Ecco l'Onconauti Center a San Canzian d'Isonzo, «serve rete con ospedali»

Ecco l'Onconauti Center a San Canzian d'Isonzo, «serve rete con ospedali»

IL RISULTATO

Ecco l'Onconauti Center a San Canzian d'Isonzo, «serve rete con ospedali»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 10 Giu 2023
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Presentate ieri le iniziative nel nuovo centro che opererà sul territorio a favore dei lungo-sopravviventi, il 6% della popolazione italiana.

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L’associazione Onconauti è stata presentata ieri sera alle 18.30 a San Canzian d’Isonzo in via Trieste 41, dove – come annunciato nel marzo scorso - ha avuto luogo l’inaugurazione della prima sede dell’Onconauti Center. Il gruppo che ha sede principale a Bologna e opera ormai in sette regioni italiane, nato con l'obiettivo di sensibilizzare la comunità e le istituzioni nello sviluppo di percorsi innovativi di riabilitazione olistica integrata, tramite l’utilizzo di tecniche mente-corpo, per i pazienti oncologici lungo sopravviventi in follow up cioè in osservazione - gli Onconauti - e i loro familiari.

Questi costituiscono ormai il 6% della popolazione italiana. All’incontro erano presenti il dottor Stefano Giordani, oncologo e direttore scientifico dell’associazione, Silvia Gheorghita, presidente dell’associazione e Giorgia Deiuri, che ha deciso di aprire la prima sede associativa sul territorio bisiaco. A parlare della sua diretta testimonianza c’era l’onconauta Daniel Fiorelli, autore del libro autobiografico "Infine la luce". In apertura d’incontro, è stata Deiuri, laureata in marketing sociale, a presentare brevemente gli ospiti e la storia dell’associazione che aveva conosciuto durante i suoi studi universitari a Bologna.

“Giorgia ci dà un contributo importante dal punto di vista sociale – sono state le parole di Giordani – noi ci occupiamo della fase di transizione che esiste tra cura oncologica e guarigione. Questo è un periodo importante dove si manifestano gli effetti collaterali dei trattamenti sostenuti, si vivono le ripercussioni della malattia sulla vita della persona o ci possono essere le cosiddette ricadute. Intendiamo quindi offrire un percorso di riabilitazione integrata, ma ci occupiamo anche della pre-abilitazione all’intervento chirurgico oncologico e di reinserimento lavorativo del paziente”.

La community solidale di Onconauti si occupa anche di ricerca ed è convenzionata con molte realtà come l’Inail e varie Asl italiane, gode del patrocinio di enti pubblici e università che sostengono le sue iniziative. Cos’è la riabilitazione integrata oncologica? È un modello – come detto - riabilitativo olistico innovativo che integra le tecniche mente – corpo e l’insegnamento volto al miglioramento dello stile di vita, a interventi sanitari, tenuto conto di studi ed evidenze scientifiche, lungo tutto il periodo post intervento, con l’obiettivo di rendere le persone proattive, quindi collaborative nel migliorare il proprio benessere. Le persone che in Italia ogni anno terminano le cure oncologiche sono più di 3 milioni.

“Più della metà di queste persone, che quindi hanno avuto un tumore o quelle che si stanno curando – ha spiegato il dottor Giordani – diventano onconauti. Noi le seguiamo nella fase di follow up quando emergono disturbi cronici conseguenti alla malattia, quando si evidenziano disturbi psico cognitivi e nelle fasi di recidiva della malattia. Quello su cui noi insistiamo perché lo riteniamo fondamentale, è agire sullo stile di vita dei lungo sopravvissuti con il controllo dell’alimentazione, la pratica dello sport, il contrasto alla sedentarietà. Agire sulle pratiche mente corpo significa perciò normalizzare le caratteristiche fisiologiche di queste persone, offrendo percorsi standard di Yoga mindfullness, consulenze di nutrizionisti e psicologi, fisioterapia, riflessologia facciale, agopuntura, Shiatsu e molto altro”.

Questa riabilitazione integrata migliora la vita del paziente, porta a riduzioni del dolore del 50%, dello stress per l’87%, contribuisce a migliorare la forma fisica e a ridurre fortemente i disturbi dell’umore. La presenza e l’azione di Onconauti dovrà necessariamente poter contare sulla costituzione di una rete di collaborazioni attive sul territorio con azienda sanitaria e realtà associative. “Ogni persona – ha affermato la presidente Gheorghita – può diventare socio. Le nostre attività forniranno intereventi mirati e personalizzati. Intendiamo costruire una rete tra ospedali e territorio. Dobbiamo poter fornire al paziente una nuova ottica, un percorso strutturato possibile”.

A parlare della sua diretta esperienza da onconauta è stato Daniel Fiorelli che per tre volte si è ammalato di linfoma di Hodgkin, una forma di tumore del sistema linfatico che si origina dai linfociti e che più frequentemente coinvolge i linfonodi della metà superiore del corpo. “L’accompagnamento dei malati è necessario e dondamentale anche dopo la guarigione – sono state le parole di Fiorelli - io devo molto a questa associazione che assiste anche i familiari di chi soffre di forme tumorali. Dopo il mio percorso, ho scritto il libro 'Infine la luce' e ho raccolto fondi a favore dell’Ail per aiutare la ricerca”.

All’incontro era presente anche la dottoressa Marta Calligaris, responsabile per l’area del Basso Isontino delle cure palliative e dell’hospice dell’ospedale di Monfalcone. Assieme a lei, ha partecipato la dottoressa Laura Redivo che ricopre lo stesso incarico nell’area dell’Alto Isontino. “Bisogna combattere l’ignoranza sociale – sono state le parole della dottoressa Calligaris – pensiamo insieme a come integrare e unire questo Centro e Asugi". “Trovare connessioni sarà necessario per crescere e lavorare insieme” così Deiuri in chiusura. Un processo è stato avviato, ora sarà necessario garantirne un fruttuoso futuro al servizio di tutti.

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