A Monfalcone apre l'ambulatorio sperimentale, assistenza garantita a tutti

A Monfalcone apre l'ambulatorio sperimentale, assistenza garantita a tutti

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A Monfalcone apre l'ambulatorio sperimentale, assistenza garantita a tutti

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 16 Gen 2023
Copertina per A Monfalcone apre l'ambulatorio sperimentale, assistenza garantita a tutti

Il servizio nella Residenza protetta per anziani, sarà aperto da lunedì a sabato. Pesa la carenza di medici.

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Una “soluzione tampone e temporanea”, volendo utilizzare una perifrasi: è questa la descrizione generale del progetto Asap, l’Ambulatorio Sperimentale di Assistenza Primaria attivato stamattina a Monfalcone. Già alle 8.30, ben prima dell’apertura ufficiale, tre persone si sono recate negli spazi ricavati all’interno della Residenza protetta per anziani. Vicino, tra l’altro, all’infermiere di comunità. Un’apertura che sarà garantita da medici di continuità assistenziale e studenti del Ceformed con orario dalle 8 alle 20 – nello specifico dalle 14 alle 17 in front office e dalle 17 alle 20 in back office – dal lunedì al venerdì e il sabato dalle 8 alle 10.

Antonio Poggiana, direttore generale di Asugi, ha voluto prima di tutto ringraziare “gli uffici e i medici di medicina generale”. Per Poggiana “affrontiamo un periodo in cui i cittadini rischiano di non aver un medico ‘di famiglia’. Pertanto, per non lasciare scoperta l’assistenza primaria, è stato attivato un ambulatorio dove ruoteranno più medici garantendo il servizio primario ma fondamentale sarebbe poter scegliere. Non è un ambulatorio aperto a tutti, ma solo chi non ha il proprio medico”. Una situazione di carenza non da poco. Basti pensare che la sola Monfalcone non ha quattro medici di medicina generale e 1600 persone non hanno un dottore con cui potersi confrontare.

“Vengono a mancare le condizioni primarie per l’assistenza ovvero un rapporto primario anche consolidato nel corso degli anni”, prosegue Poggiana che sottolinea come ci siano anche “altre problematiche da chiarire. Con soddisfazione garantiamo ai cittadini che non sono riusciti ad accedere a un medico tutte quelle operazioni che ordinariamente fanno con il proprio medico”. Il direttore ha anche voluto ricordare l’aumento di massimale che solo alcuni medici hanno accettato: “Nell’Alto Isontino, infatti, non è stato necessario attivare l’ambulatorio”. Un servizio inserito in una “piccola cittadella sanitaria”.

Lo ha voluto annunciare l’assessore alle Politiche sanitarie e della disabilità, Stefano Vita: “Qui vicino c’è anche la farmacia comunale dove speriamo di poter aumentare i servizi al fine di poterla utilizzare come punto di erogazione di referti e di prenotazione, una sorta di piccolo Cup”. “La medicina generale è uno di quei temi sui quali c’è da fare un discorso profondo”, ammette il vicegovernatore con delega alla salute, Riccardo Riccardi. “Bisogna chiedersi il perché della situazione, capire i meccanismi e come muoversi. La sostenibilità del sistema è fondamentale".

"Bisogna anche capire quanto serve andare dal medico, recenti ricerche hanno dimostrato che un paziente anziano su quattro va dal medico più di quanto necessario. Penso – conclude Riccardi – che in questi cinque anni sarà necessario rifondare il servizio sanitario”.
Tra i presenti anche il consigliere regionale Antonio Calligaris e Carlo De Vuono, direttore del Distretto Basso Isontino, oltre a tre medici di medicina generale, Roberto Vallini, Claudio Nardo, Antonella Di Michele. “È una situazione che stiamo prevedendo da anni”, nelle parole di Vallini. “È mancata la traduzione di dichiarazioni in situazioni: questa è una situazione tampone per cercare di evitare un’emergenza della quale vediamo solo la punta dell’iceberg".

"La carenza è solo una parte di quello che vedremo nel prossimo anni: per non fare la rincorsa al problema che ci sta puntando dobbiamo riuscire a organizzare una profonda riforma del servizio sanitario nazionale e dell’organizzazione del servizio sanitario territoriale che non è il ricorso a personale ospedaliero come internisti ma rivedere la sanità territoriale. È un peccato perdere il rapporto di fiducia che si è creato in questi anni”. Gli ha fatto eco Claudio Nardo, che ha ammesso come l’aumento del massimale sia stato impossibile in quanto “abbiamo già molti pazienti. I colleghi che qui opereranno sono preparati e li ringraziamo".

"Ma a breve dovremmo puntare a riprendere il rapporto personale tra paziente e medico - rimarca - per poter educare a una buona salute”. Infine, Antonella Di Michele, che ha sottolineato come nella “globalità delle cure il paziente deve essere seguito dal medico di famiglia che deve essere visto come baluardo e come persona che crea un rapporto di fiducia. In questo senso bisogna puntare a una presenza ancor più capillare. Non a caso sono aumentati gli episodi di violenza contro medici ma anche gli errori: in un anno ci sono state 2500 aggressioni sanitarie. Chiediamo – conclude – una ristrutturazione generale della sanità con una rivalutazione dei medici di famiglia”.

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