Capitale cultura, il racconto di Novi Sad a Gorizia: «Cambiata la città»

Capitale cultura, il racconto di Novi Sad a Gorizia: «Cambiata la città»

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Capitale cultura, il racconto di Novi Sad a Gorizia: «Cambiata la città»

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 10 Mag 2023
Copertina per Capitale cultura, il racconto di Novi Sad a Gorizia: «Cambiata la città»

A chiudere la prima giornata del Festival del Cambiamento è stata la direttrice del programma di Ecoc 2022, i consigli per Gorizia.

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In un programma ricco di ospiti di alto profilo nazionale e internazionale, la seconda edizione del Festival del Cambiamento – promosso dalla Camera di commercio Venezia Giulia in collaborazione con il forum The European House-Ambrosetti – non poteva non riservare uno spazio anche alla Capitale europea della cultura. Questo pomeriggio, nella Sala Verdi di Palazzo de Bassa a Gorizia, è venuta a condividere la propria esperienza la direttrice del programma Epk Novi Sad 2022, Sara Vuletić, che potremmo considerare come l’equivalente di Gorazd Božič per Go! 2025.

È una storia interessante, quella di Novi Sad, per tanti aspetti che la legano a Gorizia. Capoluogo della Voivodina serba, la città nasce nel XVI secolo all’interno dell’impero asburgico e si sviluppa “sul bel Danubio blu” fino a diventare nota come l’Atene serba (Srpska Atina), per l’influenza politica e culturale che esercitava nell’area. E sempre come Gorizia, è stata uno storico crocevia tra più popoli europei, tra cui tedeschi, slavi, ungheresi e rumeni. Oggi conserva ancora un’atmosfera tipicamente mitteleuropea e rappresenta un importante centro multiculturale: le sue lingue ufficiali sono il serbo, l’ungherese, lo slovacco e il ruteno.

«Secondo il piano originario, saremmo dovuti essere Capitale europea della cultura nel 2021 – ha subito spiegato la manager –, ma a causa del Covid è stato deciso di posticipare al 2022». Anno che ha prodotto grandi risultati per la città serba, non solo in termini di visitatori, battendo i record degli ultimi vent’anni già nel mese di maggio, ma anche per il proprio lascito sul territorio. Così ha poi proseguito Vuletić: «Oltre 40mila metri quadri sono stati rinnovati per ospitare nuove strutture culturali, andando a recuperare soprattutto alcune strutture industriali che versavano in forte stato di degrado».

«Oltre seimila artisti sono venuti in città da tutto il mondo per partecipare ai 3.500 eventi organizzati l’anno scorso. Inoltre, per la prima volta in trecento anni, è stato riqualificato anche il borgo intorno alla fortezza cittadina». Molto evocativa anche la scelta del simbolo per rappresentare concettualmente i quattro valori su cui si è sviluppato il programma: il ponte, essendo la città attraversata proprio dal fiume simbolo della Mitteleuropa. Quattro ponti, quindi, per indicare ciascuno diversi obiettivi da sviluppare o valorizzare, che sono la Diversità, la Libertà, l’Amore e la Speranza.

«Tra le ragioni che hanno spinto questa città a candidarsi – ha infine aggiunto sempre Vuletić – c’è anche il fatto che, nonostante la Serbia sia ancora fuori dall’Unione europea, in questo modo Novi Sad rimarrà per sempre nella mappa ufficiale delle Capitali europee della cultura». Non solo per rivendicare, quindi, quel forte legame storico e culturale con il resto dell’Ue, ma per strizzare anche l’occhio, con quel quarto “ponte” del progetto appena esposto, proprio alla speranza in un futuro di maggiore integrazione nel continente europeo.

Foto Daniele Tibaldi

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