L'editoriale
Un Natale con un'umanità più viva e più vera
Guardando alla tenue nebbia illuminata dalle luci natalizie viene da parafrasare Quasimodo, «ed è subito Natale».
“Cosa scriverò nell’editoriale di Natale?”. Me lo sono chiesto per giorni, rimandando l’appuntamenti di giorno in giorno, di ora in ora. In questa festa che va, quasi, a chiudere il 2022 mi sembra ancor più necessario, rispetto agli anni passati, dare una lettura più decisa e meno generalista. E, invece, alla soglia dello stesso Natale, i pensieri si fanno più ordinati seppur il desiderio di dar loro maggiore forma e sostanza è palpabile. Una prolusione, questa, per cercare di trasmettere prima di tutto il cruccio di non riuscire, per un volta, ad aver pensato a un titolo sul quale basare l’intero testo, a un brano musicale da poter utilizzare come sfondo in una sorta di sinestesia uditivo-letteraria, a una persona cui dedicare, idealmente, tutte le lettere, le parole, le frase battute.
Eppure, questo Natale 2023, pieno di problemi dei quali abbiamo costantemente scritto in questi mesi, dal rincaro delle bollette a quello del carburante, dunque un caro-vita ancor più marcato, fino alla guerra che non cessa e alle preoccupazioni, in generale, di un territorio che vede i mesi scorrere verso il 2025 senza ancora, diciamocelo, le idee totalmente chiare, lo immagino esattamente come una fotografia.
La stessa che avrei voluto scattare, ma che mi sono tenuto nella mente e nel cuore, uscendo dall’ufficio e camminando per qualche metro al freddo della notte della vigilia, con una leggera nebbia che esiste solo perché colpita dai barbagli di fioche luci natalizie o dai lampioni della strada. Ecco: un Natale che pare ancora più freddo nella solitudine di ciascuno. Sembra di leggere, tra le righe, quella nota poesia di Salvatore Quasimodo: “Ognuno sta solo sul cuore della terra”, ma non trafitti da raggi di sole, bensì da artificiali lampadine. Nella difficoltà, dopo due anni di restrizioni di vario genere, a riprendere la socialità, guardarsi negli occhi e abbracciarsi sembrano gesti quasi difficili. Eppure, in un Natale così, obbligatori.
Il mestiere del giornalista porta, sovente, a porsi domande anche di tipo sociale, a osservare cosa accade attorno a sé anche da un punto di vista diverso da quello della cronaca, della cultura, dello sport o dei vari generi di articoli. Ecco, la speranza che mi faccio e che spero di poter portare è quella di vivere nuovamente un Natale autentico.
Me l’ha fatto capire ancor di più la richiesta di un amico proprio la vigilia, il 24, il quale, conoscendo la mia passione per la musica sacra, mi ha domandato un aiuto nel sostenere il canto in una delle celebrazioni di una casa di riposo di Gorizia. Ho accettato, nella quasi inutilità della mia presenza in quel luogo. Eppure, il calore dato dagli anziani ospiti, unito al breve messaggio del sacerdote, un monsignore del capitolo metropolitano, mi hanno cambiato la visione della giornata. “Vorrei parafrasare Quasimodo – e forse qui, ecco, la citazione di prima, nda – dicendovi «ed è subito Natale»”. Questa festa giunta, almeno per me, di colpo nel panorama del quotidiano, sia sprone per guardare al 2023 con un’umanità rinnovata, viva, vera. E che il Natale non sia il giorno nel quale vedere la bontà in se stessi e negli altri per poche ore ma l’eccezione del riconoscerla, vivendola per tutto il resto dell’anno.
Buon Natale! Vesele božične praznike! Frohe Weihnachten!