La storia
Il segreto per i crostoli perfetti, la pasticceria di Staranzano che li sforna tra tradizione e innovazione
Gian Bosio, dell'omonimo panificio pasticceria staranzanese, racconta il segreto per la tradizione culinaria carnevalesca. Tradizione che si unisce alla modernità sfornando sedici tipologie diverse di crostoli e frittole.
Sedici. Sono i tipi di crostoli e frittole che il Panificio Bistrot Bosio di Staranzano propone per il periodo di Carnevale. Una tradizione che si unisce all’innovazione per proporre “sempre qualcosa di nuovo”, come sottolinea il proprietario, Gian Bosio, che con la sua squadra dopo un Natale buono nonostante il periodo difficile, si prepara per le festività carnevalesche.
“A Natale abbiamo dato il massimo, incrementando la produzione rispetto agli altri anni – precisa Gian – ma non bisogna fermarsi o piangersi addosso, dobbiamo fare quanto possiamo sempre. Nel settore della pasticceria e dei panifici ogni festività porta delle sue peculiarità, dei suoi dolci o infornati”. A Carnevale arrivano le frittole ma soprattutto i crostoli, un dolce internazionale che varca i confini regionali e nazionale.
“I crostoli sono dolci iconici: in tutte le regioni sono presenti, soprattutto in tutte le tavole degli italiani – prosegue Gian Bosio – con nomi diversi ma con ricette estremamente simili. Variano un po’ le ricette che danno al dolce il suo carattere, la sua identità e peculiarità. Da quando ho memoria i nostri pasticceri, mio padre, mio nonno, volevano fare crostoli diversi per provare gusti nuovi. Seguendo questa tradizione anche quest’anno abbiamo voluto proporre qualcosa di nuovo”.
Sedici, come detto, sono le tipologie di crostoli e frittole proposti dal panificio pasticceria di Staranzano, da quelli classici a quelli ricoperti di cioccolato e con il ripieno di crema di arachidi, o quelli ripieni di cocco. E la clientela ne è soddisfatta. “I clienti sono abituati a vedere due, massimo tre tipologie di crostoli e vederne tante stuzzica”, racconta Gian. Con un pizzico di soddisfazione nello svelare quelli che, secondo la tradizione, sono i quattro segreti per preparare un crostolo ad hoc.
“Per fare un crostolo buono bisogna che la buffola, o bolla, sia presente. Ciò fornisce la fragranza del dolce ed è la cosa principale da osservare nel prodotto. Un crostolo perfetto richiede una farina davvero forte, ovvero con gran carica glutinica: ciò significa che la farina è elastica e trattiene gli aromi e non si spezza durante la reazione chimica della parte alcoolica. Ogni regione usa la parte alcolica diversa, noi usiamo una parte di vino bianco e una di rhum: l’alcool ad una certa parte della cottura evapora ed evaporando fa perdere l’alcoolicità. La farina forte si allarga, trattiene l’aroma e fa evaporare la parte alcoolica. Quindi l’olio, olio di arachidi ad alta temperatura. A 180 gradi l’alcool evapora in modo pimpante. Ultimo segreto è farsi la mano tirando la pasta che deve essere sottilissimo. Tre quattro secondi e appaiono le buffole, lo si gira e il crostolo è pronto”, conclude Gian.
E se a Carnevale ogni scherzo vale, allora si può ben dire che anche ogni crostolo vale.
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