L'editoriale
EDITORIALE - Comunicare in emergenza e comunicare l'emergenza: obiettività nei messaggi
Sia come comunità civile ma anche amministrativa e politica, non dobbiamo dimenticare, anzi lavorare per migliorare e ricostruire insieme, senza ideologie.
"Laudato si’, mi’ Signore" cantava san Francesco d’Assisi. In quel bel cantico, il poverello di Assisi, ci ricordava che la nostra casa comune è pure - in verità - una sorella, con la quale tutti noi condividiamo l’esistenza, e come una madre gioiosa che ci accoglie tra le sue braccia. "Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba" continuava il santo d' Umbria. Quanto è attuale questo messaggio a pochi giorni dal disastro che ha colpito il Carso di casa nostra e non solo.
Le sofferenze vissute dalla natura, ma che abbiamo provato pure sulla nostra pelle e sui nostri polmoni, sono state notevoli, pesanti e sconcertanti. Una settimana di passione, quella appena trascorsa che dovremo tener bene a mente a causa dei danni alla salute e di quelli economici che ha provocato. Sia come comunità civile ma anche amministrativa e politica, non dobbiamo dimenticare, anzi lavorare per migliorare e ricostruire insieme, senza ideologie. Mentre sono ancora in corso le doverose indagini su quanto accaduto, abbiamo ricevuto e dato notizia del messaggio dell'arcivescovo di Gorizia Carlo Roberto Maria Redaelli. Anche la sua lettera ci ha invitati e richiamati alla tutela della casa comune che è il creato.
Per citare ancora una volta Papa Francesco poi, vi invito a tenere presente anche questa frase: "Niente di questo mondo ci risulta indifferente". Osserviamo allora questa frase come un comandamento nuovo, un atto di indirizzo, un suggerimento per mettere in pratica azioni concrete. Tornando al cantico di San Francesco che parla di "sorella Terra", vediamo che essa protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. "Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori - scrive ancora Papa Francesco - autorizzati a saccheggiarla". Non è così invece.
E ancora il Santo Padre: "La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che 'geme e soffre le doglie del parto' (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora".
Le valutazioni di merito - che giustamente l'opinione pubblica deve chiedere anche ai giornali oltre che alla classe politica - quindi ci sono. Eccole. Ve ne ho offerte alcune. Sono solo poche citazioni di una grande enciclica sociale di estrema attualità che ci indicano la strada da non perdere di vista e non sottovalutare. Il bene comune è anche questo: un mondo da amare.