la riunione
Cinque anni per il nuovo campus scuole a Gorizia, «fondi europei vincolati»
Riunito questa mattina il consiglio comunale, si riparte alle 16 con la seduta. Ampia discussione sul progetto del campus in via Vittorio Veneto.
Sono già serrate le tappe per vedere realizzato il campus scolastico di via Vittorio Veneto a Gorizia. Un progetto corposo e che avrà una prima conclusione solo tra il 2028 e 2029, come spiegato questa mattina dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Cristina Amirante. Davanti ai consiglieri comunali riuniti, precedendo la seduta di questo pomeriggio per votare la variante urbanistica dedicata, sono stati illustrati i diversi punti dell’opera. Diverse le domande presentate, prima scritte e poi in discussione.
A presentare gli interrogativi in apertura sono stati Andrea Tomasella (Lega) e Dario Baresi (Martina sindaco), sia sul progetto in sé, sia sui futuri sviluppi che comporterà per la città. A sedere tra il pubblico c’erano anche alcuni portatori d’interesse come Legambiente - l’unica rimasta a prendere la parola alla fine della seduta - il presidente Gianluca Madriz di Confcommercio, i rappresentanti del polo liceale Alighieri e dell’Isis Galilei-Fermi-Pacassi e il comitato contro la demolizione dell’ex ospedale.
Erano due le opzioni sul tavolo dell’amministrazione, come ricordato dal sindaco Rodolfo Ziberna, per trasferire le sedi dei licei Slataper e del Galilei: o l’ex casermette, di proprietà comunale, o l’ormai abbandonato nosocomio, di proprietà della Regione. Scegliendo quest’ultimo, bisognerà mettere mano anche ai bus, oltre che a tutto il resto: «Andrà istituita una corsa circolare frequente che dalla stazione porti al campus per proseguire per i poli universitari di via Aviano e Santa Chiara, ritornando alla stazione attraverso il centro».
Su cosa si andrà a fare nei plessi che rimarranno vuoti, in via Puccini e via Diaz, la vicesindaca Chiara Gatta ha aperto alla revisione del Piano regolatore o alla loro vendita. In ogni caso, la loro dismissione non sarà immediata. La prima realtà a essere spostata sarà quella dello Slataper, la cui progettazione è atteso entro metà 2025 e l’esecuzione dei lavori richiederà due anni. Per il Galilei, invece, mancano ancora i fondi per la progettazione ma la stima è che, alla fine, l’ammontare complessivo delle opere sarà attorno ai 50 milioni di euro.
Il tutto sarà finanziato in parte da fondi Por-Fesr, comportando di dover ultimare il tutto nel 2028 per avere la rendicontazione ultimata l’anno dopo. Qualora il progetto non dovessero essere portato a termine, quei 16,5 milioni dovranno essere restituite all’Unione europea. Gli altri 10 milioni per ora allocati sono invece della Regione, destinati alla realizzazione di una biblioteca, ampia palestra, area esterna, parcheggio e zona d’accesso. Ci sono poi 5 milioni di euro per demolire l’attuale edificio, non vincolato dalla Sovrintendenza.
L’unica cosa richiesta dalle Belle arti, però, è la conservazione del mosaico nel timpano dell’ingresso principale. Da preservare anche le opere di Tino Piazza, custodite nella chiesetta, su cui Rosy Tucci (Gorizia è tua) ha espresso la propria preoccupazione così come per l’ex luogo di culto, oggi sconsacrato. La dirigente dell’Edr Lara Carlot ha aperto alla possibilità di tutelare quest’angolo, pur senza fare alcuna promessa. In ogni caso, Tucci ha puntato il dito anche verso ciò che verrà ospitato dentro il futuro plesso, a partire dall’offerta formativa.
«Non è il contenitore che conta - così la consigliera - ma l’offerta formativa e qui nessuno ha capito quale sarà». Franco Zotti (Zotti contro tutti) si è chiesto invece come e dove passeranno i bus in arrivo dalla stazione, ipotizzando invece di collocare gli studenti nelle ex caserme. Su questo aspetto, Amirante ha rilevato i tempi lunghi per poter arrivare a un accordo con il Demanio militare, per poi dover bonificare l’eventuale sito - come l’ex Del Fante di via Duca d’Aosta - da eventuali presenze di amianto e sversamenti.
Amianto che, secondo quanto riferito da Carlot, dovrebbe essere stato rimosso pressoché totalmente da via Vittorio Veneto. In ogni caso, la demolizione potrà individuarne la presenza in modo più facile, ha spiegato. Parte del materiale inerte derivante dalla demolizione, inoltre, sarà utilizzata per tombare i vuoti nella struttura con interramenti. «Non rappresenterà un problema - ha assicurato l’esponente dell’ente - Tutto il resto sarà smaltito come rifiuto speciale». Sul rischio allagamenti del torrente Vertoibizza, invece, è stata interpellata l’Autorità di bacino.
Rispondendo ai dati forniti dall’assessore, Giulia Roldo (Martina sindaco) ha presentato quelli di una ricerca fatta insieme ad altri gruppi: «Su 1.256 persone interrogate, sette su dieci hanno risposto di preferire che le scuole rimanessero in centro. Sette degli intervistati su dieci sono studenti». Per la dem Laura Fasiolo, spostare in questa zona gli alunni «è del tutto illogica, è un’operazione Attila», evidenziando invece di dover creare qui una cittadella della salute. La presidente di Legambiente, Anna Maria Tomasich, ha quindi chiesto che siano adottate misure per evitare l’abbattimento degli alberi.
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