la posizione
Le domande dell'opposizione sul nuovo Campus di Gorizia, «così muore la città»
L'opposizione torna a bocciare il progetto promosso dalla giunta comunale di Gorizia, la cui variante urbanistica sarà discussa oggi in Consiglio comunale.
«Un’opera faraonica definita paradossalmente Campus di via Vittorio Veneto, ora Polo scolastico, dal forte impatto sulla città sotto molteplici punti di vista». L'opposizione torna a bocciare il progetto promosso dalla giunta comunale di Gorizia, la cui variante urbanistica sarà discussa oggi in Consiglio comunale dalle 10 per poi tornare in Aula alle 16. La richiesta di una seduta ad hoc sul tema, infatti, «non è stata ritenuta legittima da parte dell’amministrazione comunale che, secondo un ragionamento piuttosto schizofrenico, ha convocato per la mattina del 6 maggio una semplice riunione».
Nel pomeriggio, invece, «un consiglio comunale con, tra i punti all'ordine del giorno, l'approvazione della variante 52 inerente la nuova destinazione d'uso dell'ex ospedale civile, dove dovrebbe sorgere lo pseudo Campus» incalzano i gruppi. Nella posizione - firmata da Giulia Roldo, Eleonora Sartori, Rosy Tucci, Sofia Beltramini, Dario Baresi, Barbara Businelli, Laura Fasiolo, Alessandro Feri, Franco Perazza, Andrea Picco, Marco Rossi, Riccardo Stasi, Emanuele Traini, si rilevano numerosi «punti deboli discussi in seno alla recente commissione urbanistica, riunitasi per approfondire aspetti tecnici e non politici».
«Come se un consigliere comunale potesse entrare con competenza nel merito del progetto di Edr, ente che si è limitato a redigere ciò che da altri è stato chiesto. Cosa, per l’esattezza? Un mega centro scolastico che dovrà ospitare, al posto del vetusto ex ospedale civile gli attuali indirizzi dei licei Slataper, scorporandoli dal liceo scientifico e classico, assieme ai quali costituisce il Polo liceale cittadino, e, in un secondo momento, l'Isis Galilei-Fermi-Pacassi. Insomma, si riqualifica un’area per lasciarne morire altre due, le attuali sedi dei due istituti, ben più centrali, con un'operazione di svuotamento del centro cittadino - già gravemente privato di attrattiva commerciale - senza precedenti».
L'opposizione rileva infatti «il giro di studenti, docenti, personale scolastico, genitori, che vivono la quotidianità scolastica in orario curricolare ed extra curricolare, con bisogni che possono essere soddisfatti in zone fornite di esercizi essenziali. Si confinano in periferia centinaia di studenti, condannando le attività cittadine ad un ulteriore impoverimento, si mette mano pesantemente alla viabilità e a un piano del traffico ancora inesistente, per consentire a decine e decine di corriere di arrivare a destinazione partendo dalla stazione centrale, non potendo contare su un percorso ciclabile completo e sicuro».
Per il fronte corntrario all'opera, l'aspetto più preoccupante è ciò che si andrà effettivamente a realizzare: «Che senso ha investire milioni di euro per un polo scolastico definito all’avanguardia limitandosi al solo contenitore? La proposta formativa è rimasta invariata, istituti analoghi ce ne sono in tutte le città capoluogo. Di sicuro una famiglia udinese o monfalconese non manderà il proprio figlio a studiare a Gorizia solo per la bellezza della struttura, casomai per la ricchezza dell'offerta formativa, per le progettualità delle singole scuole. E le scuole goriziane, come dimostrano, per esempio, gli esiti delle prove Invalsi, le indagini promosse dalla Fondazione Agnelli con Eduscopio, risultano essere sempre ai primi posti in regione e anche fuori».
«Se proprio si vuole investire nell'istruzione, perché non ragionare con esperti veri in merito a cosa offrire ai giovani della città e della provincia in linea con la crescita professionale e le esigenze del mondo del lavoro? Perché non pensare a qualcosa che manca in città e nell'ex provincia, come, per esempio, a corsi post diploma, quali gli Its? Cosa rende, poi, questa struttura all’avanguardia? I laboratori che vanno però riempiti di macchinari e strumenti, che, anche senza essere tanto all’avanguardia, sono costosissimi? La realizzazione di quella mensa che ancora stanno attendendo generazioni di universitari ormai laureati? In un posto così delocalizzato la mensa è dovuta, ma con quali tempistiche?».
«Una biblioteca a disposizione di tutti è contraria alla norma e la previsione di una super palestra che ospiti mille studenti è fantascienza. Come si giustifica, infine, questo investimento alla luce dei dati impietosi sulla popolazione scolastica locale? Sono state fatte delle proiezioni sulla denatalità a medio e lungo termine? Ci si è chiesti come sarà garantito ai docenti del Polo liceale di spostarsi agevolmente dal centro a via Vittorio Veneto nell’arco della mattinata? A noi pare che si sia passati con superficialità ed estrema disinvoltura da un progetto di carcere europeo ad un progetto di polo scolastico innovativo con la presunzione del sapere in tasca e senza alcun confronto con i tecnici del settore».
«Il denaro da spendere non può essere destinato a caso senza considerare l’effettiva utilità a lungo termine di ciò che si andrà a investire. Di soldi da spendere ce ne sono e ci si è buttati a capofitto, senza considerare l’effettiva utilità di ciò che si andrà a costruire. Noi riteniamo che sarebbe stato opportuno ristrutturare le attuali scuole e migliorarle, e utilizzare il sito di via Vittorio Veneto per una destinazione diversa: l’area ha una vocazione sanitaria che andrebbe rispettata. Invece scuole superiori, servizi di salute mentale, ospedale di comunità e uffici della direzione generale dell’azienda sanitaria conviveranno tutti in via Vittorio Veneto».
«Riteniamo anche che su un progetto di questa portata andava coinvolta la cittadinanza ed è proprio per questo che avevamo chiesto un consiglio comunale. Non è la bontà dell’elaborato tecnico ad essere messo in discussione, ma la mancanza di visione complessiva della nostra città che non appartiene all’ente di decentramento che ha il compito di servire al meglio i cittadini tramite la realizzazione di progetti di reale utilità e attinenza alle esigenze della società che cambia. Il progetto è di Edr, certo, ma la città è di tutti noi e le perplessità di questa opera sono moltissime e trasversali» conclude la nota.
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