il fenomeno
La cometa del secolo vicina alla Terra, gli occhi al cielo dall'Osservatorio di Farra
Scoperta lo scorso anno, la cometa è stata avvistata anche presso l’Osservatorio di Farra. A fine settembre si ritroverà alla minima distanza dal Sole.
Attraversano lo spazio per migliaia e migliaia di anni, talvolta avvicinandosi al pianeta Terra a incantare con la loro chioma luminosa e la scia della coda. Sono le comete, corpi celesti con una vita media stimata intorno ai diecimila anni, a conclusione dei quali diventano inattive o, intersecando l’orbita terrestre, si trasformano in una pioggia di stelle cadenti. Da noi sta per avvicinarsi quella che viene definita “cometa del secolo” C/2023 A3 (Tsuchinshan-ATLAS) che - se dovesse sopravvivere all’incontro col Sole - passerà nel suo punto più vicino alla Terra il 12 ottobre. Meno di una settimana invece all’appuntamento del 27 settembre, quando si ritroverà alla minima distanza dal Sole, vale a dire a “soli” 58 milioni di chilometri.
Un incontro che potrebbe spegnerla, trasformando i ghiacci volatili in gas per effetto del calore solare e portandola alla disgregazione prematura. «Come tutte le comete, non si sa quando sarà visibile e se sarà effettivamente visibile a occhio nudo – spiega il presidente dell’osservatorio di Farra d’Isonzo Enrico Pettarin – In realtà dovrebbe raggiungere la massima luminosità quando passa vicino al Sole, in quanto l’effetto del vento solare è maggiore, ma essendo vicino al Sole è anche difficile da vedere, perché visibile solo nel chiarore dell’alba o del tramonto. Bisognerà poi capire se nell’allontanarsi manterrà una luminosità tale da renderla visibile anche a occhio nudo. Per il momento siamo cauti».
Mentre nell’antichità erano considerate segno di presagio infausto – come nel “Giulio Cesare” di Shakespeare, dove la morte dell’imperatore è preceduta dalla comparsa di una cometa - oggi sappiamo che questi astri sono formati da rocce mescolate a gas congelati, provenienti dall’affascinante Nube di Oort. In quest’area ai confini del Sistema Solare fin dalle origini vengono custodite le comete, come nello scrigno di un immenso “congelatore cosmico”. Scoperta in realtà lo scorso anno, C/2023 A3 è stata avvistata anche presso l’Osservatorio di Farra.
«L’avevamo osservata anche noi, quand’era molto distante - ricorda - con telescopi e sensori. Adesso si sta avvicinando e passerà alla minima distanza dal Sole verso fine settembre. Sarà visibile con gli strumenti, ma non so se a fine mese lo sarà anche a occhio nudo, all’alba. Sicuramente per la prima settimana di ottobre non si vedrà, poi nella seconda parte di ottobre, intorno al nove o dieci, potrebbe essere visibile di sera anche senza strumenti, ma non so se sarà così spettacolare da meritare di essere portata all’attenzione del grande pubblico».
Viaggiano attraverso lo spazio cosmico provenienti da profondità sconosciute, a volte percorrendo orbite chiuse e presentandosi periodicamente – è ad esempio il caso della cometa di Halley, che passò nel 1986 e tornerà a far capolino nel 2061 – altre seguendo linee aperte e passando solo una volta in prossimità del Sole. Fino a spegnersi o divenire lacrime di stelle, come quelle di San Lorenzo, sciami meteorici originati dalla cometa Swift-Tuttle, la cui correlazione venne intuita già da Giovanni Schiapparelli nel 1866.
«Le stelle cadenti sono corpuscoli molto piccoli, solitamente di qualche grammo. Possono diventare più grandi, e allora sono anche pericolosi. Diventano visibili nel momento in cui entrano in atmosfera. Quindi a causa della velocità diventano incandescenti, rilasciando questa scia luminosa. Se sono poco più grosse è possibile vedere un bagliore molto luminoso. In realtà queste particelle sono disperse dalle comete, oggetti in orbita intorno al Sole al di fuori dell’atmosfera terrestre. In antichità si pensava fossero più vicini a noi, poi si è scoperto che sono oggetti in orbita, visibili perché illuminati dal Sole».
