Dal Villaggio dell'Esule di Ronchi la memoria per il Giorno del Ricordo

Dal Villaggio dell'Esule di Ronchi la memoria per il Giorno del Ricordo

La commemorazione

Dal Villaggio dell'Esule di Ronchi la memoria per il Giorno del Ricordo

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 10 Feb 2023
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Partecipata cerimonia in via dell'Istria davanti al monumento dedicato all'Esodo, «foibe una delle più grandi tragedie della storia».

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È stato il quartiere di Via dell'Istria dove si trova il monumento dedicato all'esodo delle popolazioni istriane, quelle dalmate e quelle della Venezia Giulia ad accogliere questa mattina la cerimonia della Giornata del Ricordo. Il "Villaggio dell'Esule" di Ronchi venne completato nel 1956.

Qui, nel 1967, venne eretto da parte dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia il monumento per onorare le vittime di un'altra delle più grandi tragedie della storia: le foibe. Alla cerimonia accanto al sindaco Mauro Benvenuto che ha deposto una corona da parte dell'amministrazione comunale, era presente Giovanni Montena studente universitario della Facoltà di Storia e la professoressa Maria Grazia Ziberna, insegnante di lettere e presidente dell'ANVGD Montena, è intervenuto per offrire una ricostruzione storica del periodo quando a Ronchi arrivarono 233 famiglie provenienti dai territori rastrellati e martoriato dalle forze titine.

Da parte sua, la presidente Ziberna, figlia di genitori esuli, ha ricordato la figura di Spartaco Ghersi, classe 1932. "A Gorizia arrivarono 5mila esuli - sono le parole della professoressa Ziberna - e oggi, quasi un terzo della popolazione è figlia di esuli. Dopo anni di silenzio si è finalmente indagato sui crimini commessi da una parte di partigiani e comunisti titini". Nel suo intervento, l'insegnante - che ha riconosciuto le colpe del fascismo nell'occupazione jugoslava - ha citato anche alcuni passaggi del libro "Trieste '45" dello storico Raoul Pupo, che ha raccontato l'epurazione preventiva messa in atto dalle forze comuniste.

Furono più di 500mila le vittime delle violenze di Tito, come riconosciuto dall'allora premier di Lubiana Janez Janša. E ancora Ziberna: "Venne ucciso chiunque, non solo fascisti. Non solo italiani, uomini e donne di ogni ceto sociale. Le vittime furono operai, insegnanti, pescatori, forze dell'ordine e tante altre persone a prescindere dal loro orientamento politico. Dobbiamo continuare sulla strada dell'ammissione dei torti commessi per ricercare la verità, rispettare la memoria degli altri e chiedere perdono".

Anche il vicepresidente dell'Associazione Giuliani nel Mondo, Franco Miniussi, è intervenuto facendo appello ai giovani affinchè si rendano partecipi alla comprensione e alla condivisione dei dolori indicibili di questa pagina di storia. Il sindaco Mauro Benvenuto, nel suo discorso, ha chiesto di guardare al superamento degli errori del passato. "Dobbiamo riconoscere le differenze come un aspetto di crescita" così il primo cittadino.

"Signore benedici queste case risorte": è l'iscrizione riportata sull'icona mariana presente di fronte al cippo commemorativo del "Villaggio Istriano", quasi a testimoniare la rinascita di tutte quelle persone che - dal febbraio del 1947 - furono accolte nei nuovi e sicuri insediamenti residenziali. "Cosa portiamo nel cuore, quali sentimenti?" è stato l'interrogativo posto dal parroco monsignor Ignazio Sudoso che prima della preghiera di benedizione ha ricordato che le ideologie impazzite sono sempre la causa di violenze. E ancora il sacerdote: "Tutta l'umanità va accolta a prescindere nel rispetto dell'altro e bisogna favorire l'esercizio del perdono. Solo così si potranno sperimentare i sentimenti di convivenza e di pace".

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