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Coralli, fossili e animali: il patrimonio del Museo Comel di Gorizia guarda al 2025
Attualmente chiuso per l'estate, il museo riaprirà a inizio settembre e si prepara al restyling in vista di GO! 2025. A disposizione 250mila euro dalla Regione.
Le teche chiuse accolgono fragili forme di coralli e madreporari della collezione Bisesi. Strutture delicate create da organismi che abitavano i fondali marini, preziose come le conchiglie della collezione Mare Nostrum. Parliamo del museo di scienze naturali Alvise Comel, che sorge su via Brigata Avellino a Gorizia e fra le sue mura nasconde un vero tesoro. «Il museo è nato dall’associazione naturalisti Alvise Comel più di cinquant’anni fa – spiega il presidente e fondatore Giuliano Spangher – Poi, dieci anni fa abbiamo aperto in sede comunale».
Era il 2014 quando il museo finalmente trovò lo spazio attuale, che tempo prima era stata una scuola. Portando con sé collezioni di coleotteri e lepidotteri e molte altre raccolte indispensabili allo studio dei vegetali, come erbari e fogliari. «Si tratta di circa 400 metri quadrati di esposizione – prosegue Spangher – È un museo specialistico del nostro territorio». Al momento ha chiuso i battenti per la pausa di agosto, ma si sta preparando a riaprire il 4 settembre con convegni, progetti e divulgazione per le scuole.
«In questo momento siamo chiusi perché siamo in ferie, ma soprattutto perché fra poco inizieranno i lavori di riadattamento al museo», precisa. Un finanziamento stanziato dalla Regione per 250mila euro, per quella che rappresenta un’autentica miniera in grado di attrarre visitatori in vista del Go!2025 e oltre. «Da parte del Comune abbiamo piccoli contributi – rimarca - finora siamo vissuti grazie a una donazione del vecchio professore Alvise Comel, che ci ha lasciato una quota ereditaria, con cui abbiamo realizzato il museo».
Ed è proprio in memoria del grande professore che è stata dedicata la struttura museale, il geo-pedologo goriziano di fama mondiale autore dei primi trattati italiani di pedologia moderna. Un uomo diviso fra gli studi di chimica agraria e quella guerra che invece lo condusse lontano dagli studi, in Grecia e poi Albania, esperienza che lo segnò profondamente e sfociò nel volume “Gli evasi di Manovra”. Fra le diverse collezioni sono presenti anche strumenti di un veterinario goriziano vissuto nell’Ottocento, nonché elementi di paleobotanica provenienti dall’area di Vernasso e del Pramollo-Nassfeld.
A illustrare la deriva dei continenti sono invece le immagini del geologo Christopher Scotese e i fossili delle diverse ere geologiche appartenenti alla collezione Patrizia e Comel. Direttamente dal monte Sabotino provengono i reperti geologici, petrografici e paleontologici - che consentono di studiare la genesi del territorio e la sua evoluzione – oltre che minerali dell’Italia e nello specifico della nostra regione. Sorprendente anche la collezione di uccelli in legno dipinto, realizzati dall’artista Giorgio Burgnich di Lucinico, oggi ultraottantenne.
«Sono un centinaio di uccelli a grandezza naturale scolpiti e dipinti – specifica Spangher – Sculture conformi all’originale che sembrano reali, veri pezzi unici». Non da ultimo, le preziose conchiglie donate dal vicepresidente Rosario Bisesi. «Una delle salette del museo è stata interamente arredata con le conchiglie del Mediterraneo – interviene il vicepresidente - In sequenza abbiamo inserito tutte le specie che si possono trovare nel nostro mare, salvo quelle microscopiche. A partire dal Nord dell’Adriatico fino in giù, quindi da Venezia fino all’Istria. A seguire, nell’ultima vetrina abbiamo inserito tutte le conchiglie che possono essere ritrovate nel resto del Mediterraneo. Si tratta di un’esposizione abbastanza completa di tutte le conchiglie del Mediterraneo, compreso quelle giganti, come la Pinna nobilis».
È la così detta “nacchera di mare”, che può superare gli 80 centimetri di altezza e che vive in prevalenza sui fondali. «Al momento sta attraversando un periodo difficile e nelle nostre zone sta scomparendo», aggiunge con rammarico. A causarne la moria è un protozoo che pare essersi diffuso dalle coste spagnole a partire dal 2016. Numerosi i tentativi messi in campo per salvare le nacchere, come il progetto europeo Life Pinna, ma finora il numero degli esemplari vivi si è ridotto visibilmente. «Quelle che si trovano spiaggiate sono già morte, perché non hanno più l’ancoraggio e vengono trascinate via dalle correnti», puntualizza.
Fra le altre conchiglie spicca la Charonia tritonis, che in genere popola il Sud del Mediterraneo. «Da bambino camminando sulla spiaggia mi riempivo le tasche - racconta con nostalgia Bisesi – Oltre alle conchiglie abbiamo realizzato una vetrina con i coralli fossili della nostra zona. Il Collio ha 45 milioni di anni, e al museo abbiamo in esposizione una collezione di esemplari fossili di queste colline». Numerosi gli studiosi accorsi, anche da Lubiana, per ammirare una collezione che simboleggia la ricchezza del nostro territorio. Ad accogliere ricercatori e visitatori c’è infine la biblioteca “Ferruccio Pascoli”, che annovera oltre ventimila volumi.
«Abbiamo una vasta biblioteca – racconta Bisesi – realizzata con opere e pubblicazioni che ci sono state donate nel tempo. Avremmo bisogno di qualche contributo di volontari, perché in biblioteca abbiamo ancora molte opere da catalogare». Più di novemila i libri catalogati, oltre duemila ancora quelli da schedare. In cantiere c’è poi un progetto sulle farfalle del territorio, con monitoraggi dell’area che dal monte Calvario raggiunge il Preval attraverso escursioni e fotografie pubblicate anche su riviste scientifiche. Numerosi i convegni in programma da ottobre a dicembre, ma fondamentale risulta l’attività di divulgazione scientifica dedicata alle scolaresche, per le quali è richiesta prenotazione.
Per informazioni e visite guidate è possibile inviare una mail all’indirizzo associazionenaturalisti.comel@gmail.com oppure contattare il numero 0481/392269.
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