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Centrale A2A di Monfalcone verso il carbone, ira di Legambiente
L'associazione chiede misure alternative, «si possono risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas».
La guerra in Ucraina e, ancora prima, il rincaro bollette ha spinto il governo Draghi a vagliare l'ipotesi di riaprire le centrali a carbone. Uno scenario che potrebbe coinvolgere direttamente il sito A2A di Monfalcone, provocando la reazione contrariata delle associazioni ambientaliste. Legambiente, in una nota, definisce questa possibilità "la più evidente dimostrazione dell’inadeguatezza di questo governo e di quelli che lo hanno preceduto nel garantire un percorso efficace e credibile nella transizione energetica dai combustibili fossili alle energie rinnovabili".
Il sodalizio attacca la dipendenza dal gas "senza impegnarsi per dare slancio alle installazioni di impianti fotovoltaici ed eolici", arrivando ora a "ogni tipo di sproloquio a sostegno di nuovi impianti a gas fossile, ad improbabilissime riesumazioni del nucleare ed a soluzioni spacciate come l’uovo di Colombo, vedi trivellazioni in Adriatico e, appunto, ripresa del carbone. Tutto ciò archiviando in meno di un attimo le preoccupazioni che dovrebbero derivare dai continui, allarmati appelli degli scienziati sulla crisi climatica". Una situazione in cui "non ci si preoccupa della prevenzione preferendo ricorrere alla conta dei danni".
"In Italia - incalza Legambiente - ci vogliono in media sette anni per autorizzare un nuovo grande impianto a fonti rinnovabili, il caso peggiore di burocrazia in Europa. Se si procedesse immediatamente ad autorizzare almeno un terzo delle domande di allaccio alla rete già presentate a Terna, pari a 60 GW, come richiesto da Elettricità Futura (la principale associazione del mondo elettrico italiano) e da Utilitalia (la federazione delle aziende speciali operanti nei servizi pubblici dell'acqua, dell'ambiente, dell'energia elettrica e del gas), si potrebbe davvero fornire un grande contributo a risolvere la crisi energetica del Paese".
In questo modo, secondo l'associazione, si risparmierebbero "15 miliardi di metri cubi di gas fossile, ovvero il 20% delle importazioni". Da qui l'appello al sindaco di Monfalcone, Anna Cisint, e al presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, di testimoniare la propria contrarietà al governo per questa possibile operazione, che riporterebbe l’Italia indietro di anni". Viceversa, il gruppo chiede l'impegno agli enti locali "di attivarsi per individuare i siti idonei per l’installazione di impianti ad energia rinnovabile, a far decollare le Comunità energetiche e dotarsi di un piano su scala regionale e locale per l’efficientamento degli edifici pubblici".
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