La città italiana che vieta il cricket, Monfalcone va sulla Bbc e Cisint attacca

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La città italiana che vieta il cricket, Monfalcone va sulla Bbc e Cisint attacca

Di T.D. • Pubblicato il 06 Set 2024
Copertina per La città italiana che vieta il cricket, Monfalcone va sulla Bbc e Cisint attacca

La città dei cantieri torna agli onori delle cronache inglesi, con un articolo pubblicato oggi dalla Bbc. La replica di Cisint: «Strumento di faziosità politica».

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Monfalcone torna agli onori delle cronache inglesi, questa volta sulle pagine della Bbc. Quest'oggi il sito web del network ha pubblicato un articolo firmato da Sofia Bettiza, suscitando una vivace reazione da parte dell'ex sindaca e oggi europarlamentare Anna Maria Cisint. La corrispondente britannica ha cercato di raccontare le difficoltà che la comunità bangladese, prevalentemente musulmana, incontra nel vivere in città, dove sono in vigore quelle che vengono definite politiche locali restrittive nei confronti delle minoranze. L'articolo sottolineava, tra i vari aspetti, il divieto di giocare a cricket e la proibizione delle preghiere collettive nei centri islamici.

La ricostruzione della Bbc ha incontrato l'aspra critica di Cisint, che accusa il servizio giornalistico di parzialità e distorsione della realtà. Secondo il media, a Monfalcone si percepisce un crescente clima di tensione tra la comunità italiana e quella bangladese. Questa tensione è diventata simbolica attraverso il divieto del cricket, sport nazionale per i cittadini del Bangladesh (che invece hanno trovato l'apertura nel campo di Begliano). L'articolo racconta di come alcuni giovani siano stati multati per aver giocato in aree vietate, con la motivazione che «il cricket non è per l'Italia», come riferito dai protagonisti dell'articolo.

Tuttavia, Cisint respinge fermamente queste accuse, affermando che il problema non riguarda lo sport, ma la mancanza di infrastrutture adeguate per garantirne una pratica sicura: «Se vogliono realizzare un impianto, lo facciano in un'area privata e nel rispetto di ogni regola di sicurezza, come è avvenuto per altri giochi come il padel». Il nodo centrale, secondo l'articolo, sarebbe la crescente pressione che la comunità musulmana sente sulla propria libertà di praticare la religione e vivere secondo le proprie tradizioni. Il divieto di preghiere collettive nei centri islamici è visto come un segnale di intolleranza e di discriminazione verso una comunità che rappresenta una parte significativa della popolazione di Monfalcone.

La città, che conta circa 30mila abitanti, ha una delle percentuali più alte di stranieri in Italia, con oltre un terzo della popolazione costituito da immigrati, principalmente dal Bangladesh. Questi lavoratori, arrivati a partire dagli anni Novanta per costruire navi da crociera nei cantieri della Fincantieri, costituiscono oggi una comunità consolidata. Bettiza ha quindi rilevato come Cisint, esponente della Lega, sia salita al potere sfruttando il malcontento diffuso nei confronti dell'immigrazione e della percezione di una perdita dell'identità culturale e religiosa italiana. Secondo quanto riportato nel suo testo, quest'ultima vede la sua missione come una battaglia per «proteggere» Monfalcone dall'influenza dell'islam e da quello che descrive come un processo di «islamizzazione dell'Europa».

Ma l'attuale eurodeputata non ha esitato a difendere il suo operato, rispondendo con fermezza alle accuse mosse dall’articolo. In una lunga dichiarazione, l'ex prima cittadina ha rigettato l’idea che la sua amministrazione abbia vietato il cricket per motivi culturali o religiosi, e ha spiegato che il problema è prettamente infrastrutturale: «Una realtà come la nostra, che ha dovuto ricostruire l’intero sistema scolastico, sistemare alloggi di residenza pubblica e rigenerare spazi urbani abbandonati, non può avere il cricket come priorità». Il problema, quindi, non riguarderebbe solo l'assenza di un campo adeguato per giocare a cricket, ma anche una più ampia questione di sicurezza e ordine pubblico.

Cisint, che è rimasta in giunta come assessore, ha infatti sottolineato come Monfalcone, sotto le precedenti amministrazioni di centrosinistra, si fosse trasformata in una città degradata, con problemi di sovraffollamento e violazioni delle norme urbanistiche. Dal suo insediamento nel 2016, Cisint ha avviato una serie di riforme che, secondo lei, hanno ridato dignità e ordine alla città. «Dal 2016, quando sono stata eletta, ho trasformato Monfalcone con oltre 110 milioni di investimenti in opere pubbliche», ha detto, ricordando che la sua azione ha puntato sul risanamento urbano e sulla sicurezza.

Una parte centrale della politica di Cisint riguarda il rapporto con l'immigrazione: «Agli stranieri è richiesto il rispetto delle nostre leggi, delle nostre norme, dei nostri ordinamenti così come si impegnano a fare firmando la domanda di soggiorno», aggiungendo che il suo mandato ha incluso anche il controllo sull’adeguamento alle norme italiane, comprese quelle riguardanti l’abbigliamento, come il divieto del velo. Ciò che sta accadendo a Monfalcone è una vera e propria sfida alle regole italiane: «Ci troviamo di fronte a un islamismo radicale che ha alzato il tiro non solo nei miei confronti con minacce di morte, ma anche nel voler imporre le loro regole in contrasto con le leggi italiane».

Per Cisint, il conflitto con la comunità musulmana nella Città dei cantieri non si limita al cricket o alle preghiere, ma riguarda un problema più profondo legato alla sicurezza e all’integrazione. Ha menzionato casi di violenza contro donne musulmane, costrette a matrimoni forzati e private dell'istruzione, e ha criticato aspramente l’atteggiamento della sinistra locale, che secondo lei appoggia l’islamismo radicale per fini politici. La sindaca ha anche sollevato il tema dei benefici sociali, come gli assegni familiari concessi a chi ha familiari all’estero, che rappresenterebbero un onere ingiusto per le finanze pubbliche.

Ha quindi voluto ribadire che la sua battaglia non è solo contro l'islamizzazione, ma per la legalità e per la protezione dell’identità culturale italiana. «Sono orgogliosa di non aver calato la testa e aver preteso il rispetto della legalità», ha dichiarato, sottolineando come la sua amministrazione sia stata costretta a intervenire contro le violazioni delle norme urbanistiche e di sicurezza, come nel caso dei centri di preghiera non autorizzati o delle partite di cricket giocate in spazi vietati.

Ha quindi rivendicato come, alle ultime elezioni sia stata rieletta con il 73% dei voti. Un risultato che, secondo Cisint, testimonia il consenso dei cittadini verso le sue politiche. «Questi sono i dati della realtà cittadina», ha sottolineato, ricordando che le sue decisioni hanno portato ordine e miglioramenti a Monfalcone. «Non saranno certo la diffusione di servizi giornalistici fasulli a intimidire la mia azione», ha detto. La lotta contro quello che definisce un processo di islamizzazione continua, e ora la porterà a Bruxelles, dove, da neo-eletta al Parlamento europeo, intende far sentire la sua voce anche a livello internazionale.

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