L'Europa letta nelle pagine di Volcic, «a Gorizia le cose si possono cambiare»

L'Europa letta nelle pagine di Volcic, «a Gorizia le cose si possono cambiare»

la serata

L'Europa letta nelle pagine di Volcic, «a Gorizia le cose si possono cambiare»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 09 Mag 2024
Copertina per L'Europa letta nelle pagine di Volcic, «a Gorizia le cose si possono cambiare»

Ieri la presentazione del libro postumo di Demetrio Volcic, ospite d'onore l'ex premier Prodi: «L’Europa è diventata l’Europa dei compromessi».

Condividi
Tempo di lettura

Il portone spalancato, la chiesa di San Rocco ha accolto la folla accorsa, troppo numerosa per essere ospitata nella sala Incontro. Con sacralità e spirito di comunione, l'arcivescovo monsignor Redaelli ha voluto aprire le porte alla Storia, mostrando il cuore della cristianità inteso come «porta aperta», per citare l’omelia di Giovanni Paolo II in visita a Gorizia nel maggio del 1992. Si è svolta nella serata di ieri - grazie al gruppo de I Visionari, parrocchia ed Skgz - la presentazione del libro “A cavallo del muro” di Demetrio Volcic, già ospitato in Senato il 9 aprile scorso su iniziativa della senatrice Tatjana Rojc.

A dialogare con i curatori del testo, Paolo Possamai e Livio Semolič, la giornalista Margherita Reguitti insieme al primo cittadino Rodolfo Ziberna e all’ospite d’onore Romano Prodi. Una straordinaria occasione per commemorare i vent’anni dall’ingresso della Slovenia nell’Unione europea, in quel luogo della memoria e degli affetti che è San Rocco. Già, perché fu proprio in questa parrocchia che vennero celebrati i funerali di quei due uomini «che hanno visto l’Europa “prima dell’Europa”»: Darko Bratina e Demetrio Volcic.

A unirsi all’incontro anche l’ex presidente sloveno Borut Pahor, che in occasione del meeting al teatro Verdi “20 anni di Europa vicina”, il dieci marzo segnò il cuore dei ragazzi e del pubblico in sala. Auspicando un futuro «ricco di progetti e più attento all’accoglienza», don Ruggero ha voluto ricordare Darko e Mitja con le loro «storie preziose», che hanno concesso di vivere «momenti di fiducia e speranza». Il primo «aprendo al dialogo all’accoglienza», l’altro proveniente da esperienze diverse, nella tensione continua di «caratterizzare la propria esistenza».

Un momento per commemorare il passato guardando oltre, ha commentato a margine il prefetto Raffaele Ricciardi, secondo cui «ricordare tutti assieme significa rinnovare la memoria per andare avanti non solo per altri vent’anni, ma per sempre». Dal canto suo il primo cittadino Ziberna ha voluto rimarcare la «dolcezza e la capacità d’ascolto» di Volcic, «visionario» che «non imponeva mai il proprio punto di vista» e che ha saputo preconizzare i fatti. Una serata atta a riportare alla luce quella festa di vent’anni addietro, quando Prodi e il sottosegretario degli esteri Roberto Antonione – presente in chiesa – fecero il loro intervento in piazza Transalpina.

Secondo Possamai si rende necessaria una «ricostruzione della memoria di lungo periodo, in grado di guardare a un futuro più saldo», così proponendo di intitolare una sala o un parco al giornalista scomparso tre anni addietro. Una memoria da riscattare assieme, guardando all’esempio di chi con grande professionalità «ha portato l’aratro sulle spalle». Uomo «cosmopolita», rimarca Reguitti, «di casa a Parigi, Roma o Bruxelles», che attraverso il suo saggio storico ha inteso andare oltre il flusso del proprio presente. Convinto che l’Europa si sarebbe potuta realizzare solo se allargata ai Balcani, il suo lascito testamentario è un memento in grado di commuovere, «un libro che dovrebbe entrare nelle scuole», commenta la moderatrice.

