La storia di Gorizia divisa in oggetti e ricordi, ecco il Museo del Rafut

La storia di Gorizia divisa in oggetti e ricordi, ecco il Museo del Rafut

l'apertura

La storia di Gorizia divisa in oggetti e ricordi, ecco il Museo del Rafut

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 11 Gen 2023
Copertina per La storia di Gorizia divisa in oggetti e ricordi, ecco il Museo del Rafut

Le visite nei weekend, il nuovo spazio si unisce al Museo del Contrabbando sul versante sloveno del confine.

Condividi
Tempo di lettura

Sarà inaugurata questo sabato, alle 15, la mostra “Lasciapassare/Prepustnica” del valico di via del Rafut. L'esposizione, realizzata con il fondamentale contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, è stata allestita sia all’interno che all’esterno della struttura che un tempo ospitava la dogana italiana ed è stata illustrata questa mattina ai media con una visita a cui hanno partecipato, in anteprima, autorità civili e militari. Il tutto è stato ideato da Rossana Puntin, responsabile del Servizio Cultura del Comune di Gorizia, in collaborazione con l’associazione Quarantasettezeroquattro, che ha curato l’attività di ricerca storica.

Come ha voluto rimarcare il sindaco Rodolfo Ziberna durante la presentazione, “si tratta di un luogo suggestivo, perché strettamente legato alla memoria e all’esperienza di tanti concittadini”. Esperienze anche piuttosto recenti, se si considerano gli anni della pandemia. Infatti, stando a un aneddoto raccontato dal primo cittadino con ironia e un leggero imbarazzo per la presenza di vari rappresentanti delle forze dell’ordine, questo valico era stato più volte il luogo di incontri semi-clandestini con il suo omologo di Nova Gorica, Klemen Miklavič, per evitare di dover discutere attraverso la rete che aveva diviso in due la piazza della stazione Transalpina.

Niente di comparabile, però, con gli anni successivi a quella famigerata “linea bianca”, decisa a Parigi nel febbraio del 1947, che avrebbe rappresentato la frontiera tra Italia e Jugoslavia per diversi decenni, fino all’indipendenza della Slovenia nel 1991. Proprio in via del Rafut era situata, per esempio, la casa divenuta celebre per essere stata separata dalla propria stalla, essendosi ritrovata dall’oggi al domani proprio a cavallo del nuovo confine di Stato. L'obiettivo della mostra fotografica e multimediale è proprio quello di raccogliere e raccontare la pluralità delle memorie di una comunità risvegliatasi “di frontiera” nel secondo dopoguerra.

“Sensibilità diverse – ha spiegato il presidente di Quarantasettezeroquattro, Alessandro Cuttarin – che non sono state messe in contrapposizione, essendo tutte da ritenersi giuste”. Si tratta di “un mosaico di storie – ha continuato – fondamentale per cogliere la complessità del confine”. Molte di queste storie riguardano vicende familiari, dall’alto valore simbolico per il ruolo delle persone che hanno vissuto direttamente il confine, anche per lavoro, come i graniciari –le guardie confinarie jugoslave– o gli agenti della Guardia di finanza. La parte interna della mostra è a sua volta divisa in due stanze.

In quella a sinistra viene proposta un’esperienza immersiva dedicata proprio alla linea stabilita con il Trattato di Parigi. Sulle pareti viene proiettata una serie di filmati storici –estratti dagli archivi di Belgrado, Lubiana, Istituto Luce e Teche Rai– volutamente senza commento audio per trasmettere, attraverso i volti delle persone, l’atmosfera di Gorizia mentre veniva divisa. La stanza a destra, invece, offre un’esperienza multimediale interattiva. Su un tavolo sono a disposizione cinque oggetti simbolici: un pacchetto di sigarette, le miniature di una statua di Tito e di un carro armato, una copia del libro di Franco Basaglia "L’istituzione negata" e il celebre lasciapassare, in sloveno prepustinica, da cui il nome dell’intera mostra.

Ognuno di questi oggetti, una volta posizionato nello spazio apposito, attiverà una sequenza di immagini e videointerviste volte a sviluppare nel dettaglio le tematiche a esso collegate. All’esterno della casetta è possibile esplorare un percorso storico-fotografico costituito da un centinaio di pannelli circolari. Più linee narrative raccontano i momenti chiave della comunità goriziana dall’inizio del secolo, con l’inaugurazione del Trgovski dom, fino al 1948, quando fu fondata Nova Gorica. La mostra, che sarà accessibile al pubblico solo nei fine settimana, andrà quindi a integrare l’offerta culturale già proposta sull’altro lato del valico, a pochi metri di distanza, dal Museo del Contrabbando.

“La Regione ha garantito un sostegno importante a questa iniziativa come a tutte le attività che ci accompagneranno da qui al 2025” ha ricordato l'assessore regionale al Patrimonio, Sebastiano Callari, aggiungendo che “il sostegno storico, turistico e politico a questa manifestazione è totale perché Go! 2025 porterà un messaggio di pace in Europa e ci consentirà di distinguerci da chi continua a ispirarsi ad altri modelli storici per imporsi su paesi liberi”. Soddisfazione anche dalla Fondazione Carigo: "Ora anche Gorizia ha il suo check point Carlie" ha rilevato Marco Braida.

Foto di Daniele Tibaldi

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione