L'epopea di Giovanna D'Arco secondo Barbero, in centinaia stregati a Gorizia

L'epopea di Giovanna D'Arco secondo Barbero, in centinaia stregati a Gorizia

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L'epopea di Giovanna D'Arco secondo Barbero, in centinaia stregati a Gorizia

Di Lisa Duso • Pubblicato il 28 Mag 2023
Copertina per L'epopea di Giovanna D'Arco secondo Barbero, in centinaia stregati a Gorizia

In tantissimi rimasti fuori dalla Tenda Erodoto per ascoltare lo storico, il racconto della donna guerriera francese passata alla storia.

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Come ogni anno, non è mancata la presenza del più atteso ospite del festival èStoria di Gorizia: lo storico Alessandro Barbero. “Giovanna d’Arco è uno di quei personaggi che ci vengono in mente quando pensiamo a donne che nonostante tutto, in una società in cui i ruoli della donna erano ristretti e limitati, hanno fatto cose straordinarie” ha esordito l'ospite nella Tenda Erodoto, circondata da una folla di persone. Così tante che, forse per il caldo, due persone hanno richiesto il soccorso dell'ambulanza. Parliamo del periodo del 1400, quindi al sopraggiungere della fine del Medioevo.

“Non aveva fatto cose straordinarie rispetto alla sua epoca, ma aveva però compiuto qualcosa di inconcepibile anche nel nostro mondo di oggi”. Basti pensare a quale potrebbe essere, oggi, la reazione di cittadini o uomini politici, in un grande paese impegnato in una guerra, alla notizia che vi sia una giovane ragazza di diciassette anni che sia stata scelta da Dio per prendere il comando dell’esercito nazionale e vincere la guerra. “Che ciò avvenne non è solo stupefacente nel Medioevo, ma sarebbe straordinario in qualsiasi epoca”, ha spiegato Barbero.

“Ha chiesto e ottenuto di comandare in guerra l’esercito del suo re, ha combattuto, vinto il nemico e lo ha fatto vestita da uomo”, e fu quest’ultimo l’unico elemento che, ai tempi odierni, potrebbe essere ciò che meno scandalizzerebbe o anzi, potrebbe semplicemente passare inosservata, ma, nell’epoca in cui visse la protagonista di questa narrazione, era invece la cosa più difficile da accettare. Sentire delle voci e convincersi che si parli con Dio non era una condizione considerata impossibile: esistevano addirittura procedure per verificare ed esaminare la veridicità o meno delle testimonianze che venivano riportate da chi testimoniava il legame con le divinità.

Strano forse a dirsi, ma era un fenomeno che si potrebbe definire diffuso, ed erano “quasi tutte donne le persone che vivevano questo tipo di esperienza”. Sicuramente però, che a comandare un esercito ci fosse una donna era una cosa “mai vista e sentita”, e che certo non poteva passare inosservata: anche se, forse per il paradosso che comportava tale situazione, “non era nemmeno una cosa vietata, era solo una cosa mai vista”. Perfino la capacità profetica era accettata, specialmente per una donna, essendo “fenomeni tanto frequenti quanto la crisi della società”, e gravissima era, al tempo, la crisi vissuta dalla società francese.

Invece, vestirsi da uomo, “era l’unica cosa che violava un divieto espresso: era vietato dalla religione cristiana perché - sta scritto nella Bibbia - era vietato alle donne vestirsi da uomo come agli uomini vestirsi da donna”. Forse incredibile, ai nostri occhi, che sia stato proprio quest’ultimo elemento - il vestirsi da uomo, ancor più dell’essere un guerriero e di combattere a capo di un esercito o di aver sentito delle voci che l’hanno indirizzata nelle sue azioni – ad averne determinato la condanna a morte, perché “impossibile da legittimare”. Parlava chiaro il passo del Deuteronomio nello spiegare che ogni donna che si vestirà da uomo o viceversa sia “abominevole presso Dio”.

Era una Francia che si accingeva alla fine della sanguinosa guerra dei cent’anni, in un eterno diverbio tra Francia e Inghilterra per l’erede legittimo al trono di Francia. Anni durante i quali la disperazione è a livelli talmente alti che, nonostante i moltissimi dubbi, le numerose messe alla prova e malgrado i molti scettici, la figura di Giovanna d’Arco emerse, e anzi irruppe nella storia, per lasciare in essa un segno indelebile.

Così il magistrale Barbero ha incantato il pubblico per un’intera ora: dai più giovani fino ai più anziani, nel più profondo silenzio e con gli occhi sbarrati ad ascoltarlo, gli astanti non hanno potuto non applaudire in segno di un fragoroso ringraziamento a chi, anche quest’anno, ha ricordato la bellezza della storia e di come anch’essa possa meravigliare e stupire chiunque se ne senta partecipe.

Foto Daniele Tibaldi

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