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Il Comune compra la storica Privata Cosolo, corsa contro il tempo a Fogliano
Il sindaco Cristiana Pisano ha comunicato giovedì in Consiglio comunale la decisione. Ora le analisi per capire quanto sia sana la struttura.
Quanti ricordi, riunioni, ritrovi casuali, liti, scontri risolti, progetti nati o distrutti raccolgono le mura di un’osteria? O, meglio, della “privata”, nota in Bisiacaria e non solo per la compravendita di vino ma anche per la degustazione sul momento con qualche altro prodotto della terra preparato in semplicità.
A Fogliano questo punto, per decenni se non qualche secolo, è stata la Privata de Cosolo in quella che ora si chiama via Roma. Un luogo di ritrovo sulla direttrice Sagrado-Ronchi e prima dello svincolo per San Pier d’Isonzo che già ai tempi dell’Impero austriaco era fulcro dello stesso paese: fu proprio per la vicinanza all’osteria che, il 10 agosto del 1930 il capitello fu spostato nell’incrocio di via Cornat e via Madonnina, di fronte all’odierno polo scolastico. Tale spostamento fu eseguito a seguito dell’installazione di una pompa di benzina davanti il capitello, ma in realtà era dovuto al fatto che il santo rosario non poteva essere svolto a causa del traffico veicolare.
Di fatto, la Privata, almeno l’edificio che la ospita, è salvo. Nel consiglio comunale di giovedì il sindaco, Cristiana Pisano, ha annunciato l’intenzione di voler acquistare l’edificio e di essersi accordata con la proprietà per un prezzo più modico rispetto a quanto compariva sulle pubblicità immobiliari. “Entro fine dicembre – ha confermato il primo cittadino – dovremmo riuscire a stringere l’accordo con la proprietà e ad acquistare l’immobile per 28mila euro”. In questi giorni il segretario comunale, Monica Rossi, assieme agli assessori all’urbanistica e al bilancio, sta perfezionando i documenti.
Una svolta storica per l’intero paese: si tratta di uno dei pochi edifici storici rimasti nel cuore di Fogliano. Nel 2004 il consiglio comunale si era diviso per il Piano particolareggiato d'iniziativa privata per il recupero dello stabile di piazza Roma. Un piano che prevedeva l’obbligo di seguire le caratteristiche architettoniche originarie di uno degli stabili più datati del paese e sul quale la proprietà voleva lottizzare l’area per ricavare circa una quindicina di enti. Sul progetto si era schierato contrariamente il consigliere di minoranza, Antonio Calligaris, poi divenuto sindaco e oggi consigliere regionale. Dieci anni più tardi l’edificio fu transennato ed è dal 2014, appunto, che attende nuova vita.
La struttura è di inizio Ottocento ed è stata, come detto, luogo di ritrovo per tanti anni. La famiglia Cosolo, va ricordato, ha dato alla comunità di Fogliano Redipuglia cinque tra sindaci e podestà, oltre il lavoro e la sicurezza per molte famiglie e non saranno mai dimenticati nella storia del paese. Esso ha ospitato, dal 1871 e fin al 1971, l’osteria gestita dalla famiglia Vinzi. Dopo tale data vi trovò posto una “privata”, dove venivano venduti i prodotti agricoli della stessa famiglia Cosolo, in modo particolare il vino.
Nel locale, conosciuto dalla comunità come “Osteria da Vinzi”, nel 1955, ricorda lo storico Sergio Vittori, venne installato il primo televisore a Fogliano. Un evento che fece sì che l’osteria divenne ben presto un punto di aggregazione per tutta la cittadinanza, che si recava per assistere ai primi programmi televisivi e sportivi. Sempre negli stessi anni, nel cortile piantumato con numerosi tigli, scorreva la “roia”, la roggia cittadina, utilizzata anche per mantenere il vino e le bibite al fresco quando ancora i frigoriferi erano una chimera. Agli inizi degli anni Sessanta la “roia” scomparve dell’abitato di Fogliano, in quanto, purtroppo, essa fu canalizzata attraverso delle condotte sotterranee.
Ancor oggi, nel muro dell’edificio che si affaccia sul cortile, si può osservare la mensola dove veniva appoggiato il televisore durante i periodi estivi. La famiglia Vinzi gestiva anche la pesa pubblica posta nelle immediate vicinanze. Non va nemmeno dimenticato che, all’interno dell’edificio dei Vinzi, dal 1932 circa al 1960, ogni due mesi, arrivavano i rappresentanti della Cassa di Risparmio di Trieste per incassare le imposte.
Tornando all’acquisto, se l’edificio sarà abbattuto o riutilizzato, il vicesindaco e assessore all’urbanistica, Daniele Dreossi, non si è sbottonato: “Dovremo analizzare accuratamente l’intera struttura che ha già da almeno sette anni il tetto crollato. L’acqua piovana, e non solo, è entrata per anni sui solai che dovranno sicuramente essere cambiati. Speriamo la muratura portante sia ancora sana ma non vi sono certezze”, così Dreossi. In ogni caso l’espressione unanime del consiglio, anche e soprattutto dalla minoranza, è stato un pensiero favorevole al recupero del bene immobile.
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