L'esempio di Franca Viola che cambiò l'Italia, la sua vita a èStoria

L'esempio di Franca Viola che cambiò l'Italia, la sua vita a èStoria

a gorizia

L'esempio di Franca Viola che cambiò l'Italia, la sua vita a èStoria

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 28 Mag 2023
Copertina per L'esempio di Franca Viola che cambiò l'Italia, la sua vita a èStoria

L'evento oggi all'Ugg, la storia della donna che si schierò contro il matrimonio riparatore e aiutò a cambiare la legge sul matrimonio riparatore.

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Ancora una volta una donna, il suo coraggio, la sua forza. Questa non è una storia come tante. È la storia di una donna che ha cambiato il mondo, e come ha scritto il poeta Ignazio Buttitta nei versi musicati da Otello Profazio, “sono le piccole cose/che cambiano il mondo/e da quadrato lo mutano in tondo”. Ad aprire la conferenza oggi a Gorizia su Franca Viola, nel programma di èStoria, è stato però Damiano Damiani, scomparso nel 2013, con “La moglie più bella”.

Una serie di sequenze significative attraverso cui Valeria Palumbo ha voluto sintetizzare la vicenda di Franca, prima donna che rifiutando il matrimonio riparatore cambiò la storia d’Italia; una narrazione che si svolge fra il ’65 e il ’66 e prosegue con il conseguente processo. A fornire l’inquadramento storico è Marco Cuzzi, docente si storia contemporanea all’università Statale di Milano, che mostra un’Italia ancora arretrata: “Spesso i film americani degli anni ’60 ci mostrano New York e le grandi città americane già sviluppate, ma in Italia era ben diverso”, in quanto erano ancora diffusi “problemi ancestrali di igiene”.

Nel centenario dell’unità d’Italia la popolazione contava 50 milioni di abitanti, di cui solo l’1% era laureata. Il 13% della popolazione era analfabeta, mentre il 53% non era attiva. La Sicilia, appena uscita dal milazzismo, rappresentava la regione più arretrata, con ben il 60% degli abitanti di Trapani impiegati nell’agricoltura. “È l’ultima parte della legislatura diretta da Moro, che porterà poi al ’68 e alla sfortunata unificazione socialista”, prosegue Cuzzi. “Nel ’63 è nato il polo petrolchimico di Gela, a Melfi era sorta la Fiat, ma la Sicilia resta una regione agricola”, dove purtroppo la mafia “sta facendo un salto di qualità prima del colpo di stato corleonese: è quella dei Greco, della famiglia di Vincenzo Rimi, che ha organizzato a Palermo l’incontro con Cosa Nostra americana. Inizia una nuova fase della mafia imprenditoriale”.

Ma veniamo ai protagonisti della vicenda. Filippo Melodia è il nipote di Vincenzo Rimi, che “mette gli occhi su Franca”, allora quindicenne. È “il classico ragazzo violento, che inizia a frequentare la famiglia Viola”. La ragazza scopre che ha rubato una motocicletta, “ne parla con la madre e chiede di poter interrompere il fidanzamento”, con il consenso del padre. Melodia è costretto ad abbandonare Alcamo. Torna nel ’65, “per ristabilire la propria onorabilità”, desidera Franca “più per capriccio, deve poter dire ‘è mia’”. Tredici uomini fanno irruzione a casa della ragazza, il fratellino si aggrappa alla sorella e viene trascinato via.

La giovane verrà condotta in un casolare, “violentata due o tre volte da Melodia” e quindi trasferita nell’abitazione della sorella, “per concludere la paciata”.

Qui entra in gioco la volontà del padre Bernardo, il quale rifiuta di piegarsi al vile patto. Finge di accettare il matrimonio, ma nel frattempo denuncia il rapimento, perché “Bernardo è il contadino cocciuto di ‘Fontamara’, testardo come il personaggio di Ignazio Silone”, prosegue Cuzzi. E tuttavia la violenza sessuale era considerata reato contro la morale, non contro la persona. “Il terzo personaggio è l’articolo 544 del codice penale”, che stabiliva come il matrimonio riparatore cancellasse “il ratto ai fini del matrimonio”. Nella retorica narrativa il celebre “Ratto delle sabine”, dipinto da Nicolas Poussin o Pietro da Cortona, raffigura uno stupro.

E anche se la donna non è stata sfiorata, se il ratto non viene “sanato” con il matrimonio, la donna rapita viene considerata una prostituta. Certo, in questo periodo di travaglio l’Italia si va svegliando: al liceo Parini di Milano “la zanzara”, il giornalino degli studenti, ci mostra un paese che sta uscendo dal silenzio clericale. In Sicilia ritroviamo due anime politiche e culturali: da un lato l’Ora di Palermo – che si occupa di mafia in modo scientifico - diretto da Mauro de Mauro, poi ucciso con la lupara bianca; dall’altra Il giornale di Sicilia, “sonnecchioso, moderato, legato alle tradizioni”.

Entrambi sono contrari a Melodia, ma mentre Il giornale si concentra su Bernardo, L’Ora evidenzia il coraggio di Franca, la sua ribellione. I giornalisti si meravigliano, però, di fronte all’affermazione della ragazza, che ammette “E’ già mio marito”, perché “sta aprendo gli occhi su secoli di tradizione. Il marito è colui che l’ha penetrata contro la sua volontà”. I quotidiani italiani sono concordi nel condannare i 13 uomini. Melodia si trasferisce a Modena, dove apre una carrozzeria, e dove sarà ammazzato per vendetta dalla mafia. Negli anni ’70 l’Italia sta cambiando, nonostante “il concetto mercantile della donna” sia ancora in auge.

Franca rappresenta l’inizio straordinario di questa stagione di cambiamenti, perché con umiltà e coraggio ha saputo portare il proprio “no” alla ribalta, risvegliando molte altre donne, come ricorda una signora anonima che le scrisse: “Il tuo coraggio fa sentire me cento volte più disgraziata, perché non ho saputo dire di no. Il suo fu solo un capriccio, di me si stancò presto; mi ha trascurata e tradita, sono la sua schiava da 16 anni”. Fu solo il 5 agosto del 1981 che l’articolo 544 venne abrogato dal 442, quando la violenza sessuale diverrà un reato contro la persona. Un percorso lungo, “con tempi di digestione lunghissimi”.

Dove ancora oggi la donna è troppo spesso vittima di femminicidio, pagando con la propria vita il suo essere madre e sposa. Un percorso in cui tutti dobbiamo lasciarci coinvolgere, perché “sono le piccole cose/ che cambiano il mondo”. Affinché quelle scarpe rosse nelle piazze siano solo un ricordo, e per restituire all’universo femminile dignità e diritti.

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