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Quella corsa nel vento tra cielo e mare, l'onda del kitesurf per appassionati a Grado
Il kitesurf a Grado e Marina Julia attira appassionati da tutta Europa, pronti a cavalcare le onde sospinti dal vento tra allenamento, tecnica e passione.
“Il vento ci porterà”, cantano i Noir Désir nella celebre canzone. Quando scende la bora giù nel golfo di Trieste, o soffia il libeccio e le onde schiumeggiano, i kiter raggiungono Grado scendendo giù da Villaco o Lubiana con i camper e tutta l’attrezzatura. Aspettano il vento tutto l’anno, come Patrick Swayze e Keanu Reeves attendono l’onda in “Point Break”, ma i kiters oltre alla tavola hanno il “kite”, al quale sono legati con un sistema di tiranti al trapezio che li cinge in vita. Nei giorni scorsi sulla costa soffiava bora sostenuta, e molti gruppi sono scesi dall’Austria o dalla Slovenia. «I’m waiting for the wind», ammette con un sorriso un ragazzo di Villaco, mentre tende in cielo il suo kite.
Insieme ai suoi amici scende a Grado almeno quattro volte all’anno. Muta da sub da 3,5 millimetri e trapezio in vita – dove è presente il liscio di sicurezza per non perdere la vela – anche il 32enne Lorenzo si appresta a prendere il largo per scivolare sul mare. «Sono due anni e mezzo che mi alleno. Di solito vado a Marina Julia, o al lago di Santa Croce». Sul lago del bellunese a due passi da Pian del Cansiglio ha seguito un corso di preparazione che prevede teoria e pratica, ma a contare è soprattutto l’allenamento in palestra per rafforzare spalle e braccia. «Vado anche a Caorle, Bibione, Lignano, o sul lago di Garda. Per eseguire i salti servono tante ore di pratica».
«Fai quello che sai fare – rimarca la madre di Lorenzo – Non osare, perché basta un attimo per farsi male. È uno sport per cui bisogna avere una buona massa muscolare, chi fa sci o snowboard è agevolato». Il trucco sta nel bolinare, tendendo i cavi con la barra e, per chi ha esperienza, cimentarsi nei salti su in cielo, sospinti dal vento anche a una ventina di metri d’altezza. Nelle tavole sono presenti dei sensori, che attraverso una app consentono di stabilire la misura dell’altezza e il tempo che si resta in aria. Disponibile anche una app per scaricare i dati in rete mondiale, geolocalizzando le acrobazie. A chi perde la tavola spetta invece l’abilità di tendere il kite per riprenderla, tornando poco dopo a correre sull’acqua.
«Si chiama “body drug” – spiega Lorenzo – Una tecnica che consiste nel farsi trascinare senza tavola, per recuperarla». Per i meno esperti ci si fa aiutare, oppure si attende che venga riportata dalla risacca. «Molto dipende dalla direzione del vento, che quando tira verso la spiaggia comporta rischi inferiori». I gruppi di kiters si ritrovano a Pineta quando viene vento, perché Grado ha la peculiarità di offrire fondali bassi. «Veniamo tutte le volte che il lavoro lo consente – racconta Filippo, kiter da più di dieci anni – Per fare i salti bisogna allenarsi molto, provare e riprovare». Le condizioni ideali per praticare questo sport sono quelle in cui soffia vento di bora.
«La bora crea una condizione “side-shore” – prosegue Filippo - cioè, con un vento parallelo alla costa, contrario a quello che soffia verso il largo, che comporta rischio di ammaraggio». Per questo motivo è indispensabile – oltre che avere forza e massa muscolare - conoscere gli elementi teorici di base che consentono di praticare quest’attività in sicurezza. «Viene spesso paragonata a uno sport estremo, ma non è così. Concettualmente è come il windsurf: è uno sport per tutti, lo può fare un uomo di 60 anni come un ragazzo di 15. Basta seguire un corso, comunque i rischi sono minimi. Certo, bisogna saper nuotare e galleggiare, o mettersi in posizione per bolinare e recuperare la tavola».
