La situazione del settore
Da Cormons a Gradisca, teatri ancora chiusi fino a marzo. Ma le attività non si fermano

Una ventina i dipendenti in stallo, che attendono la ripartenza delle attività culturali. Attivata la cassa integrazione parziale.
Con gli ultimi provvedimenti emanati dal governo per limitare il contagio da Covid, inclusa la nuova zona arancione in regione, tra i settori più penalizzati c'è nuovamente quello della cultura. Teatri e musei rimaranno chiusi fino al 5 marzo, infatti, prolungando uno stop che va avanti ormai da fine ottobre, quando il premier Giuseppe Conte ha imposto una nuova stretta sugli accessi a questi luoghi. Nell'area di Gorizia, oltre al principale teatro cittadino, ci sono anche quelli più piccoli che, nonostante le difficoltà, hanno comunque lavorato per adeguarsi e poter ripartire in autunno in piena sicurezza. Precauzioni che, alla fine, non sono bastate.
"Il momento è molto faticoso - spiega il direttore artistico di Artisti associati, Walter Mramor, che gestisce le sale di Cormons e Gradisca -, anche perché è quasi un anno che l'intero settore vive una chiusura costante, a parte la parentesi estiva. Noi però continuiamo a lavorare, non ci siamo fermati: stiamo riprogrammando gli spettacoli, riscrivendo la stagione da marzo in poi. È un dovere nei confronti degli abbonati che ci seguono da tanti anni". Non mancano poi le idee sulle nuove produzioni: "Continuiamo con le prove degli spettacoli, così come le residenze artistiche". A mancare, però, è il pubblico in platea, che comunque non ha fatto perdere d'animo gli operatori.
Artisti associati conta 15 dipendenti nei propri uffici, a cui si sommano cinque tecnici. Quando però si lavora in teatro, si passa fino a 30 figure coinvolte, incluso il personale di sala. “Ho attivato la cassa integrazione parziale - sottolinea Mramor -, continuiamo a lavorare per garantire uno stipendio a tutti e gli ammortizzatori integrano le ore che non potremmo fare”. Si tratta di una misura anticipata dalla ditta, che serve quindi a permettere alla struttura di proseguire con il proprio impiego quotidiano. “Stiamo curando gli spazi dei teatri con migliorie, attrezzandoli anche con impianti tecnici migliorativi”. Con la speranza che a inizio marzo si riparta definitivamente.
In tutto questo, poi, c’è il rammarico che la stagione non è riuscita nemmeno a partire. Il 5 maggio sarà un anno dalla prima chiusura imposta dal governo, una data a cui i professionisti del settore sperano di non arrivare nuovamente con il sipario abbassato e le luci spente. Ad oggi, solo a Cormons sono nove le pièce rinviate, a cui si sommano altre otto a Gradisca. Certo la situazione sanitaria non fa star tranquilli: “Ogni giorno prendiamo sempre più consapevolezza di quanto sta accadendo attorno a noi. Mi rendo conto della gravità della situazione. Va comunque ricordato che i teatri erano luoghi Covid free, come dimostrato dagli studi fatti”.
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