«Quando si avvicinano, a causa della forza del vento solare - cioè, delle particelle emanate dalla gigantesca stella - componenti volatili delle comete come ghiaccio secco o idrocarburi congelati vengono vaporizzati. Quindi, le comete si ricoprono da questa sorta di geyser, che emettono particelle, formando la chioma». Sempre per effetto del vento solare, particelle e gas sprigionati vengono spinti in direzione opposta al Sole, originando la cosiddetta coda, che può raggiungere milioni di chilometri di lunghezza. «Sono oggetti che diventano particolarmente luminosi quando si avvicinano al Sole», a differenza delle meteore, le quali offrono il loro commovente spettacolo concentrandosi ad agosto e novembre, causando talvolta danni.
«Finché non sono grosse suscitano meraviglia. Se le dimensioni diventano abbastanza grandi, dell’ordine del metro di diametro, allora possono essere avvistate prima che entrino in contatto con l’atmosfera terrestre. Un’attività di sorveglianza cui partecipiamo anche noi di Farra – spiega – Sono oggetti che vengono di solito scoperti da osservatori professionisti sparsi per il mondo. Veri e propri asteroidi che hanno bisogno di essere monitorati anche quando ad esempio negli Stati Uniti è giorno e da noi è notte, perché molto veloci e visibili solo per pochi giorni, se non per poche ore. A volte dalle osservazioni se ne calcola l’orbita, rivelando un eventuale passaggio con la Terra».
«Finora negli ultimi anni sono stati osservati tredici oggetti di questa tipologia, prima che avvenisse l’impatto con l’atmosfera, conoscendo ora e luogo. Per quelle più piccole non è possibile, capitano dove capitano. Ce ne sono di più in determinati periodi, come agosto e novembre, quando la Terra incrocia l’orbita di particelle lasciate da comete». Corpi celesti di raro fascino, che donano la consapevolezza della realtà cosmica e di quel piccolo insignificante miracolo che è la vita sul nostro pianeta, al di là del bene e del male. «Danno l’idea che siamo in un ambiente cosmico con cui fare i conti», ammette. Come nel 2013, quando un asteroide di 17 metri e del peso di oltre 10mila tonnellate cadde alla velocità di 54mila chilometri orari nei pressi di Čeljabinsk, in Russia, esplodendo in atmosfera durante il giorno.
Quell'evento causò 1500 feriti, «non per i frammenti della meteora – rimarca – ma per il fatto che l’oggetto esplose provocando un’onda d’urto tale da mandare in frantumi i vetri delle finestre, ferendo quanti erano accorsi». In merito alla possibilità di osservarla Pettarin non si sbilancia, in quanto si tratta di una cometa che non è periodica. «Segue un’orbita che non la riporterà da noi, contrariamente alla cometa di Halley, che passa ogni 76 anni e di cui si conosce la geometria del passaggio». Le comete che non seguono orbite ellittiche si perdono invece nella profondità dello Spazio.
«Seguono orbite talmente lunghe, con centinaia di migliaia di anni di periodo, che non le consideriamo neanche orbite aperte. È difficile da ipotizzare se tornano, perché le vediamo solo per questi brevi anni, che su un periodo di centinaia di migliaia d’anni è troppo poco. Per noi potrebbero essere orbite aperte, nel senso che forse tornerà, ma non abbiamo le precisioni sufficienti per stabilire che torni tra 200mila piuttosto che fra 500mila anni». Lunghezze temporali e misure spaziali che spingono a domandarsi quale vita possa esserci oltre alla civiltà umana. «Se si considera un secondo della vita sulla Terra, quelli che sono vissuti più a lungo sono i dinosauri, ma abbiamo visto che fine hanno fatto».
«Il problema è trovare sia forme di vita elementari, sia ipotizzare che si possa essere sviluppata una civiltà paragonabile alla nostra, sono solo ipotesi. Se riusciremo a sopravvivere, la Terra sarà comunque destinata a essere inglobata nel Sole, a meno che tra qualche miliardo d’anni la civiltà non sia riuscita a prendere contromisure» conclude. Riflessioni che trascendono la cognizione umana, ma che dovrebbero spingere le popolazioni a collaborare per il bene del pianeta come priorità su guerre e visioni totalitarie.
Foto d'archivio (Richard Bartz)
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