LE MODIFICHE
Come cambia il decreto Amianto, ecco le novità: le reazioni della politica a Monfalcone
Indicati i soggetti legittimati a ricevere le misure erogate dall’Inail. Rimborsabili anche le ditte in appalto. Riprendono le reazioni della politica locale.
L’aggiornamento c’è stato ed è arrivato nel pieno delle ferie estive. Il 12 agosto scorso, il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha emanato il decreto del 16 luglio 2024 sul Fondo Vittime Amianto. Nello specifico, si tratta dell’articolo 24, al comma 2, del decreto legge 34 del 30 marzo 2023, convertito con modificazioni dalla legge 56 del 26 maggio 2023 e modificato dall’articolo 1, comma 203 della legge 213 del 30 dicembre 2023 (decreto interministeriale Calderone – Giorgetti). Le risorse disponibili sono pari a 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026.
I soggetti legittimati ad accedere al Fondo
Secondo l’articolo 2 del nuovo decreto, «possono accedere alle prestazioni del Fondo i lavoratori di società partecipate pubbliche che hanno contratto patologie asbesto correlate durante l'attività lavorativa prestata presso i cantieri navali, per i quali hanno trovato applicazione le disposizioni dell'articolo 13 della legge 27 marzo 1992, n. 257, e che risultino destinatari di provvedimenti di seguito specificati, aventi ad oggetto il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali a favore degli stessi».
Ecco i termini e le modalità citate nel documento: «per l’anno 2024, sentenze esecutive, verbali di conciliazione giudiziale depositati nel periodo compreso tra il primo gennaio 2024 e il 31 dicembre 2024, o verbali di conciliazione comunque sottoscritti in sede protetta nel medesimo periodo; per l’anno 2025, sentenze esecutive, verbali di conciliazione giudiziale nel periodo compreso tra il primo gennaio 2025 e il 31 dicembre 2025, o verbali di conciliazione comunque sottoscritti in sede protetta nel medesimo periodo; per l’anno 2026, sentenze esecutive, verbali di conciliazione giudiziale depositati tra il primo gennaio 2026 e il 31 dicembre 2026, o verbali di conciliazione comunque sottoscritti in sede protetta nel medesimo periodo». In caso di decesso dei lavoratori, saranno legittimati ad accedere al Fondo gli eredi.
L’esame delle domande
A prendere in esame le domande sarà l’Inail «quale soggetto erogatore della prestazione a carico del Fondo». Sarà l’istituto a deliberare la misura dell’indennizzo a favore dei soggetti richiedenti secondo le tabelle di liquidazione predisposte e che integrano il corpo del nuovo decreto. L’Inail sarà tenuto inoltre a comunicare «tempestivamente e, comunque, non oltre il termine di novanta giorni dal termine di scadenza di presentazione delle domande di cui all’articolo 3 del presente decreto, sulla base dell’istruttoria effettuata dallo stesso Istituto assicurativo, i dati relativi alle domande per le quali risulta accertato il diritto di accesso al Fondo e la misura degli indennizzi».
La modifica dell’articolo 2 del decreto di dicembre 2023
Inoltre, si rilevano come sostanziali la modifiche apportate all’articolo 2 del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze del 5 dicembre 2023. Il particolare è riferito ai destinatari delle misure che non sono più “solamente” i «lavoratori» - come stabilito in precedenza – ma i «dipendenti delle società di cui al comma 1, nonché coloro che, in esecuzione di un appalto o subappalto o nell’ambito di una somministrazione di lavoro, hanno prestato attività lavorativa presso i cantieri navali, in favore delle predette società» quindi anche le ditte in subappalto.
Le reazioni
Quanto scritto nel nuovo decreto va a confermare la tesi delle associazioni dei familiari degli esposti amianto che tirano un sospiro di sollievo. Originariamente, legge andava a mettere sullo stesso pianto vittime e colpevoli. Il “correttivo”, consentirà quindi anche di coprire ciò che avveniva lavorando nelle imprese appaltatrici. Da parte sua, il consigliere regionale del Pd Diego Moretti – che assieme a Enrico Bullian di Patto per l’Autonomia si era occupato del caso – chiede al vicesindaco reggente di Monfalcone, Antonio Garritani, di riportare la discussione politica in Consiglio comunale che dovrebbe riallinearsi con quello degli altri otto enti della Bisiacaria. Un richiamo che non ha trovato l’accoglimento del facente funzioni di piazza della Repubblica da dove è stato fatto sapere che il pronunciamento sul tema c’è già stato alcuni mesi fa.
La linea dell’opposizione monfalconese
A dire basta ai rinvii e a chiedere che «si discuta in Consiglio della legge vergogna», sono – ancora una volta – i membri dell’opposizione consiliare di Monfalcone che si è espressa in maniera unitaria attraverso un comunicato. Il documento è stato firmato dal vicepresidente del Consiglio di Monfalcone Alessandro Saullo, Lucia Giurissa in qualità di capogruppo Pd, dalla capogruppo di Sinistra per Monfalcone Cristiana Morsolin, da Davide Strukelj, capogruppo dei Progressisti e dai consiglieri dem Sani Bhuiyan e Paolo Frisenna.
«Ė evidente da tempo che questa maggioranza non vuole affrontare in aula il tema del decreto vergogna sull'amianto – scrivono i consiglieri - non lo ha fatto quando lo abbiamo chiesto come consiglieri comunali, presentando mozioni che giacciono inevase in qualche cassetto e non lo ha fatto in Ambito aggrappandosi a futili motivi, tra la perplessità di tutti. Monfalcone però ha una giunta che ha usato il tema in ogni campagna elettorale, in modo strumentale, ad ogni piè sospinto. Ci chiediamo perché chi si indignava ieri, oggi non possa discuterne in Consiglio Comunale e prendersi la responsabilità politica di un decreto, fortemente voluto dalla destra, che equipara vittime e colpevoli».
«Da adesso quel provvedimento non è più solo un decreto ma diventerà legge – aggiungono - uno schiaffo alle vittime, alle famiglie e anche ai lavoratori ed alle lavoratrici di oggi che si sono viste sottrarre fondi per la sicurezza, una beffa che nemmeno nei peggiori incubi poteva essere delineata. Cisint dopo aver incassato per anni i frutti di battaglie fatte da altri prima di lei, oggi si defila. In questi mesi di interventi a tutto campo e fama nazionale non ha speso una parola per chiedere di ritirare il decreto scandaloso, presentando solo un documento della giunta che nemmeno menziona la questione».
La minoranza consiliare punta il dito anche contro il reggente Garritani «che sembra dimenticare che abbiamo presentato più di una mozione proprio su questo tema, e la cui discussione è stata respinta e posticipata proprio dalla loro maggioranza». «Come consiglieri di opposizione faremo quanto è in nostro potere per ottenere che il consiglio finalmente discuta sul merito della questione e si esprima su questo tema ancora vivo e che oggi, non ieri, umilia il mondo del lavoro e gratifica le imprese che, in passato, hanno fatto grandi profitti facendo uso di amianto. Un enorme passo indietro» così l’opposizione in chiusura.
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