Due le sedi di kitesurf in regione, appartenenti alla scuola Kite Life promossa da Promoturismo: Marina Julia e Grado. «Assieme a un mio ex allievo ho fondato Kite Life Fvg – racconta il vincitore dell’ultimo campionato Enduro Gianfranco Crivellari – Sono 24 anni che pratico questo sport, con la passione d’insegnarlo in queste zone. Abbiamo due aree, una a Marina Julia e una a Grado, dove ci spostiamo in base alla direzione del vento». La sede di Marina Julia è dotata di docce, riscaldamento e posto per cambiarsi, mentre quella di Grado andrebbe potenziata. Diverso il discorso di Pineta, dove al momento vige l’ordinanza di balneazione.
«Quando arriva la bora si va a Marina Julia, quando arriva libeccio e scirocco a Grado, dove si può stare distanti dalla riva. Per questioni di sicurezza, perché si pratica questo sport con il vento che spinge dal mare verso terra». Tre le tipologie di tavola, compreso l’hydrofoil - sfruttato in questi giorni dall’imbarcazione Luna Rossa - tavola con la pinna sottostante e il profilo alare simile a quello di un aereo. «Si utilizza quando il vento è leggero. Noi siamo gli unici che utilizzano hydrofoil elettrici. Ne abbiamo acquistati due dall’Australia, per insegnare a volare anche quando non c’è vento. Anche se la cosa bella è la bora. Quando impari ad andare con la bora, si può andare per tutto il mondo».
Due località - “spot”, come vengono definite – che sono frequentate soprattutto dagli stranieri, in primis austriaci e sloveni. «La nostra associazione conta più di 500 tesserati, un record, tant’è che l’amministrazione comunale di Monfalcone ci ha assegnato in uso un’area dedicata proprio al kite, con un corridoio in uscita, che è l’unico nel Nordest d’Italia. Mentre a Grado usciamo da quello che viene chiamato “Isolotto”, per andare a 400 metri dalla riva in una zona idonea. Siamo in costante collaborazione con la Capitaneria, con la quale abbiamo tenuto lezioni in approfondimento del primo soccorso e dei sistemi di sicurezza utilizzati dai kiters».
Un’attività all’aperto per quanti intendono coniugare la passione per il vento e quella per il mare, con una spesa che si aggira sui 280 euro per il corso completo di 7 ore di lezione. «Poi, lo scopo della nostra associazione è anche quello di creare un gruppo, non solo ai fini dell’insegnamento. L’allievo viene monitorato, fornendogli l’attrezzatura idonea. Con mille euro si compra tutto, tavola trapezio e ala». Previsti anche viaggi di gruppo, dal Brasile al Marocco, fra le dune lunari di Dakhla e i tramonti infuocati. «Facciamo viaggi di gruppo, andiamo in Marocco da nove anni, quest’anno eravamo in cinquanta. Il prossimo anno organizzeremo un viaggio in Egitto su un barcone da venti posti, per andare negli atolli in vacanza di navigazione».
Nei mesi estivi si svolgono anche campi per bambini, ai migliori dei quali si aprono le porte per entrare in squadra. «Abbiamo una squadra giovanile che partecipa ai campionati italiani. Noi li portiamo nelle diverse località con il nostro furgone a nove posti, cercando di far crescere anche i giovani. Dopo il Covid abbiamo compreso quanto sia importante la libertà, e quanto la gente abbia voglia di stare all’aperto». Uno sport che entra nel sangue e dona l’euforia del benessere persino mentre si è concentrati altrove. «Quando sei in ufficio vedi muoversi gli alberi e pensi “Quanti nodi saranno?”. Non tutti riescono, dipende dal rapporto che hai con il mare. Io ormai vivo in spiaggia, ho dimenticato i centri commerciali». È sufficiente che s’alzi il vento, e per i kiters la magia riprende. «Andiamo sempre alla ricerca del vento», conclude.
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