Le donne iraniane raccontate da Farian Sabahi a èStoria, «sono sovversive»

Le donne iraniane senza diritti, Sabahi racconta la sovversione a èStoria

a gorizia

Le donne iraniane senza diritti, Sabahi racconta la sovversione a èStoria

Di Giuseppe Peter Pflanz • Pubblicato il 27 Mag 2023
Copertina per Le donne iraniane senza diritti, Sabahi racconta la sovversione a èStoria

La giornalista, figlia di padre iraniano, ha ripubblicato la versione aggiornata del suo 'Noi donne di Teheran'. Racconto nella repubblica islamica.

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Donne, vita e libertà, la svolta rivoluzionaria delle donne nell’Iran. Questo il titolo dell’incontro di ieri, al Teatro Verdi di Gorizia nel cartellone di èStoria nel quale Armando Torno ha dialogato con Farian Sabahi. Giornalista, scrittrice e docente universitaria di padre iraniano e madre italiana, nei suoi libri Noi donne di Teheran e Storia dell’Iran 1890-2020 ha raccontato il Paese mediorientale, la sua società e la sua complessità. Focus sulla vicenda di Mahsa Amini, morta nello scorso settembre in circostanze sospette in una stazione di polizia della capitale iraniana, dove era stata condotta dopo essere stata arrestata dalla Gasht-e-Ershad.

Ad arrestarla è stata la polizia morale, per non avere osservato la legge sull’obbligo del velo, provocando una serie di proteste che hanno posto la Repubblica islamica al centro dell’attenzione mondiale. Sabahi ha perciò deciso di ripubblicare una versione aggiornata del suo Noi donne di Teheran in cui cerca di spiegare cosa significa oggi essere donne in un paese complesso e affascinante, pieno di potenzialità e contraddizioni. L’incontro di ieri si è aperto proprio con la lettura di una parte del libro, che, come ha detto Torno, è stata scritta quasi come una pièce teatrale.

Il volume è infatti composto da tre parti: una prefazione sulle proteste scatenate dalla morte di Mahsa Amini, il testo per il teatro Noi donne di Teheran e l’intervista Il mio esilio con l’avvocata premio Nobel per la pace Shirin Ebadi. Il testo, narrato in prima persona femminile, porta il lettore a scoprire le origini della capitale iraniana e le sue contraddizioni. Il nord abitato dai ricchi, che snobbano la Repubblica islamica, con le donne che coprono col foulard solo parte dei capelli. A sud invece il ceto basso, che prova gratitudine verso le autorità, con le donne che portano il chador. Sabahi ha quindi ricordato l’importanza della figura della regina Ester, che nasconde la propria identità e così facendo salva il popolo ebraico dallo sterminio.

“È importante perché uno dei principi fondamentali dello sciismo oggi è la dissimulazione: gli sciiti hanno il dovere religioso di dissimulare la propria fede, proprio per potersi salvare, questo si dice sia stato mutuato dalla regina Ester”. Nel suo libro, l'autrice ha dedicato un certo spazio all’arte della sovversione. “Il popolo iraniano ha sviluppato nel corso dei secoli quella che definisco l’estetica della sovversione, ripetendo e imparando a memoria una serie di versi di Hafez, poeta del Trecento”. La sovversione è divenuta così uno dei tratti fondamentali della personalità degli iraniani. Questa caratteristica viene tramandata anche ai bambini con il racconto breve di Samad Behrangi Il pesciolino nero, divenuto un classico.

Nell'opera, il protagonista è un pesciolino nero che decide di affrontare un viaggio e cambiare vita. L’elemento sovversivo ritorna in vari momenti della storia recente iraniana: la rivolta del tabacco del 1890, la rivoluzione costituzionale del 1906 e la rivoluzione del 1979, che portò alla fine della monarchia. Ma quest’ultima “non fu una rivoluzione khomeinista, come viene spesso definita, perché l’ayatollah arrivò dopo. Fu una rivoluzione iraniana ed ebbe tante anime diverse. Le donne, pur avendovi preso parte, pagarono il prezzo più alto perché furono tolti loro tanti diritti”. Tuttavia, dopo il 1979 c’è stato un cambiamento, infatti le classi sociali più svantaggiate, i ceti più tradizionalisti, sono riusciti a mandare i propri figli e le proprie figlie all’università.

Sabahi ha poi fatto notare che cinque anni dopo il 2018, quando Trump decise di uscire unilateralmente dall’accordo sul nucleare, il posto delle aziende europee che avevano deciso di investire nel paese è stato preso dalla Cina. E anche l'accordo firmato a marzo tra Iran e Arabia Saudita è stato raggiunto grazie alla mediazione cinese. I sauditi inizialmente avevano appoggiato le proteste iraniane, per poi desistere, dato che temevano un effetto domino. L’obiettivo perseguito dal movimento femminile in Iran è la laicità dello Stato. Oggi due terzi dei laureati nel paese sono donne, e questo può rappresentare un punto di forza rispetto agli altri paesi della regione.

Il problema è che i riformisti non hanno più alcuna forza. “Non c’è nessuna speranza che il sistema politico sia riformabile, neanche da parte del clero”, così Sabahi. Ma un segnale positivo c’è: a differenza delle precedenti proteste questa volta gli uomini sono in piazza a fianco delle donne.

Foto Sergio Marini

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