I BOTTA E RISPOSTA
Estorsione e lavoratori bengalesi, Cisint ribatte: «Moretti e Bullian sudditi dell’integralismo islamico»
I due consiglieri regionali sull’inasprimento delle norme sui ricongiungimenti familiari dichiarano: «Controproducente e inumano, valorizzare la famiglia».
Picchia duro la cronaca politica monfalconese caratterizzata da numerosi botta e risposta. L’ex sindaco Anna Maria Cisint interviene rispondendo ai consiglieri regionali di centrosinistra Enrico Bullian e Diego Moretti su “pizzo islamico”, estorsione e caporalato, definendoli «sudditi dell’integralismo islamico». «Il consigliere Moretti, che si candida a governare Monfalcone, diventato il replicante e la spalla di Bullian, mostra il solito volto del difensore d’ufficio delle tesi dell’integralismo islamico anche quando il suo ruolo istituzionale imporrebbe la difesa dei principi di legalità – dichiara Cisint - si potrebbe dire niente di nuovo sotto il sole, visto che entrambi hanno sostenuto la legittimità delle violazioni delle norme urbanistiche da parte dei centri islamici, le stesse che tutti i cittadini sono chiamati a rispettare, e rimangono silenti verso le sopraffazioni delle donne e le violenze delle minori che hanno chiesto protezione ai servizi sociali».
«Dopo aver portato in delegazione addirittura all’audizione in consiglio regionale un esponente condannato per estorsione in una vicenda di caporalato, ora minimizzano anche il rischio che possa esistere uno sfruttamento sistematico della manodopera bengalese, frutto del modello dei subappalti introdotto durante il lungo periodo di amministrazione cittadina delle giunte Pizzolitto e Altran, che ho contrastato sin dall’insediamento, con tutte le minacce e i rischi personali che mi costringono alla scorta, portando a casa importanti risultati» continua l’ex sindaco. Cisint rivendica gli sforzi per «l’avvio delle assunzioni dirette di operai in Fincantieri, o la norma appena approvata che rivede le modalità dei ricongiungimenti per evitare i peggiori effetti sociali proprio a danno degli stranieri, o il provvedimento che sta per essere varato che fermerà gli abusi sulle casse pubbliche».
«Si spendono 500 milioni l’anno per pagare le prebende di extracomunitari che non sono nemmeno residenti in Italia – sostiene l’europarlamentare - dovuti agli effetti abnormi di utilizzo del welfare. Ma ciò che Moretti e Bullian non vogliono affrontare sono i nodi di fondo che riguardano il fatto che chi vive nel nostro Paese deve rispettare le nostre regole, che il nostro ordinamento deve prevalere rispetto alla legge coranica e che, come avviene per tutti i cittadini, anche le moschee e i centri islamici devono agire nella trasparenza dei finanziamenti e dei comportamenti e non possono essere zone franche nelle quali non vige la legalità e può prevalere ogni forma di estremismo e di integralismo. Nell’interesse dei monfalconesi e anche degli stranieri che intendono integrarsi rispettando le nostre leggi e che sono sempre più in sofferenza rispetto alle imposizioni di chi, nei centri islamici, guida la battaglia contro l’amministrazione comunale». «Con le loro prese di posizione i due consiglieri regionali dimostrano quale sarebbe la sorte di Monfalcone se dovessero prevalere nelle elezioni – conclude Cisint - il ritorno indietro negli anni più bui della città dell’arrivo incontrollato e non governato di altre migliaia di stranieri e della sudditanza all’integralismo islamico. L’assenza di una condanna netta da parte loro forse ha a che vedere con le foto numerose di Bullian e company a pranzi e riunioni con questi personaggi».
Fin qui Cisint. Arrivano poi le reazioni sull’aumento da uno a due anni di permanenza per poter chiedere il ricongiungimento familiare. «È una misura sbagliata, inutilmente demagogica e inumana, che ricorda quello che hanno sofferto negli anni '50 gli emigranti italiani in Belgio o Svizzera, quando si trovavano costretti a nascondere moglie e figli per non farli rimpatriare» affermano Moretti e Bullian che ritenevano la norma precedente «una misura che accelerava l'inclusione e la coesione delle famiglie sul territorio, e permetteva una serenità al lavoratore tale da poter programmare anche il proprio futuro». I due contrastano quindi un «furore ideologico sbagliato» e si dicono «esterrefatti» sul fatto che «proprio le forze politiche che più enfatizzano la famiglia come nucleo fondante della società, la considerino tale solo quando è quella italiana, mentre ciò non vale per quelle degli stranieri».
«È una condanna a una prolungata solitudine, a una dolorosa separazione forzata per i coniugi e i figli che rimarranno lontani dal genitore emigrato – proseguono i consiglieri - ricordiamo, peraltro, che il ricongiungimento familiare è un istituto che si applica solo nei casi di immigrazione assolutamente regolare, sulla quale, a parole, siamo tutti d’accordo. La norma penalizza proprio i migranti occupati che, a livello retorico, dovrebbero essere tutelati e rappresentare una risorsa per il nostro Paese». «La destra è ferma a una visione barbara verso l’immigrazione, limitata alla fornitura di braccia, ma con il minimo riconoscimento di diritti ed esigenze umane: rimane vero quanto si diceva per gli italiani emigranti, «volevamo braccia, sono arrivate famiglie» così in chiusura Moretti e Bullian.
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