Cervignano in festa per San Michele, ordinato diacono Manuel Millo

Cervignano in festa per San Michele, ordinato diacono Manuel Millo

Ieri sera

Cervignano in festa per San Michele, ordinato diacono Manuel Millo

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 30 Set 2022
Copertina per Cervignano in festa per San Michele, ordinato diacono Manuel Millo

La celebrazione eucaristica è stata presieduta dall'arcivescovo Redaelli. «Sii esempio per i giovani».

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Una festa di comunità, quella vissuta ieri sera a Cervignano del Friuli, in occasione non solo del santo patrono, San Michele Arcangelo, ma anche per l’ordinazione diaconale di Manuel Millo, seminarista nativo di Staranzano che, proprio a Cervignano, ha vissuto gli ultimi mesi di servizio. La celebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo, monsignor Redaelli all'interno del duomo di San Michele, alla presenza del parroco, don Sinuhe Marotta, e di vari sacerdoti diocesani ed extradiocesani – erano presenti l’ex rettore don Loris della Pietra e l’attuale rettore di Castellerio don Roberto Antonello, oltre che una nutrita delegazione del seminario stesso – è stata accompagnata dalle corali riunite della comunità pastorale. Dai vari paesi limitrofi, oltre che dal paese natìo di Manuel, sono giunte tante persone per festeggiare assieme. Va detto che si tratta della seconda ordinazione diaconale dell'attuale arcivescovo, monsignor Redaelli. 

“Caro Manuel, potrai servire il prossimo, amarlo, quanto più saprai adorare Dio come il tuo Tutto. L’adorazione, la contemplazione, la frequentazione della Parola, la preghiera non manchino mai nella tua vita, se vorrai servire per amore e in nome di Dio”, ha esordito l’arcivescovo.

“Del salmo responsoriale riprendo solo una frase: «Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà: hai reso la tua promessa più grande del tuo nome». C’è una promessa per te, caro Manuel, una promessa di Dio persino più grande del suo nome. Una promessa che è amore e fedeltà. Solo se c’è questa promessa – la sua promessa e non tanto la nostra – si può decidere per sempre di seguire il Signore, senza alcun timore e senza alcuna presunzione”, così ancora Redaelli durante l’omelia.

“Sono sicuro che il Signore lavora – se così si può dire – nel cuore di tutti, anche di chi in apparenza è più lontano da Lui. Ma sono certo che è presente nel cuore di tanti giovani, uomini e donne, che si stanno interrogando sull’orientamento da dare nella loro vita. Non è facile percepire la voce del Signore nel mare di parole, suoni, immagini, sensazioni, emozioni in cui tutti siamo immersi, ma forse più di altri i giovani. Eppure, il Signore parla ancora oggi nel cuore di ciascuno. Personalmente ho molta fiducia in questo e so che anche per la nostra Chiesa non mancheranno giovani che sapranno rispondere di sì alla chiamata del Signore, che sia un appello a servire la Chiesa nel presbiterato, nel diaconato, nei diversi ministeri istituiti, nella vita consacrata, nel matrimonio, nella società, ecc. alla fine non importa. Ciò che conta è seguire il Signore. E chi come te dice di sì a Lui, può essere una forte e convincente testimonianza per i giovani. Del resto, se leggiamo un paio di versetti del Vangelo di Giovanni prima del passo di oggi, è facile constatare che Natanaele non è andato di propria iniziativa da Gesù, ma perché Filippo gli ha detto di aver incontrato il Messia e di fronte alla sua obiezione – «da Nazaret può venire qualcosa di buono?» – ha semplicemente aggiunto: «Viene e vedi». Ti auguro di cuore, caro Manuel, che tu possa dire a parole, ma soprattutto con la vita, a tanti giovani «vieni e vedi»”, ha concluso Redaelli.

In un’intervista al settimanale diocesano, Voce Isontina, Millo ha ricordato la sua vocazione nella Staranzano che lo ha visto crescere.

“Quando sono cresciuto ho lasciato il mio paese per prendere la strada del lavoro e mai avrei pensato che le scelte importanti dovessero ripartire proprio dall'inizio. Sapevo in cuore mio, forse l'ho sempre saputo in realtà, che non volevo fare una professione ma essere utile al mio prossimo e in quell'incontro crescere a mia volta nel conoscere me stesso. Ho lavorato per molti anni nella cooperazione sociale ma non l'ho mai vissuto come un lavoro, ho sempre preferito vederlo come un dono da offrire e ricevere, nella massima serenità di poter sempre scegliere la ‘’parte migliore’’ anche davanti alle sfide più difficili. E nonostante tutto si cade comunque; ci sono momenti in cui pensi di essere rimasto solo, di aver perso tutto. E proprio in quel momento di grande vuoto esistenziale, di ricerca di senso, c'è stato spazio per quell'azione di Dio che il mio io avevo ormai soffocato. Negli anni avevo fatto molte cose, mi ero laureato, avevo un bel lavoro e tantissimi interessi culturali. Eppure, non riuscivo più a trovare la verità della mia ‘’origine’’. La vita e gli accadimenti che rispecchiano la fragilità dell’essere mi interpellavano a un senso così profondo che l’appello accorato che ho lanciato, forse in qualche modo, anche se non come pensavo con la logica umana, ha raggiunto finalmente le barriere del mio io e le ha spezzate”.

“Quando sono ritornato nella mia parrocchia per un lutto famigliare, accompagnato da uno sguardo di fede, la parola di Dio proclamata dall'ambone si incastonava quasi perfettamente all'esperienza concreta che avevo vissuto in tutti gli anni passati tra la vita di altre vite, di incontri e azioni. Devo confessarvi che ho avuto molta paura e non sapevo bene cosa fare ma avevo capito nel mio profondo che l'unica cosa che potevo fare era abbandonare per un attimo la ragione e seguire il cammino del Vangelo, quell’annuncio della buona notizia che in fin dei conti non avevo mai abbandonato ma semplicemente o apparentemente dimenticato. La parola di Dio mi aveva raggiunto nella sua profondità – a volte quasi tascabile attraverso il piccolo Vangelo ricevuto ai tempi della comunione! - e io ho semplicemente scelto di accoglierla nella semplicità del mio cuore. Oggi partecipo a quel dono di grazia che Dio mi ha offerto per essere condiviso”, ha concluso Millo.  

Foto di Elisabetta Zambon.

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