Cisint contro il caporalato: «Legalità in città come al lavoro»

Cisint contro il caporalato: «Legalità in città come al lavoro»

LA REPLICA

Cisint contro il caporalato: «Legalità in città come al lavoro»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 04 Nov 2024
Copertina per Cisint contro il caporalato: «Legalità in città come al lavoro»

L' eurodeputata giudica indifendibile la posizione di Konate, Bullian e Moretti. «Agire per un'azione di controllo che metta in luce i casi di manovalanza criminale».

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È molto preoccupata del «legame tra centri Islamici e Sinistra». L' eurodeputata Anna Cisint non molla. Anche ieri, domenica 3 novembre, attraverso una diretta sui suoi canali social poco prima delle 10, ha replicato a quanto dichiarato da Bou Konate, Enrico Bullian e Diego Moretti dopo la conferenza stampa di sabato scorso sul "caporalato nelle Istituzioni". Ringrazia ancora «di vero cuore» chi le ha scritto «denunciando la situazione».

«Abbiamo avuto la possibilità di capire fino in fondo di chi stiamo parlando» dichiara Cisint. E riferendosi al consigliere regionale Bullian, afferma: «Non puoi difenderti dietro l'io non lo sapevo. Non puoi dirlo». «Siete caduti prima - riferendosi poi alla Sinistra intera - non siete riusciti nemmeno a ragionare prima». Verso ora di pranzo, arriva poi un comunicato stampa.

Il testo comincia così: «Non basta prendere le distanze da chi dalla posizione di rappresentante dei centri islamici di fatto guida le contestazioni contro il Comune e i provvedimenti per la legalità e insulta anche in modo violento gli amministratori». L'ex sindaco definisce «ipocrita» l'atteggiamento assunto dal consigliere Moretti e «Il silenzio assordante di Bullian», «Sempre pronto a solidarizzare pubblicamente con le posizioni più radicali dell'Islam cittadino».

«Con il caso dell’audizione in Regione emerge che esponenti di primo piano dell'islamismo cittadino sono stati protagonisti di episodi oscuri di estorsione in fenomeni di caporalato in cantiere - continua il testo - viene naturale chiedersi se esiste una vera e propria organizzazione apicale all’interno della comunità islamica locale intenta a svolgere un ruolo di mediazione, anche linguistica, verso la restante popolazione bengalese vessata nei trattamenti salariali».

Allo stesso tempo, Cisint si domanda «Come questi esponenti svolgano e guidino le attività dei centri islamici, che mancando l'accordo previsto dalla Costituzione vivono senza una regolamentazione, un controllo e di fatto, come accaduto recentemente a Bologna, spesso sono guidati e frequentati da chi compie atti che si pongono in contrasto con la sicurezza pubblica».

«Non basta dunque prendere le distanze dal singolo episodio, come fa l'opposizione in vista del rinnovo elettorale comunale, se sinora si sono sempre tollerati i peggiori comportamenti della componente islamica: le irregolarità edilizie e urbanistiche, i problemi di ordine pubblico che ne servivano, la sopraffazione verso le donne e le minori e, sino da inizio Duemila l'arrivo incontrollato e i governato di stranieri veri in cantieri».

«Chi ha responsabilità di gestione dell'impresa e chi ha responsabilità pubbliche a tutti i livelli, dopo questi episodi e a quanto emerso nelle indagini di Mestre, è chiamato a agire per un'azione di controllo che metta in luce i casi di manovalanza criminale, che possono proliferare all'interno del sistema aberrante degli appalti e subappalti». «Per questo solleciterò prefettura, direzione, ispettorato, forze sociali che avvalendosi anche delle nuove norme sul caporalato possano garantire il bene prezioso della legalità in città come sui posti di lavoro» così Cisint in chiusura.

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