I 'cugini' francesi tornano a Medea, la festa dei 45 anni di gemellaggio

I 'cugini' francesi tornano a Medea, la festa dei 45 anni di gemellaggio

la cerimonia

I 'cugini' francesi tornano a Medea, la festa dei 45 anni di gemellaggio

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 26 Giu 2022
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La festa in Area verde, ricordati gli artefici del gemellaggio nato nel 1976.

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Ad unire le loro realtà sono state le tragedie della storia, dalla ricerca di una vita migliore alla fuga dal fascismo. Oggi, Medea e Castelculier sono legate da un’amicizia che ha anticipato per molti aspetti il progetto europeo, rinnovando la vicinanza tra la comunità italiana e francese ogni cinque anni. Questa mattina, è toccato al comune friulano ospitare il riconfermato abbraccio, suggellato per la prima volta 45 anni fa con il paese che accolse dagli anni Venti in poi molti italiani emigrati proprio dalle pendici del colle.

Dopo settimane di preparativi, si sono così tenuti i momenti clou della quattro giorni che vede protagonisti 44 “cugini” d’oltralpe, iniziata ieri con l’arrivo in regione e la visita a Grado. Dopo essersi ritrovati sull’Ara Pacis, deponendo una corona d’alloro in ricordo dei caduti e celebrato la messa nella chiesa di Sant’Antonio, con il coro DoReMigjea, il gruppo è quindi sceso nell’Area verde dietro al municipio. Sul palco, è stata riconfermata l’amicizia profonda tra i due paesi, nata grazie agli allora sindaci Franco Stacul e Louis Asté.

A sollecitare il lavoro che poi nacque fu però Virgilio Luigi Stacul, zio del primo cittadino medeese a sua volta emigrato in Francia. Fin dal 1976, l’obiettivo era conservare le rispettive radici e promuovere il senso di amicizia e fratellanza europea, aspetto che anche gli amministratori successivi hanno perseguito. Insieme agli attuali due sindaci, Igor Godeas e Olivier Grima, c’erano i precedessori Stacul e Alberto Bergamin, nonché i rappresentanti degli altri due comuni gemellati: Šempeter-Vrtojba e Keutscach am See.

Godeas e Grima hanno ricordato le origini dei rapporti tra i rispettivi territori, nonché gli artefici di questa storia. Su tutti, Asté che è scomparso nel 2020 dopo la visita degli italiani nella Lot-e-Garonne. A ricordo del vecchio sindaco di Castelculier, Godeas ha citato la lettera che gli indirizzò dopo la visita nel 2017, “in cui mi raccomandava di portare avanti gli ideali e i principi del nostro gemellaggio. Oggi siamo qui, Luis, anche per te”. L’omologo transalpino ha quindi rievocato lo spirito con cui i primi migranti friulani vivevano lontano da casa.

“Dopo le due grandi guerre che hanno martoriato i nostri popoli - così il sindaco francese - numerose fattorie abbandonate furono riprese da oneste e lavoratrici famiglie italiane, che aravano la terra più velocemente di noi grazie all’uso di cavalli”. Tra loro c’erano gli Stacul, Bergomas, Muchiut, Cisilin, Poloni, Micheli e tanti altri. Tutta questa gente che parlava friulano si ritrovava la domenica mattina in chiesa a Saint Amano per ascoltare la messa in latino, e il pomeriggio da Nino Micheli, l’eterno ambasciatore del gemellaggio”.

Qui potevano “ballare e divertirsi dopo una settimana di duro lavoro”. A celebrare il momento di unione, suggellato dalla rilettura dell’atto in italiano, francese e friulano, c’erano anche molti abitanti, membri della commissione paritetica e soprattutto bambini, con la locale scuola elementare coinvolta nelle attività. "Saranno loro a portare avanti questo lavoro" le parole di Grima. Il soggiorno proseguirà quindi domani con la visita a Šempeter, mentre martedì sarà la visita guida a Trieste e al Museo della cantieristica di Monfalcone a chiudere il tour.

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