Il Comitato ex ospedale tira dritto contro il Campus in via Vittorio Veneto

Il Comitato ex ospedale tira dritto contro il Campus in via Vittorio Veneto

EX OSPEDALE

Il Comitato ex ospedale tira dritto contro il Campus in via Vittorio Veneto

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 19 Ott 2024
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Martedì 29 al Trgovski Dom un nuovo incontro pubblico per spiegare i motivi del Comitato. Proposta una continuità di utilizzo in ambito sanitario.

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In città già campeggiano i manifesti a caratteri cubitali: da un lato il “no” alla demolizione, dall’altra il “sì” delle opportunità che potrebbe rappresentare la struttura originaria rigenerata. Via libera al nuovo incontro organizzato dal Comitato ex-ospedale civile di Gorizia, previsto presso il Trgovski dom per la serata del 29 ottobre con l’obiettivo d’incontrare la cittadinanza.

«La nostra è una posizione di salvaguardia per l’edificio a croce di Lorena, che in realtà può divenire il contenitore di attività diversificate e non va abbattuto, ma rimodernato dall’interno», rimarca la consigliera regionale Laura Fasiolo (Pd). Diverse le finalità di utilizzo proposte, tutte ad ambito sanitario come nella realtà originaria: dal centro diurno per anziani a struttura riabilitativa e area per la telemedicina, centro per malati di Alzheimer o anche luogo di formazione specialistica per infermieristica e medicina. «Vicino ci sarebbe l’ospedale di comunità, ex-centro pneumologico – prosegue Fasiolo - e accanto l’ospedale di Nova Gorica. Dietro c’è un’area che è stata data in gestione alla cooperativa “Il mosaico”, una volta scuola per infermieri. Quindi c’è una vocazione a carattere infermieristico preesistente».

Poco adeguato secondo la dem lo spostamento delle scolaresche in un’area periferica, anche in considerazione della recente riqualificazione dell’Iti Galilei. «Ci vuole un po’ di buon senso», osserva, ricordando come il costo di abbattimento richieda almeno 5 milioni di euro, cui si sono aggiunti ulteriori 3 milioni. «Per portare via il materiale ci vorrà più di qualche anno, con una prevedibile montagna di detriti che richiederà costi aggiuntivi di smaltimento. Non soltanto per le fibre di amianto aerodisperse, pericolo per le future generazioni, ma per lo stesso accumulo di materiale di scarto. Un’operazione faraonica non ponderata, gestita con superficialità estrema».

Fra le criticità che preoccupano la dem, l’impatto ambientale e la collocazione stessa del campus scolastico, previsto accanto a un hospice. «Come si può conciliare una realtà scolastica con persone che devono far fronte al fine vita?». Vi è inoltre il problema della prossimità di un’arteria d’ingresso alla città e con la confinante Slovenia, che rimarrà presumibilmente congestionata nelle ore di punta. «Non dovevamo piuttosto realizzare il Cup transfrontaliero per i nostri malati, presso l’ospedale di Nova Gorica?». Spazi preziosi che potrebbero essere destinati all’ambito sanitario per sopperire alla carenza di medici di base e personale infermieristico, nell’era in cui l’Asap domina ormai la scena pubblica. «La proposta del campus è stata poi fatta senza tener conto della denatalità e del crollo nel numero delle classi», aggiunge Fasiolo. Già in previsione un istituto comprensivo in meno per il prossimo anno scolastico, quando la scuola media Locchi e la Perco di Lucinico verranno accorpate per far fronte al decremento di alunni.

«È una storia che viene da lontano – racconta l’architetto Romano Schnabl dello stesso Comitato – Quest’edificio ospedaliero abbandonato nel 2008 si è trascinato per lunghi anni nelle indecisioni dell’amministrazione». Dopo le proposte di riutilizzo come carcere europeo, sede dell’università slovena e casa dei giovani, la struttura è stata condannata alla distruzione. «Abbattimento non solo dell’edificio centrale a croce di Lorena – specifica - ma anche una ridefinizione dell’area sanitaria come area scolastica», ottenuta tramite la nota variante al piano regolatore. «Tanto è stato pensato. Dal trasferimento dei licei e del Galilei, alla decisione di trasferire solo i licei, fino alla più recente decisione di trasferire solo il Galilei». Un istituto, quest’ultimo, ancora in fase di ristrutturazione, che ha visto abbattere la palestra per una nuova, con lavori di adeguamento dell’edificio.

