l'intervista
L'economista Cottarelli a Gorizia: «Zes e logistica, servono investimenti»
Per il già direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, «il Pnrr è stato uno strumento per mettere più soldi al Sud che nel resto d'Italia».
«Io non credo moltissimo alle Zone economiche speciali (Zes, ndr), però è anche vero che siccome le zone di confine sono in concorrenza, ci deve essere qualche aggiustamento». L’economista Carlo Cottarelli ha commentato così, ieri pomeriggio a Gorizia, la misura tanto attesa sulle aree di frontiera e più volte invocata dalla politica locale. Ospite dell’Università di Trieste presso l’Aula magna del Polo di via Alviano, il già direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale si è soffermato su diversi temi economici.
«Tutto il Sud Italia ora è diventato Zona economia speciale - ha sottolineato Cottarelli - e adesso vedremo se questa cosa funziona». Per il professore di Fiscal macroeconomics all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, la misura comunque «serve a compensare il fatto che, essendo il confine un qualcosa che può essere passato molto facilmente, c’è un travaso di attività da un’area un’altra non c’è uno strumento che renda più omogenee le cose». Non è questo, quindi, «il vero motore della crescita».
Sempre sul confine, rimane aperta la partita per la logistica su portuali e trasporti con la Zona logistica semplificata, guardando all’area di Trieste ma anche alla stessa Gorizia con il suo Interporto. Su questo, il Nordest può avere un nuovo ruolo all’interno dell’economia italiana? «Sì ma il problema è fare gli investimenti adeguati. Non so esattamente quanti soldi metta il Pnrr in quest’area, ma anche questo è stato uno strumento per mettere più soldi al Sud che in altre parti del Paese. Non so se l’obiettivo sarà raggiunto anche per il Nordest».
Di certo, questo è un settore «estremamente importante». Guardando poi alle sfide interne al mercato comune europeo, «il nostro problema principale è investire di più in capitale umano. In tutte le aree, incluso il Nordest. Alla fine è nell’investimento sulle persone che si fa la differenza nel lungo periodo. Sto parlando di scuole e pubblica istruzione, invece negli ultimi 15 anni - un po’ in tutta Italia - abbiamo investito troppo poco in queste aree». C’è poi l’aspetto interno, con le Autonomie regionali tornato ad accendersi.
Ieri, infatti, il disegno di legge governativo per l’autonomia differenziata è stato approvato dal Senato. «È un processo lungo che si sta avviando. Sulle responsabilità di gestire queste 23 nuove aree, sarà una differenza che si farà sentire subito. In termine di soldi, il processo è molto più lento perché quello che viene fatto fondamentalmente è cedere una parte della base imponibile alla Regione. Se questa, da lì in poi, cresce più rapidamente delle altre, quei soldi rimangono lì ma prima che si creino grossi squilibri passerà molto tempo».
Foto Tibaldi
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