuovo partito ambientalista che, con il 10,53% dei suffragi, si è piazzato in terza posizione, eleggendo un proprio eurodeputato (Vladimir Prebilič).
Era in bilico fino alla fine, ma ce l’ha fatta anche il candidato socialdemocratico (Sd) ed europarlamentare uscente di Nova Gorica, Matjaž Nemec (7,72%). Quest’ultimo sarà l’unico membro sloveno del Parlamento europeo iscritto al gruppo dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&D): uno in meno rispetto alla precedente legislatura.
Infine, con il 7,66% anche i democristiani di centrodestra di Nuova Slovenia sono riusciti a mandare a Strasburgo un loro rappresentante, portando a cinque il pacchetto di eurodeputati sloveni iscritti al Ppe della presidente della Commissione europea uscente Ursula von der Leyen. Restano fuori, invece, il Partito popolare sloveno (7,23%), Sinistra (4,75%), Resni.ca (3,97%), DeSUS (2,21%), Verdi sloveni (1,59%) e Nič od tega (1,53%).
Questa è quindi la composizione dei nove seggi su 720 spettanti alla Slovenia al Parlamento europeo. Un’elezione che ha registrato un’affluenza del 41,34% degli aventi diritto (698.559 su 1.689.586), che, sebbene sia da considerarsi molto bassa, rappresenta un bel balzo in avanti senza precedenti negli ultimi vent’anni, da quando la Slovenia è entrata a far parte dell’Unione Europea. Nel 2019 l’affluenza era stata del 28,89%, mentre il record negativo fu registrato nel 2014 con il 24,55%.
La vittoria dei Sì ai referendum
Secondo Golob, «il solo dato dell’affluenza rappresenta una vittoria: i cittadini hanno compreso l’importanza dei referendum». Questa tornata elettorale sarà infatti ricordata soprattutto per lo storico esito dei quattro referendum consultivi promossi dal governo. Su questo fronte i quattro “sì” incassati – rispettivamente, per la legalizzazione dell’eutanasia (54,72% a favore, 45,28% contro), per l’introduzione delle preferenze nella legge elettorale per le Politiche (70,60% a favore, 29,40% contro), per la coltivazione e impiego di cannabis in medicina (66,49% favorevoli e 33,51% contrari) e per uso ricreativo (51,60% sì, 48,40% no) – costituiscono un successo per Golob.
Il suo partito aveva infatti fortemente promosso e sostenuto tutti e quattro quesiti, arrivando persino a qualche frattura con gli alleati di governo. In particolare, con i Socialdemocratici, che avrebbero preferito concentrare la campagna elettorale esclusivamente sui temi più rilevanti per le Europee. Il risultato di questa notte, nonostante un’affluenza molto bassa – di poco superiore al 30% – inserisce certamente la piccola repubblica mitteleuropea tra i Paesi più progressisti del continente.
Le reazioni
«L’esito dei referendum in Slovenia è un dato molto importante - afferma il consigliere regionale di Patto per l’Autonomia-Civica Fvg Enrico Bullian - in particolare per quanto riguarda l’assistenza al fine vita volontario, che ha visto il 55% dei voti a favore, una battaglia che seguo in prima persona da tempo e che ho portato all’attenzione del Consiglio regionale, per un diritto ovunque molto sentito. E anche molto significativo risulta l’esito dei referendum sull’utilizzo della cannabis per scopi terapeutici e su coltivazione e utilizzo a scopo personale della cannabis».
«La sensibilità delle persone, sui temi così rilevanti per ciascuno individuo, sta maturando molto velocemente anche nei paesi a noi vicini, per questo motivo intendo seguire con attenzione l’evolvere di questi tre referendum in Slovenia e continuare a supportare le proposte normative che consentano tutte le persone, anche in Italia, di poter avere diritto di scelta» conclude Bullian.
Foto di copertina Tibaldi; sotto: scheda grafica da Europeelects.eu
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