«Quest’orientamento amministrativo riguarda sia il comune sia l’Edr,e procede in parallelo con altre ipotesi, come quella del Fermi da demolire in quanto risalente agli anni Cinquanta e ritenuto non sicuro. La più recente giravolta sostiene di lasciare i vecchi edifici per spostare solo il Galilei. Il tutto per un masterplan, un’indicazione di massima da parte dell’Ente». Un progetto proposto dall’amministrazione comunale e abbracciato pienamente da quella regionale. «Edr l’ha fatto talmente proprio da esautorare la competenza dell’amministrazione comunale in materia, pur lasciando al Comune la sua prerogativa rispetto al territorio. Facendo poi votare la delibera 52, che modificava la destinazione da area sanitaria ad area scolastica».

Interpellato il Comitato di garanzia, i cittadini contrari all’abbattimento si sono visti rifiutare la richiesta di referendum, non previsto per legge in caso di coinvolgimento dell’Ente di decentramento. «Dalle nostre valutazioni quell’edificio ha un valore residuale che si aggira fra i 12 e i 14 milioni – specifica – Ha una consistenza di 21mila metri quadri, non è particolarmente antico e quindi non meritevole di ristrutturazione. Dal 2008 a oggi è rimasto abbandonato da Asugi, che non se ne è curata pur avendo l’obbligo di manutenzione del bene pubblico». Secondo la variante 52 al piano regolatore l’obiettivo è demolire la chiesetta, oltre che cucine, lavanderie, officine e stirerie – con una superficie di oltre 4mila metri quadri – e della cappella mortuaria con annesso istituto di anatomia patologica. Una cappella che potrebbe dignitosamente accogliere le celebrazioni funebri, al momento svolte nei freddi ambienti del nuovo Ospedale civile.

«Oggi le celebrazioni funebri si tengono in due stanzette molto modeste dell’Ospedale di via Fatebenefratelli – ribadisce – mentre la cappella è abbandonata da anni e la variante ne prevede la demolizione». Sull’ex-ospedale è stata chiamata a esprimersi la stessa Soprintendenza, che ha fornito parere favorevole esclusivamente in merito alla struttura di oltre settant’anni, dichiarando di non sua competenza la parte più recente. «Morale: l’intero comprensorio può essere abbattuto – ammette con rammarico Schnabl – compreso l’edificio a croce di Lorena. Noi vogliamo sottolineare come l’intenzione della variante è quella di abbattere l’intero comprensorio, come si evince anche dalla sovrapposizione del masterplan sull’area. Mentre il nostro comitato richiede una conferma della destinazione sanitaria, non per quella già assolta dall’ospedale di via Fatebenefratelli, ma per tutto ciò che manca alla sanità goriziana».

Un edificio costituito da quattro corpi di 800 metri quadri con copertura a cupola, che «non solo sono un patrimonio pubblico, ma hanno un valore immobiliare considerevole – prosegue l’architetto – anche se richiedono senz’altro adeguamenti e antisismica, tuttavia con un costo di un terzo in meno rispetto alla ricostruzione di una superficie di pari volume. «È uno spreco di risorse - conclude Schnabl – chiediamo che non si proceda nella distruzione di un tale bene pubblico e il ritiro della variante. Condividiamo la riqualificazione del sistema scolastico, ma non demolendo edifici, oltretutto per ospitare istituti già in via di ristrutturazione come il Galilei. Il comitato non si ferma. Abbiamo depositato un esposto alla Corte dei conti e proporremo alla cittadinanza anche una raccolta di sottoscrizioni al di fuori della normativa referendaria».  

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