la proposta
La prima comunità per disturbi alimentari, l'idea di otto consigliere a Gorizia
A chiederlo, con una mozione congiunta, sono le consigliere comunali dei diversi gruppi di maggioranza e opposizione. I dati del fenomeno.
Potrebbe avere sede a Gorizia la prima Comunità residenziale per il trattamento dei disturbi alimentari del Friuli Venezia Giulia. A chiederlo, con una mozione congiunta, sono le consigliere comunali Barbara Businelli (Partito democratico), Giulia Roldo (Martina sindaco), Eleonora Sartori (Noi mi noaltris Go!), Rosa Tucci (Gorizia è tua), Nicol Turri (Forza Italia), Marilena Bernobich (Lega), Grazia Bernot (Fratelli d’Italia) e Silvia Furlan (Udc Gorizia).
L’emergenza
Una compagine trasversale, quindi, che include sia esponenti della maggioranza consiliare, sia quelli della minoranza. E il fatto che i firmatari siano tutte donne non è un caso. «Stando ai dati dell’Osservatorio regionale – spiega Roldo alla conferenza stampa di questo pomeriggio – il 91% dei soggetti con disturbi alimentari è donna, una proporzione che è rimasta invariata nel periodo tra il 2016 e il 2022». Ad allarmare di più, però, sono i numeri complessivi, che, sempre nel medesimo arco di tempo, risultano più che raddoppiati, passando da 403 a 965 casi.
Non solo. Businelli sottolinea come sia preoccupante «l’aumento di pazienti minorenni, in particolare la fascia di età tra i 15 e i 17 anni, che in appena sei anni è passata da 70 a 110 casi». Resta comunque preponderante il numero di casi tra i 18 e i 29 anni, che rappresenta il 46% della totalità dei pazienti. «Patologie come l’anoressia, la bulimia nervosa e il disturbo dell’alimentazione incontrollata stanno aumentando tanto da essere oggi la seconda causa di morte tra gli adolescenti», afferma con apprensione Tucci.
La gestione del problema
Inevitabili le ripercussioni a cascata sul sistema sanitario. «Le prestazioni, a livello regionale, sono aumentate su tutti i fronti – così Businelli – passando dalle 498 del 2016 alle 26.904 del 2022. Ogni area ha agito in maniera differente ricorrendo sia al day hospital, sia ai ricoveri ordinari, e il sistema regionale sta reggendo. Ma a mancare totalmente sono i servizi di terzo livello, come per esempio una struttura residenziale dedicata».
Quali sarebbero i vantaggi? «Una Comunità residenziale nel nostro territorio – spiegano le firmatarie – non solo consentirebbe alle famiglie dei pazienti di essere più presenti, ma anche di non frammentare gli interventi, con conseguente riduzione delle spese sia a loro carico, sia del servizio sanitario nazionale. Verrebbe anche garantita una continuità delle cure nel passaggio tra l’età adolescenziale e l’età adulta, oltre alla possibilità di interventi precoci grazie alle segnalazioni da parte delle istituzioni scolastiche».
Il sistema ideale, quindi, vorrebbe che venisse realizzata una struttura residenziale per ogni azienda sanitaria locale. Nel caso di Asugi, la cui competenza include anche Trieste, Gorizia sarebbe la località ideale per quei fattori ambientali e sociali che la rendono particolarmente tranquilla e facilmente accessibile. Le idee sugli spazi che potrebbe coinvolgere sono ancora vaghe: «Farlo al Parco Basaglia – esclama Tucci – sarebbe retrò, noi vorremmo tanto che fosse all’interno della città e non in periferia».
L’iter
La mozione sarà sottoposta all’attenzione del Consiglio comunale alla prima occasione possibile. Considerato l’ampio consenso tra le varie forze politiche, non è da escludere che la proposta sarà fatta propria dal sindaco, facendo venir meno, così, la necessità della discussione in aula. Non dovrebbe venir meno nemmeno il sostegno a livello regionale: «L’iniziativa è stata molto apprezzata anche dall’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi, quindi non possiamo che essere ottimiste sul suo buon esito», concludono le promotrici.
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