Centri Islamici e Consiglio di Stato, Cisint: «Pretese inaccettabili di prevaricazione su Monfalcone»

Centri Islamici e Consiglio di Stato, Cisint: «Pretese inaccettabili di prevaricazione su Monfalcone»

LA REPLICA

Centri Islamici e Consiglio di Stato, Cisint: «Pretese inaccettabili di prevaricazione su Monfalcone»

Di REDAZIONE • Pubblicato il 05 Apr 2025
Copertina per Centri Islamici e Consiglio di Stato, Cisint: «Pretese inaccettabili di prevaricazione su Monfalcone»

L’europarlamentare leghista ed ex sindaco critica duramente le prese di posizione di Konate e Haq, «la sinistra chieda scusa».

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«Le prese di posizione dei responsabili dei centri islamici, Bou Konate e di Reajul Haq, pongono la necessità di fare chiarezza di fronte al fatto che non si vuole prendere atto di ciò che è stato stabilito in via definitiva dal Consiglio di Stato e si intende, invece, continuare a rilanciare pretese inaccettabili di prevaricazione sulla città». Ad affermarlo è l’europarlamentare leghista Anna Maria Cisint a seguito del primo venerdì di preghiera dopo la fine del Ramadan. Nella giornata di ieri, piccoli gruppi di fedeli islamici si sono recati ai centri Baitus Salat e Darus Salaam per le orazioni del venerdì.

«Due anni di dura contrapposizione da parte dell’integralismo musulmano, culminate nell’adunata in piazza di alcune migliaia di persone da tutta Italia della vigilia di Natale del 2023, si sono conclusi con il pieno riconoscimento delle ragioni dell’amministrazione comunale e la sconfitta delle tesi faziose portate avanti dai due centri islamici con l’appoggio dell’avvocato Latorraca. Nel momento in cui la magistratura attesta l’onore della correttezza della mia azione, quegli ambienti della sinistra che mi avevano accusata di discriminazione e minacciata aggressivamente di violenza nei social, ora hanno il dovere di scusarsi con l’intera città e prendere atto che è arrivato il tempo che si deve, e si può, voltare pagina rispetto a tanti anni di sopportazione di una tolleranza verso chi non rispetta i nostri ordinamenti iniziata con la giunta Pizzolitto» continua Cisint.

«È questo il valore profondo di queste pronunce della magistratura quando stabilisce che, fermo restando il diritto individuale alla preghiera da onorare, la fede non può essere un alibi per violare le leggi e le regole che disciplinano la convivenza a partire dall’illegalità nella quale hanno operato sinora i nostri centri islamici – precisa l’onorevole - ed è ora di finirla con la presa in giro e le mistificazioni delle dichiarazioni e delle insegne nelle quali si proclama il rispetto delle sentenze e si agisce provocatoriamente in senso esattamente contrario. In questo senso, si deve essere molto chiari sulla volontà del Comune di far rispettare la legalità in base alla quale tutti i cittadini devono essere ugualmente rispettosi delle stesse norme». «C’è da chiedersi se Bou Konate e Reajul Haq, che con la loro lista islamica si propongono di conquistare il Comune, intendono sovvertire le basi giuridiche del nostro ordinamento nel momento in cui reclamano che sia l’amministrazione comunale a dover dar corso alle loro pretese, che non riguardano affatto il 30 per cento degli stranieri, ma quella componente integralista dell’islamismo che rifiuta ogni processo di integrazione».

Per Cisint, la presenza musulmana a Monfalcone «è stata subita dalla città senza alcuna considerazione delle ricadute che hanno determinato condizioni diffuse di sovraffollamento negli alloggi, la costruzione di cinque nuove scuole, la messa in crisi di servizi sociali e sanitari». «Sul bilancio comunale sono stati scaricati costi insopportabili di un welfare che va praticamente tutto a vantaggio degli stranieri, impoverendo la redditività cittadina, mentre si trasferiscono milioni di euro in Bangladesh. Altro che tassazione: il nostro territorio ha superato il limite di sostenibilità sociale e urbanistica e richiede di continuare a crescere salvaguardando i propri valori urbanistici e la propria identità culturale senza sudditanze verso chi continua a predicare la richiesta di sempre nuove pretese, ma senza rispettare alcun obbligo a cominciare da quelli sanciti dalle sentenze del Consiglio di Stato».

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