I RISULTATI
Crisi climatica e riscaldamento globale, Legambiente presenta a Staranzano i dati sull’indagine effettuata
All’incontro, il climatologo Filippo Giorgi ha commentato i dati e dialogato con Lorenzo ed Erik, due giovani volontari del circolo monfalconese Ignazio Zanutto.
Presentati, nell’auditorium dell’Isis BEM di Staranzano, i risultati dell’indagine di Legambiente sulla conoscenza della Crisi climatica. Ha partecipato all’incontro il climatologo Filippo Giorgi, che ha commentato i dati e dialogato con Lorenzo ed Erik, giovani volontari del circolo “Ignazio Zanutto”, tra gli ideatori dell’iniziativa. Gli effetti disastrosi che il riscaldamento globale provoca ormai quotidianamente in ogni angolo del pianeta rappresentano un problema che interessa solo agli addetti ai lavori? La gente comune ne conosce le cause? Sa distinguere il vero dalle fake news che imperversano? Su tutto questo, l'associazione ha aperto una riflessione pubblica.
Legambiente ha cercato di dare una risposta a queste ed altre domande, proponendo ai partecipanti della recente “Sagra de le raze” di Staranzano un questionario, dal titolo: “Riscaldamento globale: quanto ne so?”, per cercare di far luce su questi interrogativi. Al questionario hanno risposto più di quattrocento persone, di diverse fasce d’età, con una prima parte costituita da quattro domande a risposta numerica da 1 a 5, corrispondente a valori progressivi di conoscenza, preoccupazione e impegno personale; una seconda parte riguardava il grado di efficacia di alcune soluzioni proposte per evitare la catastrofe climatica. Le conclusioni che si sono potute trarre ci saranno utili nella programmazione delle nostre prossime iniziative.
Andando nello specifico, l’80% degli intervistati ha risposto di conoscere, in maniera più o meno approfondita, il cambiamento climatico ma tra la fascia d’età 14-20 anni, più di un terzo dichiara di avere scarsa o poca conoscenza e solo un 3% di averne una molto buona! Un dato significativo ha riguardato le risposte sugli effetti del cambiamento climatico: oltre il novanta per cento degli intervistati hanno dichiarato di essere preoccupati o molto preoccupati, con percentuali molto elevate tra gli over sessanta (ben il 62 %) e più modeste tra i più giovani (39%).Poco confortante, ma forse realistico e prevedibile, l’esito della domanda relativa alla possibilità di evitare la catastrofe climatica, alla quale il 40% delle persone ha risposto di ritenere poco probabile un esito positivo delle politiche di contenimento del riscaldamento globale.
Molto alta invece la percentuale di coloro che, alla domanda sulla disponibilità personale ad impegnarsi a fare qualcosa, hanno risposto positivamente (90%), con percentuali sorprendentemente più elevate tra le fasce d’età intermedie ed un poco confortante 7% dei giovani che si dichiarava molto disponibile.Infine, all’ultima domanda: “Secondo te, come si dovrebbe intervenire? (per evitare la catastrofe climatica), venivano proposte quattro ipotesi: arrestare il consumo di combustibili fossili, piantare alberi /arrestare la deforestazione, adottare stili di vita meno consumistici e diminuire il consumo di carne. Tutti concordi a ritenere importantissimo/importante intervenire sulle prime 3 ipotesi, mentre un interesse molto minore è stato riservato alla limitazione dell’uso della carne che per il 58% veniva di fatto ritenuto irrilevante. In quest’ultimo caso il dato relativo ai più giovani raggiungeva addirittura il 72%.
Dal sondaggio, il cui campione, va ribadito, non è stato selezionato secondo criteri di rappresentatività statistica, pertanto non ha pretese di scientificità, sono state tratte alcune interessanti conclusioni. La prima: La Crisi climatica non è messa in discussione ed è un fenomeno ormai conosciuto da tutti, anche se, in particolare tra i giovani, non in modo approfondito. Poi: la quasi totalità degli intervistati avverte una significativa preoccupazione, più radicata tra gli over 60. Inoltre: una percentuale preoccupante si dichiara pessimista rispetto alla possibilità di poter evitare la catastrofe climatica, anche se coloro che pensano che sia ancora possibile supera il 50%;Molto elevata è anche la disponibilità ad impegnarsi in prima persona per cercare di invertire la rotta, ma anche in questo caso abbiamo riscontrato una percentuale bassa tra i più giovani
Se da un lato, le persone sono consapevoli sulla necessità di farla finita con i combustibili fossili, arrestare la deforestazione e adottare stili di vita meno consumistici, è risultata molto bassa la consapevolezza del ruolo del consumo di carne al contributo delle emissioni di gas climalteranti; soprattutto se pensiamo che, secondo un rapporto della FAO del 2021, le emissioni della filiera agroalimentare rappresentano il 30% del totale di quelle di origine antropica; di queste, la filiera della carne ne produce a più della metà (circa il 53%) , ed è superiore a quelle del trasporto veicolare su gomma. Infine è emerso che nonostante se ne parli in modo diffuso, preoccupa la sensazione che il messaggio arrivi in modo superficiale, soprattutto tra i più giovani, coloro che invece dovrebbero essere maggiormente preoccupati del proprio futuro
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