L'estasi di Dante nel cielo, Elio Germano porta il suo Paradiso a Gorizia

L'estasi di Dante nel cielo, Elio Germano porta il suo Paradiso a Gorizia

la recensione

L'estasi di Dante nel cielo, Elio Germano porta il suo Paradiso a Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 14 Feb 2023
Copertina per L'estasi di Dante nel cielo, Elio Germano porta il suo Paradiso a Gorizia

Ieri sera lo spettacolo per Verdi Racconta, nessuna spiegazione ma solo le parole di Dante davanti l'Assoluto.

Condividi
Tempo di lettura

Luci e suoni, parole ed eco. Bastano pochi elementi a Elio Germano (nella foto) per dare forma e sostanza alle parole scritte da Dante Alighieri quasi sette secoli fa, raccontando non la discesa negli abissi infernali bensì l’ascensione estrema al cielo e ciò che lo sovrasta. Tutto questo in Paradiso XXXIII, spettacolo dove nulla è spiegato, che ieri sera ha fatto tappa al Teatro Verdi di Gorizia. Una pièce nata come lettura scenica del celebre canto della Commedia in occasione dei 700 anni dalla nascita del Sommo poeta.

Sul palco, l’attore - accompagnato dagli archi di Ambra Chiara Michelangeli e Laura Bisceglia e dalla console di Teho Teardo - porta lo spettatore dentro le pagine e le terzine vellutate di assoluto. È l’immagine estasiata del narratore che, seguendo San Bernardo, cerca Beatrice ma soprattutto l’Assoluto, in una sua rappresentazione che nemmeno le parole riescono a descrivere. Lo fanno in parte i suoni e colori, accesi e spenti, fulminei e rilassati, mentre la musica elettronica si mischia alla viola e violoncello.

Si inizia nel profondo dell’oscurità in cui Germano è immerso. Sopra di lui solo le stelle lontane, che Dante ambisce a raggiungere, ma si deve ancora aprire la sfera celeste per permettergli di avvicinarsi a quel mondo. I versi del terzo libro dell’opera più famosa di sempre non sono più parole, si mescolano al suono prendendo le forme di un'ode lontana, quasi cavernosa. Serve del tempo prima che il Poeta, e chi lo segue nella lettura e nello spettacolo, possa arrivare allo soglie della dimensione ultraceleste, dominata dalla luce.

Quasi impossibile fissare la parete, frutto di una suggestiva scenografia firmata da Simone Ferrari e Lulu Helbaek, che nei fatti non c’è: il gioco di luci e videoproiezioni trasforma il vuoto in un insieme di effetti. Chi siede nel pubblico non può fare altro che affidarsi alla voce dell’attore, come in un atto di fede dove anche Dante non può esprimere appieno la magnificenza di ciò che vede. Di definito ci sono solo le stelle lontane, belle quante immateriali e spirituali. I colori caldi e freddi si alternano all’estasi del narratore.

Lui stesso ha portato in scena quest’opera per la prima volta alla presenza del presidente Sergio Mattarella a Ravenna: era il settembre 2020, in apertura delle celebrazioni del 700esimo anniversario della nascita di Alighieri. A due anni di distanza, è arrivato a Gorizia nel ciclo Verdi Racconta. Se l’amore è insieme strumento di Dio, spinta, moto e meccanismo dell’Universo intero, allora non si può altro che rimanere sbigottiti e abbagliati di fronte alla visione dell’Altissimo. Termini assoluti che trovano enfasi nella recitazione di Elio Germano.

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione

×