tra gorizia e nova gorica
La passeggiata verde sul confine, «ecco come sarà la Transalpina»

La fascia confinaria dal valico del San Gabriele a Salcano sarà trasformata, prevedendo molto verde. Il progetto spiegato dall’architetta Saša Dobričič.
Frutteti in cui possano giocare in libertà i bambini. Prati selvatici che offrano riparo e dimora per le api. Alberi della storia, sopravvissuti a Nagasaki. Tutto questo, intende racchiudere il progetto di rigenerazione verde della Kolesarska pot (collegato a piazza Transalpina) in vista di Go!2025. A coordinare i progettisti che hanno preso parte alla stesura del Bid-book – il libro della Capitale europea della cultura – sarà l’architetta Saša Dobričič. Un territorio diviso in due - quello di Gorizia e Nova Gorica - che la popolazione ha sempre percepito come unico.
Perché il paesaggio è “quella parte di territorio così come viene percepito dalla popolazione, derivante dall’azione di fattori umani e naturali”. Laddove la politica consente di adottare misure adeguate a tutela del paesaggio. Questo, sancisce la convenzione europea del paesaggio firmata a Firenze nel 2000. “Il territorio è un modello politico, prevede un confine, mentre il paesaggio è come viene percepito dalla gente” spiega Dobričič, dell’Università di Nova Gorica. Qui due comunità per secoli hanno dovuto lottare contro le difficoltà, pur ispirate da una costante vocazione all’unità identitaria. “È stato sempre un unico paesaggio, per cui è difficile spiegare chi è di qua e chi dall’altra parte” ancora.
Un piano che – oltre al rifacimento della piazza Transalpina a opera dell’ufficio di progettazione Ravnikar e Potokar, supervisionati dal Gect – prevede il potenziamento della fascia verde, da via San Gabriele a Solcano. “Abbiamo steso un progetto preliminare alla base del quale diversi progettisti si occuperanno di sistemare la fascia verde, secondo quanto previsto nel Bid-book”. Fra questi, un “jungle basket”, un parco giochi – “area dedicata ai bambini per l’apprendimento transfrontaliero e il multilinguismo” - e quello che viene chiamato “atlante dei frutteti dimenticati”, proposto da Gregor Božič.
Si tratta di un intervento atto a riprodurre frutteti in estinzione, ma resilienti ai cambiamenti climatici in atto. L’obiettivo è puntare sulla “rinaturalizzazione urbana, sulla mobilità sostenibile e sul riuso adattivo degli edifici esistenti”, piuttosto che realizzandone di nuovi. A implementare la fascia verde sarà poi la creazione di “casette nelle foreste”, piattaforme fra gli alberi dove i bambini potranno arrampicarsi. Mentre la piazza Transalpina “deve rimanere agibile ai diversi eventi”, verrà data maggiore importanza alla risistemazione dell’area del Tridente di Max Fabiani su Gorizia.
“Ogni piazza storica può divenire più verde, ma deve al contempo essere accessibile per eventuali spettacoli. Ogni piazza può essere resa più sostenibile. Però deve prevedere corridoi in maniera tale da rendere lo spazio urbano di qualità accessibile a tutti” – sottolinea l’architetta. Gioiello della fascia verde sarà poi il cachi della pace, un albero che proverrà dai semi dei cachi sopravvissuti alla bomba atomica in Giappone. Segno di estrema attualità, a cavallo delle due atroci guerre in atto. Che potrà ergersi a simboleggiare la pace fra due comunità infine unite.
“I cachi furono gli unici alberi sopravvissuti, unici elementi capaci di mantenerli in vita”, racconta Dobričič. Centosettanta alberi scampati all’olocausto atomico, di cui una piantina è conservata in Italia presso il Crea (Centro di ricerca foreste e legno) di Arezzo. Una sottile linea rossa a monito contro lo spettro atomico, in quanto il 2025 segnerà anche l’anniversario degli ottant’anni della bomba di Hiroshima e Nagasaki. “Il progettista aveva l’idea di non lasciare solo un caco, e così ne verranno piantati altri”, che si uniranno al discendente dei sopravvissuti a costituire un vero frutteto.
Del quale saranno i giovani a prendersi cura - “accompagnati dalle proprie scuole” - nella misura in cui le nuove generazioni rappresentano il nostro futuro. Oltre al frutteto, saranno realizzati prati selvatici, “che costano poco e sono utili per le api”. Un uso radicato nella comunità slovena, dove i bambini convivono con le api e ne sono responsabili. Ma le novità non si esauriranno con il 2025, perché l’anno successivo è prevista la realizzazione di “foreste tascabili”, in grado di svilupparsi in soli due anni. Foreste che andranno a implementare la biodiversità, costituendo al tempo stesso spazi di socializzazione, “luoghi di cultura e convivenza fra gli esseri viventi, non soltanto i cittadini”.
Altro componente fondamentale sarà l’arredo urbano multifunzionale, una pietra miliare del confine su cui i bambini giocheranno – a simboleggiare la pace fra i popoli. Dal cachi della sopravvivenza alle specie resilienti, il filo conduttore resta la Natura - perché la pace e il benessere si raggiungono con un pianeta sano. “La natura è il più grande designer”, ribadisce Dobričič. Non da ultimo fra i progetti già menzionati, il parco giochi. Che rappresenterà un luogo di confine, “commistione fra bambini italiani e sloveni”, e dunque uno spazio senza confini. “L’idea è che questo luogo rappresenti un’aerea che dia importanza alla convivialità fra due comunità. Tante città hanno i confini, ma poche una lunga tradizione di convivenza”.
Per questo motivo il muretto di confine rimarrà intatto, a memoria di una dignità storica. Mentre l’ex-magazzino delle ferrovie slovene diverrà l’Epic (European platform for the interpretation of the century). Un museo unico che non verrà allestito in un edificio nuovo, ma in uno spazio preesistente. Allo scopo d’incoraggiare il pubblico a riflettere sugli eventi storici e sulle guerre, sempre terribilmente attuali. Uno spazio di memoria con la funzione di promuovere i diritti umani e i valori europei. “Lo step successivo, poi, sarà spingere verso una cultura del riuso, perché per capire il futuro bisogna interpretare il passato. Qui, sta la forza dell’Europa".
"La componente paesaggistica è la componente chiave della capitale della cultura”, rimarca l’architetta. Nei prossimi due anni verranno organizzati grandi eventi, cui prenderanno parte anche i membri dell’Uniscape - rete universitaria europea. A fine agosto del 2024 si svolgerà il primo workshop, mentre nel 2025 si terrà un’assemblea generale in cui saranno discussi e presentati i risultati del workshop. Cuore della trasformazione sarà infine la piazza Transalpina: “un esempio per tutta l’Europa”, che si proietterà verso la speranza di una pace duratura, a illuminare i popoli.
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