«Il mio primo ricordo di Demetrio è di lui direttore del Tg1, in occasione di una lectio magistralis che tenne all’università – racconta Possamai - Al termine ci ritrovammo nello stesso ristorante, andai al tavolo per salutarlo. Lo avvicinai, lasciò il tavolo e venne da me per scambiare due chiacchiere. Un duplice aspetto che lo rendeva naturalmente predisposto ad ascoltare. Curiosità e propensione all’ascolto, che sono premessa straordinaria per essere un buon giornalista». A incontrarlo nell’ufficio di corso Italia fu invece Semolič, il quale divenne suo collaboratore parlamentare in un’avventura che durò 25 anni, «prima come collaboratore parlamentare al Senato, e in seguito in Parlamento, nel 2004». Anche se poi «gli anni più belli sono stati quelli successivi, di lunga amicizia».

Di rilevante arguzia i capitoli incentrati su Vladimir Putin, secondo Reguitti scritti attraverso una profonda capacità di leggere il presente. Mentre in genere «il cronista è alle prese con Kronos – osserva Possamai - che mangia la sua testimonianza giorno per giorno», Demetrio ha unito una sequenza di fotogrammi, da cui è scaturita una sorta di pellicola cinematografica. «Viene fuori un percorso con una sua logica interna», che si applica allo stesso dittatore russo. «Volcic è fra i pochi che fin dal suo apparire hanno osservato i capisaldi del suo discorso politico. Considerando così il riferimento alla “grande Russia”» come sottile correlazione con quel «tentativo dei giorni nostri di restaurare una dimensione smantellata nell’’89».

Un saggio profetico, che conserva in nuce gli indizi del presente e dal quale traspare tutta l’anima di Volcic. Lunga la genesi della stesura, dapprima in sloveno, prolungatasi per una decina d’anni, e solo di recente adattato all’italiano. Un uomo che aveva accettato di collaborare come editorialista per Il Piccolo - ancora una volta segno di umanità e professionalità – che durante il proprio incarico da parlamentare seguì «con impegno, passione e professionalità» l’ingresso della Slovenia nell’Unione europea. «Dosi massicce di false verità» alle quali Volcic contrapponeva «grande equilibrio» e una raffinata «capacità d’interloquire con i poteri».

Di qui la necessità – secondo Prodi, oggi ospite a Nova Gorica – di restare uniti. «L’Europa è diventata l’Europa dei compromessi – ha riflettuto l’ex presidente del Consiglio dei ministri - Dobbiamo riprendere il nostro cammino verso l’unità. L’Europa è un pane, ma mezzo cotto. Dobbiamo cuocerlo del tutto, altrimenti scompariamo». Laddove l’allargamento dell’unità deve essere accompagnato da una riforma in cui il diritto di veto venga a decadere. «Non c’è stata alcuna mediazione europea, alla guerra in Ucraina. E questo suona come una vergogna. Ci deve essere una proposta europea di mediazione e di pace», ha rimarcato ancora.

Un cortocircuito che – secondo Possamai - ha reso l’Europa «riflesso della Nato». «Senza la spalla americana siamo troppo deboli – ha ribattuto Prodi – L’Italia è una potenza nucleare passiva, con uno scenario di Trump molto probabile». In un futuro incerto è indispensabile rafforzare la democrazia, che «ha bisogno di pazienza» e interculturalità. «Dico sempre, “l’Erasmus ha fatto più bambini che premi Nobel” – ironizza, alludendo alla necessità di unione anche nell’incontro con l’altro – Questo è il cambiamento, con un incrociatore si fanno quattro università».

L’ultimo interrogativo di Reguitti riguarda le due città capitali della cultura: «Gorizia e Nova Gorica sono laboratori d’integrazione. Qual è il suo auspicio?». «La prima volta che venni a Gorizia ero studente, c’era il filo spinato – rammenta Prodi - Oggi è uno dei pochi casi che testimonia come le cose si possano cambiare. Bisognerebbe riuscire ad attrarre simbolicamente tutti assieme per dare un significato altamente simbolico, esemplare. Questo, mi piacerebbe accadesse».

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram e Whatsapp, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione

×