la denuncia
Cerca di accendere un fuoco in carcere a Gorizia, 10 persone rimaste intossicate
Nuovo caso di violenza nel carcere di Gorizia, a poche ore di distanza dalla visita nella stessa struttura della deputata del Pd Debora Serracchiani.
Nuovo caso di violenza nel carcere di Gorizia, a poche ore di distanza dalla visita nella stessa struttura della deputata del Pd Debora Serracchiani. Un detenuto con problematiche psichiatriche avrebbe appiccato un incendio all'interno della casa circondariale, bloccato dall’intervento dei poliziotti penitenziari. A dare la notizia è Giovanni Altomare, segretario per il Friuli Venezia Giulia del Sindacato autonomo polizia penitenziaria, che spiega: «L’uomo ha dato fuoco a ciò che aveva in cella, provocando un fumo interno al carcere che ha comportato l’evacuazione del Reparto detentivo, lo spostamento per sicurezza degli altri detenuti nel cortile passeggi».
Incendio dentro il carcere di Gorizia, le reazioni della politica al nuovo caso
Il fatto è accaduto nella notte di ieri. «Si era pure barricato all’interno - prosegue - e il provvidenziale intervento dei poliziotti gli ha salvato la vita. Quattro detenuti e sei agenti, tutti rimasti intossicati, sono poi stati inviati in ospedale, anche con il supporto di polizia e carabinieri. Eroici gli agenti intervenuti, anche grazie al supporto di colleghi che non erano in servizio ma sono prontamente a sostegno dei Baschi Azzurri in servizio. La Polizia penitenziaria in servizio a Gorizia, dunque, con non poche difficoltà è riuscita ad evitare il peggio e questo è encomiabile».
«Baschi azzurri da elogiare - sottolinea il sindacalista - perché nonostante la cronica carenza di organico la Polizia Penitenziaria riesce sempre a sopperire alle più gravi carenze che la vita in carcere mette davanti». Donato Capece, segretario generale del Sappe, commenta: «L’ennesima grave vicenda avvenuta a Gorizia porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria della nazione. Questo grave fatto è la conseguenza dello smantellamento, negli anni, delle politiche di sicurezza dei penitenziari. Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto, maggiorenni ristretti nelle carceri per minori ed assenza di Polizia Penitenziaria favorisce inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui».
E ricorda che «nel Distretto penitenziario del Triveneto, nel solo primo quadrimestre del 2024, sono stati registrati una marea di eventi critici tra le sbarre delle carceri: 257 resistenze ed ingiurie, 14 proteste collettive rumorose con battitura, 13 rifiuti di riento in cella. Ben 101 i poliziotti feriti con prognosi fino a 7 giorni, 3 dei quali con prognosi di oltre i 20 giorni». Torna quindi a sollecitare «interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze».
Il riferimento del leader nazionale del Sappe è alla necessità di «prevedere l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene e la riapertura degli Ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario». E torna anche a sollecitare, per la Polizia Penitenziaria, «la dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici)».
Foto d'archivio
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram e Whatsapp, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.