Il disinnesco, la sfida degli artificieri alla Transalpina

Il disinnesco, la sfida degli artificieri alla Transalpina

La neutralizzazione dell'ordigno

Il disinnesco, la sfida degli artificieri alla Transalpina

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 20 Ott 2024
Copertina per Il disinnesco, la sfida degli artificieri alla Transalpina

Turel, «esporremo tutti gli ordigni nel museo in costruzione in Piazza Europa».

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A molti può sembrare ormai una routine, ma il disinnesco di un ordigno – specialmente se datato come un residuato della Seconda guerra mondiale e se collocato in una zona transfrontaliera densamente abitata – è sempre una storia a sé. Infatti, se la volta scorsa qualche intoppo era stato registrato nei controlli della zona di evacuazione – con diversi ciclisti rilevati in piena zona rossa lungo la ciclabile che costeggia la ferrovia – questa volta, a causare qualche grattacapo in più è stato l’ordigno stesso.

Per Aljaž Leban, l’artificiere a capo della sezione regionale del Nus (l’Unità nazionale slovena per la protezione dagli ordigni inesplosi), «più che di un problema, si è trattato di una sfida». Leban – le cui mani sono quelle che hanno direttamente neutralizzato la bomba di fabbricazione britannica all’interno del bunker che la Protezione civile ha costruito intorno all’ordigno – tende sempre a minimizzare il proprio lavoro. La sua è una modestia genuina, la cui spontaneità non produce altro effetto che quello di rafforzarne la professionalità e il coraggio. Perché ci vuole tanto sangue freddo nell’operare su un ordigno di 104 chilogrammi.

«La complicazione – spiega – è sorta a causa delle condizioni in cui versava l’anello utilizzato per sigillare l’ordigno dopo il suo assemblaggio. Non potendo svitarlo come si fa normalmente, non è stato possibile rimuovere esclusivamente il detonatore, ma è stato necessario estrarre quest’ultimo insieme a un’altra parte più grossa della spoletta meccanica». Per questa ragione, quindi, un’operazione che in genere richiede solo dieci minuti, questa volta ne ha richiesti trenta.

Continua nel frattempo l’attività di bonifica dell’area intorno alla Transalpina. «Manca ancora un terzo settore da ispezionare – spiega Darko Zonjič, comandante del Nus – e c'è la possibilità di trovare qualcos'altro, soprattutto perché dobbiamo ispezionare il terreno in più strati». A complicare il tutto è l’enorme quantità di materiali inerti sottoterra. Per esempio, questa bomba è stata rilevata solo nel terzo strato, proprio sotto i tubi che venivano usati per convogliare l’acqua dell’Isonzo necessaria a rifornire le locomotive a vapore. «È difficile dire cosa succederà, ma mi auguro o spero che non ci sia una nuova bomba», conclude Zonjič.

L’intervento ha visto il dispiegamento di quasi trecento persone (155 in Slovenia e un centinaio in Italia), tra operatori delle varie forze dell’ordine e il personale sanitario dei vari enti coinvolti nell’evacuazione, sotto il coordinamento delle rispettive Protezioni Civili. A monitorare il tutto, soprattutto in funzione antisciacallaggio, anche diversi droni, di cui uno dei Vigili del Fuoco di Gorizia – la cui stazione di controllo era stata allestita sul colle della Castagnavizza – e un altro della Protezione civile.

Se dal lato italiano della zona rossa non è stato segnalato niente di rilevante – a parte qualche residente colto alla sprovvista per via dello spostamento più a sud dell’area rispetto alle volte precedenti – il capo della polizia di Nova Gorica, Sejad Jušić, ha rilevato «un caso particolare che sarà oggetto di indagini». «Se sarà accertata una responsabilità a carico del trasgressore saranno presi provvedimenti nei suoi confronti», assicura il dirigente, senza rivelare ulteriori dettagli.

Visibilmente soddisfatto anche il prefetto di Gorizia, Raffaele Ricciardi: «Mi congratulo con tutti, con il sindaco Turel, con le autorità slovene e con gli artificieri. Soprattutto, complimenti a tutti i cittadini per aver partecipato all'esecuzione del piano di evacuazione e, naturalmente, al disinnesco della bomba. Insieme abbiamo esaminato tutti i dettagli e insieme abbiamo portato a termine con successo, ancora una volta, quest’operazione».

Anche il sindaco di Nova Gorica, Samo Turel, ha ringraziato i residenti che hanno seguito scrupolosamente le istruzioni e tutti gli operatori intervenuti sul campo, anche per conto del suo omologo di Gorizia, Rodolfo Ziberna, oggi impegnato alla Fiera internazionale del libro di Francoforte, in rappresentanza della Capitale europea della Cultura. Il primo cittadino ha così colto l’occasione per fare una rivelazione: «Esporremo tutte le bombe che sono state rinvenute e disinnescate nel corso dei lavori nel nuovo museo della Transalpina».

Per la realizzazione dei diversi servizi della cronaca odierna sul "Bomba Day" hanno collaborato E.M. e S.F.

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