èStoria premia il cinema di Marina Piperno, prima donna produttrice in Italia

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èStoria premia il cinema di Marina Piperno, prima donna produttrice in Italia

Di Lisa Duso • Pubblicato il 24 Mag 2023
Copertina per èStoria premia il cinema di Marina Piperno, prima donna produttrice in Italia

Premiata ieri sera al Kinemax, «ha lasciato impronta indelebile». Il racconto della sua vita e incontri, legati ai grandi titoli d'autore.

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Una donna che ha voluto portare avanti un cinema controcorrente, tra le prima a scoprire il velo di silenzio che copriva l’imbarazzo nel racconto del genocidio degli ebrei con il suo film esordio 16 ottobre 1943 e a fare luce su molte realtà ai margini. Marina Piperno è così entrata nel mondo del cinema e della storia italiana, di cui ha narrato nel corso della sua vita le più diverse sfaccettature. Ieri sera è stata ospite del'èStoria film festival a Gorizia, ricevendo il premio 2023 della kermesse al Kinemax con il patron Adriano Ossola, Luigi Faccini e Paolo Lughi.

“Prima produttrice donna nell’ambito del cinema italiano - ha introdotto Ossola - ha attraversato il secondo Novecento arrivando ai giorni nostri intrecciando la passione totalizzante verso il cinema e l’impegno civile con una finezza intellettuale e una straordinaria umanità”. Ed è per questa sua “impronta indelebile lasciata nel cinema italiano d’autore” oltre che la “lezione professionale irripetibile tramandata a chi le si è affiancata nel tempo” che Ossola le ha ufficialmente consegnato il premio. Con il marito Luigi Faccini al suo fianco, in una sala purtroppo quasi vuota, ha poi intrecciato un dialogo con Paolo Lughi, narrando diversi episodi della sua carriera cinematografica.

“Una regista che si caratterizza per un cinema difficile, che è sempre andata controcorrente” ha spiegato Lughi, sinceramente colpito dalla forza e determinazione della donna accanto a lui, di cui a più riprese ha sottolineato la forza e la determinazione di voler portare sullo schermo un cinema etico, che non si limitasse al guadagno facile ma che volesse andare oltre quella patina dorata fatta di profitti e successo. Fare un cinema che lasciasse qualcosa e che comunicasse agli spettatori importanti messaggi, spaziando dai problemi sociali ai temi politico-storici: dal colonialismo alla realtà svelata dei manicomi, in una lezione che ben riceve l’“eredità artistica di Pier Paolo Pasolini”.

“Ho sempre voluto fare un cinema legato con la realtà, non mi è mai interessato il cinema-spettacolo di intrattenimento - ha chiarito la regista -, era anche un’epoca in cui c’era molte più voglia di essere persone, non soltanto dei registi o sceneggiatori: le tematiche venivano scelte con un intento di, usando una parola grossa, salvare il mondo”. È così che il suo obiettivo fu quello di fare un cinema utile: questo ad un costo, si intende, perché i ricavi di film commerciali sono sicuramente molto più proficui di un cinema che vuole affrontare temi maggiormente di nicchia.

Non sono infatti mancati i problemi, legati alle tematiche forti e ai pochi fondi a disposizione, che hanno determinato anche la perdita della collaborazione con Gian Maria Volontè e Harvey Keitel. “Gian Maria Volontè si era mostrato interessato, poi è scomparso” ha ricordato Piperno, che ha ricondotto la scelta ad una carriera in salita e che sarebbe stata messa in difficoltà dal tema molto forte di Sierra Maestra, un film che cerca di snocciolare tanto il tema della rivoluzione e repressione in America Latina, quanto portare avanti una critica verso l’immobilismo della cultura di sinistra del tempo.

Anche l’attore statunitense Harvey Keitel aveva manifestato la volontà di recitare nel film Inganni sul poeta Dino Campana, ma pur rendendosi oltretutto disponibile a dimezzare la paga, avrebbe comunque consumato tutti i fondi destinati alla realizzazione dell’intero film. Luigi Faccini ha voluto anche ricordare l’episodio di quando Marina Piperno, per cercare di trovare i fondi per ingaggiare l’attore andò dal grande dirigente della rai Paolo Valmarana, che rispose solamente: “Non gliene frega un cazzo a nessuno del poeta matto in manicomio”.

Nonostante i molteplici ostacoli, la coppia è riuscita a scalfire un profondo segno nella storia del cinema italiano, che ancora non si è concluso: hanno infatti anticipato la realizzazione di un “film sul film”, che sarà montato riutilizzando le scene di Sierra Maestra scartate dal regista Ansano Giannarelli, per notarne gli errori e cercare di scavare ancora più a fondo.

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