«Ciao Mada», l'addio di Gorizia alla professoressa sulle note d'arpa

«Ciao Mada», l'addio di Gorizia alla professoressa sulle note d'arpa

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«Ciao Mada», l'addio di Gorizia alla professoressa sulle note d'arpa

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 21 Apr 2023
Copertina per «Ciao Mada», l'addio di Gorizia alla professoressa sulle note d'arpa

Il funerale di Maddalena Malni Pascoletti questa mattina nella chiesa di Sant'Ignazio, don Nicola: «Entrata dentro i dinamismi della città».

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Maddalena Malni Pascoletti è stata per molti una figura essenziale nel panorama culturale di Gorizia, un punto di riferimento nella comunità cattolica. Per tantissimi, era semplicemente Mada, diminutivo con cui era abitualmente chiamata. La chiesa di Sant’Ignazio gremita di parenti, amici, conoscenti e semplici estimatori ha gridato nel pensiero proprio quel nome, mentre la voce spezzata di chi ha voluto celebrarla dal pulpito si diffondeva in tutta la sala unita al suono di chitarre e arpa. La sua scomparsa ha colpito tutti.

“La nostra Mada ci lascia due percorsi - le parole pronunciate da don Nicola Ban nella sua omelia - su come si entra dentro la vita. Una strada è quella della poesia e della bellezza: San Paolo canta la bellezza della carità e dell’amore attraverso la prosa poetica. Un po’ tutta la vita di Mada è stata un entrare nel mistero della vita con la bellezza presente nell’arte e nella nostra storia. E l’altra strada indicata oggi è quella dell’incarnazione, che significa incontrare le persone ed entrare dentro i dinamismi di una città”.

Sentiero, questo, che l’intellettuale già presidente di Italia Nostra - venuta meno a 77 anni - ha seguito fino in fondo, come la folta presenza di stamattina ha testimoniato. Davanti alla bara, in silenzio, c’erano amministratori, volontari, istituzioni che hanno incontrato le diverse anime di Malni Pascoletti. Lei stessa era entrata nelle relazioni sociali “facendo sentire un dio che è lontano ma vicino, che si può incontrare nell’umanità. Se oggi siamo in tanti a darle il saluto, credo che queste siano due strade convincenti e che illuminano la nostra vita”.

Il suo curriculum parla di una professionista dell’arte e della ricerca storiografica, dapprima ai Musei Provinciali e quindi con la Fondazione Coronini. C’è poi l’esperienza come professoressa e l’affetto lasciato a tantissimi studenti. Ma è soprattutto il ruolo che ha svolto come faro, insieme al marito Roberto, che è stato celebrato in modo marcato da chi, pur con la voce flebile, ha salutato il sorriso impresso nella foto della docente in pensione. C’è chi l’ha conosciuta nello studio, chi in Comunione e Liberazione, altri attraverso le mostre.

Come sottolineato sempre da don Nicola, ora in cielo ha ritrovato anche don Silvano Cocolin, sacerdote a cui era molto legata. A ricordarne “le tue fatiche e le tue gioie” è stato il consorte, con cui ha condiviso una vita intera insieme: “L’amore per l’arte, che ti faceva restare estasiata ad ammirare quanto l’uomo è capace di creare, la vedevi come manifestazione tangibile della mano di dio nell’umano”. C’erano poi gli studenti, con “la compagnia della Mada come poi si sono autobattezzati, a cui hai dato tanto e tanto hai ricevuto”.

Diversi i ricordi personali dell’amata, a partire da quelli sull’importanza che attribuiva al rapporto umano anche solo firmando una cartolina in vacanza. A unirsi al ricordo commosso anche don Sinuhe Marotta, affidando le parole a una lettera, parlando di una persona “fedele, attiva e presente nella comunità, attenta osservatrice e custode di beni storici della nostra chiesa e della nostra città. Vivace componente degli affari economici della nostra parrocchia, appassionata divulgatrice delle ricchezze culturali ma soprattutto donna di fede”.

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