Dongo, il messaggio di pace all'Ara Pacis di Medea per le Europee: «Basta guerra»

Dongo, il messaggio di pace all'Ara Pacis di Medea per le Europee: «Basta guerra»

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Dongo, il messaggio di pace all'Ara Pacis di Medea per le Europee: «Basta guerra»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 07 Giu 2024
Copertina per Dongo, il messaggio di pace all'Ara Pacis di Medea per le Europee: «Basta guerra»

L'imprenditore corre con la lista Pace, Terra e Dignità nella circoscrizione Nordest. Gli obiettivi sull'agroalimentare e contro i conflitti internazionali.

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Dario Dongo, nato a Genova ma vissuto a lungo in Emilia-Romagna e con una carriera a Udine, ha deciso di candidarsi alle elezioni europee con la lista Pace, Terra e Dignità nella circoscrizione Nordest. Una scelta fatta perché «l'ho sentita una necessità sentita, frutto della mia esperienza come imprenditore e del mio impegno in associazioni per la tutela della disabilità e della biodiversità». Dongo - imprenditore del mondo food - rileva problemi gravissimi che minacciano la sopravvivenza del comparto agricolo, un settore a cui ha dedicato trent'anni della sua vita. Per questo ha deciso di aderire al movimento fondato da Raniero La Valle, ex direttore dell'Avvenire e capolista della compagine.

L'obiettivo è puntare alla sensibilizzazione su fenomeni spesso oscurati dai media, come la predisposizione a un conflitto con la Russia. Durante la sua campagna elettorale, facendo tappa in Friuli Venezia Giulia l'imprenditore ha visitato anche il Sacrario di Redipuglia e l’Ara Pacis di Medea per sottolineare il suo messaggio di pace: «La guerra è l’atto più ignobile, stupido e insensato che l’umanità possa commettere. Il mio obiettivo è non partecipare alle politiche bellicose promosse dall’Ue. Piuttosto, servirebbe la creazione di una protezione civile comune e un'economia civile». Pretende quindi che l’Unione assuma un ruolo di neutralità, promuovendo il multilateralismo.

Il dito è quindi puntato contro gli ingenti stanziamenti internazionali e dell'Italia per gli armamenti, sostenendo che «è invece necessario garantire una vita dignitosa a tutti i cittadini, come previsto dall’articolo 3 della Costituzione italiana. Serve l'introduzione di un reddito minimo garantito tramite una direttiva Ue piuttosto che con una semplice raccomandazione, per affrontare il problema della disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 28%. Dobbiamo liberare i 2500 miliardi di debiti degli Stati membri verso la Banca centrale europea, per consentire anche all’Italia di rilanciare la sua economia».

Per quanto riguarda l’agricoltura, settore che l'imprenditore conosce bene, osserva che le politiche comunitarie degli ultimi decenni «hanno fallito nel garantire la sicurezza alimentare e la protezione delle piccole aziende familiari. In Italia, tra il 2016 e il 2021, il 30% delle aziende agricole ha chiuso. La "rivolta dei trattori" è solo la punta dell'iceberg di un problema più grande: la crescente espansione delle oligarchie finanziarie sulla terra, che porta alla morte delle aziende familiari contadine. Le soluzioni esistono e sono semplici, ma manca la volontà politica di attuarle». Su questo filone, c'è anche il tema delle denominazioni, come il caso più recente del Prosecco e Prosek.

In questo senso, insiste sulla necessità di garantire che la disciplina delle indicazioni geografiche non venga compromessa dalla battaglia dei marchi. «È indispensabile lavorare nei distretti produttivi e proteggere i prodotti attraverso la disciplina dei marchi, altrimenti si rischia la prevalenza dei marchi registrati sulle indicazioni geografiche». Infine, l'aspetto dei diritti delle persone con disabilità: «In Italia ci sono 13 milioni di persone con disabilità, di cui 2,3 milioni con gravi limitazioni. Viviamo in un Paese e in un continente dove l'accessibilità ai servizi è ancora fortemente discriminatoria. Le politiche devono essere orientate verso la piena accessibilità per garantire equità e dignità a tutti i cittadini».

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