LA SETTIMA EDIZIONE
«Cercare le cause fondamentali e profonde degli avvenimenti»: l’invito di Giordano Bruno Guerri all’apertura di Monfalcone Geografie

Il festival letterario si apre con Storia del Mondo. Dal Big Bang ad oggi. Un viaggio lungo miliardi di anni tra i cambiamenti umani, sociali ed industriali.
Inaugurata nella serata di oggi, mercoledì 26 marzo, la settima edizione del Festival Letterario Monfalcone Geografie ideato e promosso dal Comune di Monfalcone, organizzato in partnership con Fondazione Pordenonelegge.it, per la cura artistica di Gian Mario Villalta, Alberto Garlini, Valentina Gasparet e Roberto Covaz, d’intesa con il comitato scientifico. Dopo i primi appuntamenti del mattino “targati” Geo Ragazzi e dedicati agli studenti delle scuole cittadine, ad aprire ufficialmente la manifestazione è stata la presentazione del libro “Storia del Mondo. Dal Big Bang a oggi” di Giordano Bruno Guerri intervistato dal direttore artistico Gian Mario Villalta. «Un’edizione particolarmente accattivante» così l’ha definita l’assessore alla cultura Luca Fasan il quale ha sottolineato il valore dell’iniziativa che cade in occasione di Go! 2025 e rientra «in una storiografia che cambia la concezione della cultura in città».
Di cultura come «asset fondamentale per una Monfalcone, città innovativa che insegna a crescere» ha riferito l’assessore regionale Sebastiano Callari il quale ha aggiunto: «Nell’Isontino, siamo noi che vogliamo fare il manifesto dell’Europa». In prima fila erano presenti alcuni consiglieri regionali, i membri della giunta comunale uscente, l’europarlamentare Anna Cisint e il candidato di Italia Plurale Bou Konate. Nel pubblico anche il candidato del centrosinistra, Diego Moretti. Dopo i saluti introduttivi, è stato dato il via al dialogo sul libro: una lettura che nella sua introduzione Villalta ha definito «scritta in maniera affabile, agile e che insegna». «Cercare la causa delle cose, le cause fondamentali e profonde degli avvenimenti». Così – in sintesi – l’autore ha svelato lo spirito della sua fatica letteraria. La narrazione di Guerri indaga sulla storia del Mondo e sulla necessità di una lunga ricapitolazione di chi siamo. È qualcosa che lo scrittore ritiene necessario per poter vivere in un mondo globalizzato dove «la conoscenza geografica e storica sono strettamente intrecciate».
«La storia serve per capire il passato, comprendere il presente e progettare il futuro» sono le parole del patron generale del Vittoriale degli Italiani il quale ha riferito dell’importanza di rendere note le scoperte eccezionali e le grandi rivoluzioni come pure il racconto dell’esplorazione delle diversità fisiche, mentali ed intellettive. Nella conversazione sono state riepilogate le tappe dell’evoluzione Sapiens. È stato sottolineato che la ricerca del linguaggio e della bellezza hanno accompagnato l’evoluzione segnata dagli influssi della storia cognitiva e di quella tecnologica. Poi un passaggio forte sulle guerre «mosse solo dal desiderio di possesso di terra» in una vita contrassegnata sì dalla ricerca del miglioramento ma anche da forme di avidità ed egoismo. «Nella competizione fra progressisti e conservatori sta la sintesi della natura umana» ha fatto notare Guerri secondo il quale tra progressismo e conservatorismo, è meglio il primo «ma è bene che non vincano troppo gli innovatori che corrono perché i popoli non possono correre per una maratona intera».
Tra gli altri temi affrontati nell’intervista ci sono statu le contrapposizioni tra mondi di vita diversi, le casualità e le sfortune che irrompono nello scorrere dei giorni della vita umana come le morti che «hanno cambiato la storia del mondo». Citate le contrapposizioni tra blocco sovietico ed atlantico mentre oggi sembra che a confrontarsi siano solo Usa e Ue. «Ora bisogna essere uniti contro nuovi progetti per il mondo – avverte lo storico – il pericolo fascista di oggi è la Cina, una dittatura dove esiste un partito solo. Poi c’è la Russia ma il pericolo sta anche in Occidente nelle mani di pochi uomini della comunicazione». «Un libro di una mente libera e non condizionata» così, in chiusura, Villalta ha definito il volume. Un contenitore di conoscenza «per capire sé stessi» in una società che recepisce – o forse anche no – troppo velocemente i cambiamenti umani, sociali ed industriali.
Foto di Fabio Bergamasco
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