LA SITUAZIONE
Cpr vulnerabile e rischio di ampliamento a Gradisca, le reazioni del mondo politico
Sindaco e Pd sostengono gli appelli del Siulp. L’eurodeputata Cisint propone Centri di rimpatrio fuori dai confini UE. La questione approderà in Consiglio Europeo.
Le ripetute fughe che si sono verificate nel tempo – l’ultima, ha visto l’evasione di tre uomini ed è stata registrata sabato scorso, mentre altrettante persone sono salite sui tetti – e i pericolosi episodi di disordine avvenuti al Cpr di Gradisca d’Isonzo, hanno fatto scattare nuovamente le reazioni del Siulp che ha chiesto di chiudere il Centro perché si è in una situazione di assenza delle condizioni minime di sicurezza e operatività. Inoltre, sembra circolino alcune indiscrezioni circa il fatto che al Ministero degli Interni si stia pensando ad un aumento di presenze nelle strutture di espulsione e di rimpatrio come quella gradiscana. Dunque, gli appelli del Siulp sono caduti nel vuoto?
Chiaramente, il sindacato di Polizia è fortemente contrario ad uno uno “scenario di ampliamento” in quanto secondo l’organizzazione è necessario affrontare le molte questioni “strutturali” ancora aperte, le situazioni di pericolosità che si vivono e il tema del potenziamento dell’organico operante. Ad essere preoccupato di un rischio di estensione del sistema d’accoglienza, è anche il sindaco Alessandro Pagotto che – come il Siulp – spera nella chiusura del Cpr dove a giorni è attesa una sua visita assieme a quella del Prefetto Raffaele Ricciardi e della Garante dei Reclusi, Giovanna Corbatto. Sul caso, sono state immediate anche le reazioni del mondo politico locale e non solo.
Se nelle scorse ore il consigliere regionale Diego Bernardis difendeva la posizione del leader nazionale della Lega Nord, Matteo Salvini il quale sostiene la validità della “difesa dei confini”, l’ex sindaco di Gradisca, ora responsabile regionale per le Politiche Migratorie del Pd Fvg, Linda Tomasinsig replica affermando che «non si raccontano i fatti ma si propone una versione di comodo, buona per i propri elettori ma incapace di fare i conti con la realtà». «Pare corretto a questo proposito ricordare che Salvini è sotto processo – continua l’esponente dem - per aver negato di far sbarcare nel porto di Lampedusa 147 profughi soccorsi in mare, tra i quali numerose donne e bambini, non per aver difeso i confini nazionali».
«Restiamo sempre ai fatti perché nei mesi e negli anni successivi – puntualizza Tomasinsig - decine di migliaia di persone hanno purtroppo intrapreso la via del mare e in molti ci hanno anche rimesso la vita. Sono stati 1320 solo nei primi 7 mesi del 2024. Quindi l’azione di Salvini non solo è stata crudele, ma pure inefficace. Un pessimo risultato del quale non ci si dovrebbe vantare». A parlare di «struttura colabrodo» è la segretaria provinciale del Pd, Sara Vito che afferma: «al Viminale non vogliono capire, si disinteressano di degrado e sicurezza, continuano a ignorare le legittime richieste del territorio, e la Regione è muta. Il Governo non ci pensi nemmeno ad aumentare la capienza del Cpr di Gradisca».
Per la segretaria dem «nessuna misura è stata adottata per migliorare le condizioni di detenuti e operatori, nonostante le ripetute segnalazioni dei sindacati di Polizia». «Si deve concludere che il Cpr e la stessa Gradisca sono tenuti deliberatamente in questa situazione, perché – sottolinea Vito - è evidente che in quella struttura si mantengono le condizioni di un malessere costante per i migranti reclusi e di condizioni di lavoro pericolose per chi vi lavora». «L’unica soluzione praticabile è chiudere questa degradata struttura, non certo mettervi dentro altre decine di persone con l’esito certo di peggiorare la vita dei migranti, aumentare la tensione e – conclude - creare altro disagio al territorio».
Nella giornata odierna, sul tema è intervenuta l’europarlamentare leghista Anna Maria Cisint secondo la quale è necessario istituire dei centri di rimpatrio fuori dai confini europei «dove controllare o convogliare i migranti che hanno avuto un ordine di espulsione e dove fare le dovute verifiche sulle loro richieste di asilo».
La proposta, avanzata da 15 Stati membri dell’UE tra cui figura pure l’Italia, sarà discussa giovedì 10 ottobre dai Ministri dell’Interno dell’Unione Europea e dovrebbe essere inserita nell’ordine del giorno del prossimo Consiglio Europeo. «La misura va nella direzione a lungo auspicata e proposta dalla Lega – sono le parole dell’eurodeputata - e rappresenta un punto di svolta per il Friuli Venezia Giulia, duramente colpito dalla rotta balcanica».
«Per troppo tempo l'Europa ha affrontato la questione migratoria in modo inefficace, lasciando alcuni Paesi, come l'Italia, soli a gestire flussi insostenibili – continua Cisint - c’è bisogno di un centro per il rimpatrio fuori dai confini dell'UE per attenuare l'insicurezza e la pressione sociale a casa nostra». «Non è più tollerabile che insicurezza e degrado ricadano sui nostri cittadini lasciando il nostro territorio nelle mani di trafficanti di esseri umani o delle Ong, talebane dell’accoglienza» così l’onorevole Cisint in chiusura.
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